martedì 21 agosto 2012

Pedofilia, storica sentenza del Tribunale distrettuale dell’Oregon: I preti non sono impiegati della Santa Sede e ridurli allo stato laicale non equivale a licenziarli (Calabrò)


IL TRIBUNALE DISTRETTUALE DELL'OREGON

Pedofilia, l'Oregon archivia accuse al Vaticano 

La sentenza nel processo contro il reverendo Ronan: «I preti non sono impiegati della Santa Sede»

M.Antonietta Calabrò

ROMA- Il Tribunale distrettuale dell’Oregon ha dato ragione al Vaticano, nel più importante caso rimasto aperto per lo scandalo dei preti pedofili, quello cosiddetto "John Doe vs Holy See", in cui il nome fittizio (come da noi Mario Rossi,) protegge l’identità della vittima (all’epoca dei fatti diciassettenne) che ha sostenuto che ha accusato il reverendo Andrew Ronan di averlo ripetutamente molestato negli anni Sessanta. «I preti non sono impiegati della Santa Sede e ridurli allo stato laicale non equivale a licenziarli», ha sentenziato, lunedì, il giudice Michael Mosman. 
Insomma, il Vaticano non si può considerare in nessun caso datore di lavoro dei preti molestatori. 
Il giudice durante l’udienza ha detto di aver guardato ai fatti e di non aver trovato la tipica relazione impiegato- datore di lavoro. 
«Non ci sono fatti che creino un vero rapporto di lavoro tra Ronan e la Santa Sede», ha detto Mosman. 
Il giudice ha poi aggiunto che se avesse accolto il punto di vista del ricorrente, «allora i cattolici, ovunque, potrebbero essere considerati impiegati della Santa Sede». 
E ha fatto anche un esempio ipotetico di un’associazione professionale di avvocati che commina delle sanzioni disciplinari ma che non si può considerare datore di lavoro dei legali che sono ad essa sottoposti. È stata così chiusa – per difetto di giurisdizione - una causa che durava da dieci anni. 
Dai documenti è emerso infatti che padre Ronan dell’Ordine dei Servi di Maria, nel corso di 15 anni, aveva abusato di altri ragazzi, a Chicago e a Benburg, in Irlanda. Ma questi episodi erano stati mantenuti segreti dall’ordine religioso e la Santa Sede era stata informata di tutto ciò soltanto nel momento in cui Ronan chiese lui stesso di essere ridotto allo stato clericale, cosa che avvenne appena dopo 5 settimane dalla domanda. 
I superiori del religioso avevano deciso il trasferimento – prima da Benburg a Chicago, e infine a Portland (Oregon) – senza avvertire né il responsabile locale dell’ordine né il vescovo di Portland di quanto era accaduto in precedenza. Il giudice ha perciò respinto il caso che nel 2010 era arrivato anche alla Corte suprema americana, sotto il profilo dell’immunità legale di uno Stato estero (quale il Vaticano) riconosciuto dal governo degli Stati Uniti. 
La sentenza dell’Oregon non ha affrontato una simile questione, ma ha analizzato la vicenda nel merito (sono stati depositati anche da parte della Santa Sede centinaia e centinaia di atti). Si tratta di una decisione che farà giurisprudenza negli Stati Uniti e non solo, mettendo al riparo il Vaticano dalla richiesta di risarcimento danni in casi del genere . 
Jeff Anderson, avvocato della vittima ha detto che ricorrerà in appello: «Siamo dispiaciuti, ma non scoraggiati». 
L’avvocato della Santa Sede , Jeffrey Lena, invece, ha sottolineato che «la Corte si è chiesta se prete va considerato come un “impiegato” della Santa Sede solo per il fatto di essere sacerdote soggetto alle norme generali del Codice di diritto canonico e ha risposto inequivocabilmente di no». 

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