Papa: Violenza è inaccettabile ma criminali vanno recuperati
Sono persone con diritti inalienabili, indagare cause
Roma, 9 nov. (TMNews)
"La violenza è inaccettabile" ed è "doveroso reprimere il crimine" ma occorre farlo sempre "nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto" perché oltre "ad arginare il crimine" bisogna anche puntare "al ravvedimento e alla correzione del criminale, che rimane sempre persona umana, soggetto di diritti inalienabili e come tale non va escluso dalla società, ma recuperato".
Lo ha detto Benedetto XVI nell'Aula Paolo VI dove questa mattina ha ricevuto in udienza i partecipanti all'81ma Assemblea Generale dell'Interpol.
"La collaborazione internazionale contro la criminalità - ha insistito il Papa - non può esaurirsi soltanto in operazioni di polizia. È essenziale che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali inaccettabili azioni criminose" come "i fattori di esclusione sociale e di indigenza". Quindi "la risposta alla violenza e al crimine non può essere delegata alle sole forze dell'ordine, ma richiede la partecipazione di tutti i soggetti che possono incidere su questo fenomeno. Sconfiggere la violenza è un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e gli organismi preposti, ma la società nel suo complesso: le famiglie, le agenzie educative tra cui la scuola e le realtà religiose, i mezzi di comunicazione sociale e tutti i singoli cittadini".
"L'odierno incontro con voi, operatori della polizia internazionale - ha detto il Papa - mi offre l'opportunità di ribadire ancora una volta che la violenza, nelle sue diverse forme terroristiche e criminali, è sempre inaccettabile, perché ferisce profondamente la dignità umana e costituisce un'offesa all'intera umanità. È doveroso quindi reprimere il crimine, nell'ambito di regole morali e giuridiche, poiché l'azione contro la criminalità va sempre condotta nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto. Infatti la lotta alla violenza deve mirare certamente ad arginare il crimine e a difendere la società, ma anche al ravvedimento e alla correzione del criminale, che rimane sempre persona umana, soggetto di diritti inalienabili e come tale non va escluso dalla società, ma recuperato".
"Al tempo stesso - sono state le parole del Papa - la collaborazione internazionale contro la criminalità non può esaurirsi soltanto in operazioni di polizia. È essenziale che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali inaccettabili azioni criminose; occorre prestare speciale attenzione ai fattori di esclusione sociale e di indigenza che persistono nella popolazione e che costituiscono un veicolo di violenza e di odio. È necessario anche un particolare impegno sul piano politico e pedagogico per risolvere i problemi che possono alimentare la violenza e per favorire le condizioni affinché essa non nasca e non si sviluppi".
"Pertanto - ha concluso Benedetto XVI - la risposta alla violenza e al crimine non può essere delegata alle sole forze dell'ordine, ma richiede la partecipazione di tutti i soggetti che possono incidere su questo fenomeno. Sconfiggere la violenza è un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e gli organismi preposti, ma la società nel suo complesso: le famiglie, le agenzie educative tra cui la scuola e le realtà religiose, i mezzi di comunicazione sociale e tutti i singoli cittadini. Ciascuno ha la sua specifica parte di responsabilità per un futuro di giustizia e di pace.
Al termine del suo discorso il Pontefice ha rinnovato "ai dirigenti e all'intera Interpol l'espressione della mia gratitudine per la sua azione, non sempre facile e non sempre compresa da tutti nella sua giusta finalità. Non può mancare il mio pensiero riconoscente per l'apprezzata collaborazione che l'Interpol offre alla Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, specialmente in occasione dei miei Viaggi internazionali".
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