La storia è una lotta tra due amori
La storia è una lotta tra due amori: quello per se stessi e quello verso Dio. Una lotta nella quale è importante avere accanto degli amici.
Lo ha detto il Papa rivolgendosi ai cardinali che hanno partecipato al pranzo da lui stesso offerto lunedì mattina, 21 maggio, nella Sala Ducale, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno.
In questo momento -- ha esordito -- la mia parola può solo essere una parola di ringraziamento. Ringraziamento innanzitutto al Signore per i tanti anni che mi ha concesso. Anni con tanti giorni di gioia, splendidi tempi, ma anche notti oscure. In retrospettiva si capisce, però, che anche le notti erano necessarie e buone, motivo di ringraziamento.
Oggi -- ha proseguito -- la parola ecclesia militans è un po' fuori moda, ma in realtà possiamo sempre meglio comprendere che è vera, porta in sé verità. Vediamo come il male vuol dominare nel mondo e che è necessario entrare in lotta contro il male. Vediamo come lo fa in tanti modi, cruenti, con le diverse forme di violenza, ma anche mascherato col bene e proprio così distruggendo le fondamenta morali della società.
Il Pontefice ha poi ricordato sant'Agostino, per il quale tutta la storia è una lotta tra due amori: amore di se stesso fino al disprezzo di Dio; amore di Dio fino al disprezzo di sé nel martirio. Noi stiamo in questa lotta e in questa lotta è molto importante avere degli amici. E per me -- ha aggiunto -- sono circondato dagli amici del Collegio cardinalizio: sono i miei amici e mi sento a casa, mi sento sicuro in questa compagnia di grandi amici che stanno con me e tutti insieme col Signore.
In conclusione Benedetto XVI ha espresso il suo grazie per questa amicizia. Grazie a lei, Eminenza -- ha detto rivolgendosi al cardinale decano -- per tutto quello che ha fatto per questa cosa adesso e fa sempre. Grazie a voi per la comunione delle gioie e dei dolori. Andiamo avanti, il Signore ha detto: coraggio, ho vinto il mondo. Siamo nella squadra del Signore, quindi nella squadra vittoriosa. Grazie a voi tutti, il Signore vi benedica tutti. E brindiamo.
In precedenza il cardinale Sodano aveva rivolto al Papa il seguente saluto a nome del Collegio cardinalizio.
«Santo Padre, amato successore di Pietro, il 16 aprile scorso ella ha ricordato il suo ottantacinquesimo genetliaco, celebrando la santa messa con i vescovi della Baviera, nel raccoglimento della vicina Cappella Paolina. In quel giorno ho avuto anch'io l'onore di poter partecipare a quell'ora di intensa preghiera, in rappresentanza della grande famiglia pontificia. All'inizio della celebrazione avevo sentito il dovere di ringraziarla per il generoso servizio reso alla santa Chiesa nel corso di questi anni, dopo aver risposto con amore all'invito di Gesù: “Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15-17). In quell'occasione chiedevo poi al Signore che si realizzasse in lei la promessa fatta da Dio all'uomo giusto nel Salmo 91: longitudine dierum replebo eum et ostendam illi salutare meum, lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza (Salmo 91, 16).
Con gli stessi sentimenti sono ora lieto di rinnovare a vostra Santità gli auguri dei confratelli cardinali residenti a Roma, che si congratulano con lei per il traguardo raggiunto e le esprimono i voti più fervidi per l'avvenire.
Siamo ancora nel tempo pasquale e l'Alleluia continua a sgorgare dal nostro cuore per le meraviglie che Dio continua ad operare in mezzo a noi, attraverso il ministero del Successore di Pietro. Certo le nostre voci non sono in grado di imitare il Coro dell'Opera di Roma che nei giorni scorsi ha eseguito di fronte a Lei il Te Deum di Verdi, né pretendiamo di eguagliare le voci possenti del Coro di Lipsia che il 20 aprile scorso Le aveva cantato il famoso Lobgesang di Mendelssohn Bartholdy. Ma con lo stesso entusiasmo, almeno, vogliamo però elevare un inno di ringraziamento al Signore per i doni che le ha concesso e che ha concesso alla sua santa Chiesa attraverso il suo ministero petrino.
In realtà, nel corso di questi sette anni, ella non ha cessato di invitare tutti i credenti a riscoprire i contenuti della fede, di una fede professata, celebrata, vissuta e pregata, come ben ci ha ricordato nella lettera apostolica Porta Fidei. A un mondo in ricerca d'un avvenire migliore vostra Santità sempre ci ricorda che le uniche forze del progresso sono quelle che cambiano il cuore dell'uomo, nella fedeltà a quei valori spirituali che non tramontano mai. E inoltre, come buon Samaritano sulle strade del mondo, ella continua a spronarci al servizio del prossimo, ricordandoci sempre le parole di Gesù: “Cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me” (Mt 25, 40). Grazie, Padre Santo, per il servizio che rende alla santa Chiesa ed al mondo.
E ora, Santo Padre, grazie per averci invitato a quest'agape fraterna. Fra i vari gravosi negotia di ogni giorno, possa vostra Santità godere anche di un momento, o di alcuni momenti, di quegli otia, di cui parlavano gli antichi romani. Grati per il suo esempio di grande fraternità, le esprimiamo tutta la nostra vicinanza all'inizio del suo ottavo anno di pontificato e le auguriamo anni lunghi e felici, benedetti dal Signore! Tanti auguri».
(©L'Osservatore Romano 21-22 maggio 2012)
1 commento:
Scusate se mi permetto di chiosare le parole di Benedetto XVI, che andrebbero solo conservate nel silenzio.
Ma si tratta qui della "stima previa" che, nel Signore, dovrebbe legare ogni cristiano a tutti gli altri. Benedetto ce lo testimonia nei confronti degli "amici cardinali";lo può fare perché è certo della Presenza tra loro di Cristo che fa ciò che noi non sappiamo fare: di una accozzaglia di poveracci una squadra vincente.
Prego che, loro e noi,diventiamo consapevoli della grazia che Dio ci sta offrendo in quest'uomo.
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