martedì 5 giugno 2012

Con una lezione dal podio del Teatro alla Scala di Milano Benedetto XVI restituisce un ruolo sociale alla musica (Filotei)


Con una lezione dal podio del Teatro alla Scala di Milano Benedetto XVI restituisce un ruolo sociale alla musica


Una dissonanza ci salverà


di Marcello Filotei


La «terribile dissonanza, dalla quale si stacca il recitativo con le famose parole “O amici, non questi toni, intoniamone altri di più attraenti e gioiosi”» è forse il momento centrale della Nona Sinfonia di Beethoven. Leggerlo in un saggio musicologico relega l'analisi in ambito specialistico, sentirlo nel discorso di Benedetto XVI al termine del concerto al teatro alla Scala di Milano in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie restituisce un ruolo sociale alla musica. Quella dissonanza e quei versi affidati al baritono «in un certo senso, “voltano pagina” e introducono il tema principale dell'Inno alla Gioia», aggiunge il Papa.
In sintesi Beethoven ci sta dando una speranza a partire proprio da quella dissonanza. Ed è per questo che risultava del tutto naturale la dedica del concerto alle popolazioni colpite dal sisma, perché se si dovesse condensare l'intero significato della Nona in una sola frase questa potrebbe essere: “si può andare avanti”. Proprio perché la musica, quella musica in particolare, come sottolinea ancora Benedetto XVI, ci permette di lanciare un messaggio «che affermi il valore della solidarietà, della fraternità e della pace. E mi pare che questo discorso sia prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri». 
Gli faceva eco su «Il Sole 24 Ore» del 2 giugno il cardinale Angelo Scola, sottolineando come sia «giunto il momento di riconoscere effetivamente l'insostituibile ruolo sociale della famiglia, il suo essere una risorse per il bene degli individui del Paese». L'arcivescovo di Milano parla dell'Italia, ma vale per ogni luogo in ogni tempo. Come Beethoven. 
Il cerchio allora si chiude: dolore, musica, solidarietà, famiglia. Tutti modi di leggere e rileggere il capolavoro beethoveniano. Le difficoltà non si negano, si affrontano tutti assieme, un concetto illustrato da Beethoven, sottolineato da chi ha programmato la Nona, ripreso dai molti quotidiani che hanno seguito con grande attenzione questo momento del viaggio, attualizzato da Benedetto XVI nella sua lezione dal podio. Tutti assieme dunque, ognuno con il proprio ruolo, ma vicini. Anche per questo, come sottolinea Carla Moreni sulla stessa pagina de «Il Sole 24 Ore», il Papa «ha chiesto di seguire il concerto non dal palco reale, come usano solitamente le autorità, ma seduto in mezzo alla platea». E «proprio la vicinanza emotiva, di intelligenze unite nella creazione e nell'ascolto», Barenboim sul podio e il Papa in platea, «crea il clima che si riverbera fino ai piani altri del teatro. Si suona e si canta per il Papa. E per un Papa che la musica la conosce come nessun altro capo di Stato al mondo», continua l'articolo rilevando implicitamente, ci piace pensare, che un po' più di musica farebbe bene nelle stanze dei bottoni. Non tanto per commuoversi nel tempo libero, ma per capire meglio il mondo e gestirlo di conseguenza. 
E tutto questo per una volta sembra emergere proprio grazie alla musica. I classici sono tali perché parlano di noi. La Nona è un classico e per questo tratta della nostra vita. Ci spiega prima di tutto che le difficoltà si possono superare. Dire come non è compito di Beethoven, che però continua a puntare dritto verso la gioia e la fratellanza mentre la vita lo punisce severamente. Un'altra lezione.

(©L'Osservatore Romano 4-5 giugno 2012)

1 commento:

Alberto ha detto...

Papa Benedetto XVI ha riportato la dignità,la cultura e la bellezza nella Chiesa...scacciate dai sessantottini ignoranti post concilio.
per questo sono lividi e pronti a tutto!