domenica 3 giugno 2012

Di Giacomo: «Gabriele è una pedina di un gioco più grande». I dubbi di Angelo Gugel sul suo sostituto


«Gabriele è una pedina di un gioco più grande» 


ROMA
Paolo Gabriele, l'addetto alla camera del Papa e più comunemente indicato come il maggiordomo pontificio arrestato per aver trafugato le lettere segrete di Benedetto XVI dal suo studio privato, è «solo una piccola pedina, un anello di un gioco ben più vasto di "corvi" che mirano a destabilizzare il Papa e la sua segreteria di Stato»: lo afferma, in un'intervista che sarà pubblicata da "Gente" don Filippo Di Giacomo, canonista, esperto di questioni vaticane (ha tenuto per anni una rubrica radiofonica su Radiouno la domenicale) e giornalista.
«Il recente scandalo è infatti l'espressione di uno scontro in atto nella Santa Sede fra la fazione più retriva e carrierista della Curia romana, che si sente frustrata e messa da parte - sostiene don Filippo Di Giacomo - e il Pontefice con i suoi più diretti collaboratori
Papa Ratzinger a questo proposito sarebbe pronto a tirare fuori dai suoi cassetti un progetto di riforma della stessa Curia, preparato dal defunto cardinale Mario Francesco Pompedda, già prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Una riforma tale da rendere la struttura vaticana più consona ai principi evangelici, ma anche più somigliante a uno stato moderno e non a una corte medievale, dominata da intrighi e vendette».
A proposito dell'ingaggio avvenuto sei anni fa di Paolo Gabriele come aiutante di camera di Benedetto XVI, don Di Giacomo ha rivelato un aneddoto inedito: «Dopo la morte di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel, suo maggiordomo prossimo al pensionamento, aveva fatto in tempo a capire che la scelta di Gabriele come suo sostituto non era giusta e lo aveva detto chiaramente in una serie di osservazioni dirette prima di lasciare l'incarico».


© Copyright Gazzetta del sud, 3 giugno 2012

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La solita, banale lettura dello scontro interno alla curia... E se invece le pressioni venissero dall'esterno? Francamente ho cominciato a diffidare di don (don?) di Giacomo, da quando ho scoperto che aneddoti e retroscena che non conosce, inventa.

Anonimo ha detto...

Un progetto di riforma della Curia per rendere la struttura vaticana più consona ai principi evangelici? Certo, il sogno segreto (ma neppure tanto) del nostro: cardinali senza veste, vescovi in borghese, preti in pantaloncini e Lacoste ovviamente maritati. Auguri. Non si perde il vizio d'insegnare al Pontefice cosa deve fare... Angelo

Anonimo ha detto...

Ma... almeno una Curia più leggera con meno uffici e burocrazia e più vita spirituale per chi vi lavora (che corre il serio rischio di scambiare la propria alta missione con un semplice lavoro d'ufficio... a forza di stare seduto dietro alle scartoffie e vedendo i problemi pastorali sempre da lontano..e questo produce molta frustrazione!) .E magari un "reclutamento" fatto tra chi "si è sporcato le mani" sul campo prima di andare dietro una scrivania....Troppe volte chi sta in curia non ha neppure un esperienza di parroco di campagna, mentre chi sta in missione (in Africa o nelle periferie delle metropoli di oggi) raramente ha modo di occupare i posti dove poi si prendono le decisioni che pesano....

Un merito di Benedetto XVI è di aver riportato in curia dei pastori veri... solo a titolo di esempio: Oullet ai Vescovi che viene dall'esperienza di Vescovo diocesano, come Antonelli alla Famiglia che è stato parroco e Vescovo diocesano prima di mettere piede in curia....

Anonimo ha detto...

Da canonista di formazione ed estrazione -ma ricordiamolo anche in veste di teologo morale e antropologico su Radio24 a parlare di liftings con Nicoletti neanche troppi anni fa...- , il Di Giacomo non fa che citare, ogni due per tre, gli "esimi canonisti" Bertone e Pompedda...

Anonimo ha detto...

L'anonimo delle 15:59 non mi rappresenta. E' un mero troll.

Mi riferivo -lo ribadisco- a Gianluca Nicoletti.