martedì 27 dicembre 2011

Il cammello ritrovato. Immedesimazione e riscoperta per l'amico dei Magi (Cabra)

Immedesimazione e riscoperta per l'amico dei Magi

Il cammello ritrovato

di PIER GIORDANO CABRA

Il mio primo presepe l'ho messo assieme con le mie fatiche mattutine, andando ancora bambino a servire messa, talvolta prestissimo, quando al mio signor curato toccava la settimana della messa prima.
Mentre il prevosto dava la "mancetta", il mio curato preferiva fare dei presenti a Natale. Suo primo regalo sono state le statuine dei tre Re Magi, con i loro curiosi cammelli assai ammirati, che obbligarono mamma e papà a completare il dono, acquistando la capanna e i cinque inseparabili inquilini: il bue e l'asinello, Maria, Giuseppe e il Bambino, che mi sembrava troppo piccolo e freddoloso, così poco vestito, in mezzo a quella nebbia fitta del mio paese.
I Re Magi e i loro cammelli erano accompagnati da un biglietto: "Ti auguro di portare sempre i tuoi doni più belli a Gesù".
Ed ecco che mi capitava di sentirmi talvolta uno dei Re Magi, che partiva ogni mattina orgoglioso di portare il dono della faticosa sveglia anticipata a colui che "scendeva dalle stelle e veniva in una stalla al freddo e al gelo". Ero talmente compreso che a volte mi sembrava d'essere accompagnato dal più maestoso dei tre cammelli, camminando col quale la strada sembrava più breve e il freddo meno pungente, dato che il cammello veniva dal deserto dove fa molto caldo.
E quando, anni dopo, il mio curato fu trasferito in un altro paese, mi sentii in dovere di visitarlo, inforcando una nuova fiammante bicicletta, non sentii più necessaria la compagnia del mio cammello. Non andavo forse io più veloce di lui?
Poi venne la moto e poi l'automobile che mi fecero dimenticare del tutto il mio cammello, quasi fosse un retaggio della fanciullezza e assieme un residuo dell'epoca della mitizzazione e dei tempi difficili della società preindustriale.
Ma se io l'avevo dimenticato, il mio cammello non si era dimenticato di me. E così in questi giorni, mentre mi sono trovato a contemplare un meraviglioso presepe in costruzione, con dei bei cammelli già pronti per partire, sono stato attratto da uno che mi apparve molto simile al mio. Anch'esso sembrò accorgersi di me, perché mi diede l'impressione che aprisse la bocca e dirmi: "Ti ricordi di portare i tuoi doni più belli a Gesù?"
Lo guardai con stupore e vidi che era carico di molta merce che non aveva un tempo. Mi soggiunse: "Sono i doni che tu dovevi portare a Gesù, ma che nel tuo affannarti, ti sei dimenticato di portargli. Non temere li ho portati io per te davanti alla capanna. Ma d'ora in poi è bene che li portiamo assieme a Lui, ora che hai lasciato i tuoi rapidissimi veicoli".
"Desidero, aggiunse, accompagnare i tuoi ultimi passi come ho accompagnati i tuoi primi, per rendere più agevole il tuo cammino verso la capanna dove sei atteso. Come quando eri bambino".
Caro cammello, come sono contento d'averti ritrovato, nella immutata magia del presepe! Tu mi hai fatto riassaporare la poesia che conduce nelle profondità più nascoste e più vere della realtà, quella poesia che unisce passato, presente e futuro in un'unica strada verso l'umile e luminosa capanna. Che bello camminare di nuovo assieme!

(©L'Osservatore Romano 25 dicembre 2011)

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