Benedetto XVI alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
L’ecumenismo al tempo della nuova evangelizzazione
Lo «strettissimo legame che esiste tra il compito dell’evangelizzazione e il superamento delle divisioni esistenti tra i cristiani» è stato sottolineato da Benedetto XVI nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 15 novembre, nella Sala Clementina.
Ai membri, ai consultori e ai collaboratori del dicastero, impegnati in questi giorni nell’assemblea dedicata proprio al tema della nuova evangelizzazione, il Papa ha ricordato che «un autentico cammino ecumenico non può essere perseguito ignorando la crisi di fede che stanno attraversando vaste regioni del pianeta». In questo senso «la povertà spirituale di molti dei nostri contemporanei, che non percepiscono più come una privazione l’assenza di Dio dalla loro vita, rappresenta una sfida per tutti i cristiani» e richiede loro la capacità di «ritornare all’essenziale, al cuore della fede, per rendere testimonianza al mondo del Dio vivente, cioè di un Dio che ci conosce e che ci ama».
Va ribadita perciò ancora una volta «l’importanza dei dialoghi teologici e delle conversazioni con le Chiese e Comunità ecclesiali in cui la Chiesa cattolica è impegnata». Anche quando «non si intravede, in un immediato futuro, la possibilità del ristabilimento della piena comunione — ha spiegato il Pontefice — essi permettono di cogliere, insieme a resistenze e ostacoli, anche ricchezze di esperienze, di vita spirituale e di riflessioni teologiche, che diventano stimolo per una sempre più profonda testimonianza».
Non bisogna dimenticare, del resto, che «l’unità «non è un’opera che possiamo semplicemente realizzare noi uomini» ma «è dono di Dio». Per questo «il vero ecumenismo — ha affermato Benedetto XVI — esige anzitutto pazienza, umiltà, abbandono alla volontà di Dio». A condizione, tuttavia, che «le Chiese e Comunità ecclesiali non si fermino lungo la strada, accettando le diversità contraddittorie come qualcosa di normale o come il meglio che si possa ottenere». Perché è solo «nella piena comunione nella fede, nei sacramenti e nel ministero — ha ribadito — che si renderà evidente in modo concreto la forza presente e operante di Dio nel mondo».
(©L'Osservatore Romano 16 novembre 2012)
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