mercoledì 21 novembre 2012

Giornata per le claustrali. Il Papa: sostenere i monasteri, la loro preghiera aiuta il mondo


Giornata per le claustrali. Il Papa: sostenere i monasteri, la loro preghiera aiuta il mondo 

Oggi, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, si celebra la Giornata per le Claustrali. Il Papa, al termine dell’udienza generale, ha espresso la sua vicinanza e di tutta la comunità ecclesiale alle sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa. Ha quindi rinnovato l’invito a tutti i cristiani “affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale. Tanto dobbiamo – ha sottolineato - a queste persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo!”. A Roma, stamattina, nella Basilica di Santa Cecilia, il cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha presieduto nell’occasione una solenne celebrazione eucaristica. Nei giorni scorsi la Basilica ha ospitato degli incontri sul tema “… in memoria del Concilio Vaticano II. Speranza per il futuro…”. Tiziana Campisi ha chiesto alla badessa del monastero benedettino di Santa Cecilia, madre Maria Giovanna Valenziano, in che modo oggi i laici possono guardare quanti vivono nei monasteri come speranza per il futuro:

R. - Nella misura in cui viviamo la speranza nei monasteri. Abbiamo anche una parola chiave nella prima Lettera di Pietro: “Adorate il Signore Cristo nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. E penso che il mondo di oggi ci domanda ragione della speranza che è in noi più che mai, dati i travagli, i problemi, la disperazione crescente. Quindi la nostra vita claustrale deve testimoniare ad ogni uomo afflitto ed angustiato, che - ad esempio - è possibile sopportare con somma pazienza le infermità fisiche e morali dei fratelli. Penso che il compito delle comunità monastiche sia anche quello di indicare all’uomo moderno nuove possibilità, nuovi modi e ritmi di vita.

D. - Quali sono queste modalità che possono essere suggerite ai laici?

R. - Le modalità dell’accoglienza, dell’ascolto reciproco e della Parola. Noi nella nostra comunità viviamo un’esperienza di comunità internazionale, i cui membri provengono da quattro continenti. Siamo quindi diversi per età, cultura e lingue, però riusciamo a vivere insieme come una grande famiglia, accettandoci così come siamo e sforzandoci di crescere insieme nell’accoglienza. Quindi vogliamo dire questo: è un’esperienza arricchente ed estremamente educativa - certo è anche faticosa - in quanto si impara a mettere insieme i doni che ognuno ha, ed anche ciò che si è, perché ne scaturisca un’armonia sempre maggiore.

D. - In che modo la vostra vita incontra quella della gente comune?

R. - Diciamo che, anche se in un modo particolare, noi siamo in ascolto del mondo. Non dobbiamo mai dimenticarci che la nostra preghiera - che è l’essenza della nostra vita - deve essere interprete del sacrificio, delle sofferenze fisiche e morali, delle fatiche, delle speranze dell’umanità che unita al sacrificio di Cristo offriamo con Lui, per Lui e al Padre. Poi ogni monastero deve offrire a chiunque bussi alla porta una parola di salvezza, un augurio di pace e di gioia che al giorno d’oggi è tanto necessario. Chiunque deve poter trovare nel monastero una persona disponibile all’ascolto, capace di accogliere il suo bagaglio di sofferenza, di incomprensioni, di delusioni, anche di gioie...

D. - Oggi, come monaca di clausura, cosa vorrebbe dire in particolare alla collettività cristiana?

R. - Vorrei invitare ad avere speranza e ad essere testimoni di speranza. “L’amore di Cristo ci spinge”, diceva San Paolo ai Corinzi: questa è una Parola che dobbiamo sentire attualissima. Ad un mondo travagliato, lacerato, deluso che pare tendere all’autodistruzione, noi dobbiamo dire, gridare con convinzione che oggi Dio è presente, e la sua presenza è presenza che vuole salvi tutti. 

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