lunedì 13 agosto 2012

Padre Lombardi: il Papa vuole totale trasparenza. A casa di Gabriele assegno e libri rubati. Il maggiordomo sottoposto a perizia, è imputabile (Izzo)

VATICANO: PADRE LOMBARDI, PAPA VUOLE TOTALE TRASPARENZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 AGO. 

"C'e' una chiara intenzione del Papa di rispettare il lavoro della magistratura e le sue risultanze".

Lo ha sottolineato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, per il quale "nella vicenda dei documenti vaticani illegalmente sottratti ci sia sempre stata da parte delle istituzioni della Santa Sede una ferma volonta' di trasparenza, unita ad un profondo rispetto per il ruolo, la competenza e l'autonomia della magistratura vaticana". Sentimenti, questi, pienamente condivisi - ha detto il direttore della Sala Stampa- dal Pontefice".
Per Lombardi, "questo spiega anche l'assenza di altri interventi del Papa sull'argomento". "Questi - ha tenuto ad aggiungere il gesuita - non e' che siano necessariamente esclusi per il futuro: rimane sempre nel potere del Papa di intervenire".
Nel  briefing con i giornalisti, padre Lombardi ha confermato che esiste l'ipotesi di reato, prevista dal diritto internazionale, di violazione del segreto di Stato, reato che sarebbe stato commesso non dal solo Gabriele con il favoreggiamento dello Sciarpelletti, ma anche da chi ha pubblicato i documenti vaticani, ma, ha concluso, "ulteriori sviluppi della vicenda processuale si potranno conoscere solo nel prossimo futuro, presumibilmente dopo la riapertura dei tribunali a settembre con i tempi del caso". 

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VATICANO: A CASA GABRIELE ASSEGNO DI 100MILA EURO E LIBRI RUBATI

Salvatore Izzo 

(AGI) - CdV, 13 ago. 


A casa di Paolo Gabriele in Vaticano sono stati ritrovati insieme ai documenti anche un assegno di 100mila euro destinato al Pontefice e una copia preziosa dell'Eneide. Inoltre un dossier di 37 altri documenti e' stato ritrovato nell'abitazione in uso a Paolo Gabriele a Castel Gandolfo.

Il giudice istruttore Piero Bonnet ha contestato al maggiordomo infedele del Papa, Paolo Gabriele, il ritrovamento a casa sua, insieme ai dossier con i documenti, di tre oggetti a lui non appartenenti e cioe' un assegno bancario di centomila euro intestato a "Santidad Papa Benedicto XVI", datato 26 marzo 2012, proveniente dall'Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe; una pepita presunta d'oro, indirizzata a Sua Santita' dal signor Guido del Castillo, direttore dell'ARU di Lima (Peru'); una cinquecentina dell'Eneide, traduzione di Annibal Caro stampata a Venezia nel 1581, dono a Sua Santita' delle "Famiglie di Pomezia". 
Da parte sua, si legge nella requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi, Paolo Gabriele ha giustificato questa circostanza con il caos nel quale erano le sue cose. 
"Nella degenerazione del mio disordine e' potuto capitare anche questo", ha detto. Il giudice istruttore gli ha, quindi, domandato se a lui venissero affidati anche i doni presentati al Santo Padre da portare poi in Ufficio. L'imputato ha risposto: "Si'. Ero l'incaricato di portare alcuni doni presso il magazzino e altri in Ufficio. Taluni di questi doni servivano per le pesche di beneficenza del Corpo della Gendarmeria, della Guardia Svizzera Pontificia e per altre beneficenze. 
Mi spiego ora perche' una persona che si era fatta tramite di questo, mi chiese perche' non era stato riscosso un assegno donato da alcune suore e cio' fu da me portato a conoscenza di mons. Alfred Xuereb. Mons. Gaenswein talvolta mi faceva omaggio di taluni doni fatti al Santo Padre. In particolare questo avveniva per i libri sapendo che io avevo una passione particolare per questi".

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VATICANO: MAGGIORDOMO SOTTOPOSTO A PERIZIA, E' IMPUTABILE
Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 13 ago. 


Il maggiordomo infedele del Papa, Paolo Gabriele, e' stato sottoposto a perizia psichiatrica ed e' stato dichiarato imputabile. Lo afferma la sentenza del giudice istruttore Piero Bonnet, resa nota oggi.
Secondo quanto emerge dagli atti, la piena imputabilita' dell'imputato Paolo Gabriele e' stata proposta dal promotore di giustizia e accolta dal giudice istruttore sulla base del parere del professor Roberto Tatarelli ma contro quello del secondo perito professor Tonino Cantelmi, per il quale "la deformazione dei processi ideativi del Gabriele ha abolito la coscienza e la liberta' dei propri atti". 

Cantelmi sulla base del suo esame denuncia anche "la forte inadeguatezza del periziando ad «assolvere alle mansioni lavorative ricoperte". Entrambe queste risultanze proposte dal secondo perito sono state ritenute infondate dal pm e dal giudice istruttore.
Paolo Gabriele, si legge nella requisitoria, e' stato sottoposto anche a test "reattivi mentali" e "il professor Tatarelli, sulla base degli accurati esami eseguiti, ha sostenuto che nel periziando 'non si rilevano disturbi di significato clinico". "Il signor Gabriele - afferma infatti  il primo perito - si caratterizza per un'intelligenza semplice in una personalita' fragile con derive paranoide a copertura di una profonda insicurezza personale e di un bisogno irrisolto di godere della considerazione e dell'affetto degli altri". 

E proprio "la necessita' di ricevere affetto puo' esporre il soggetto a manipolazioni da parte degli altri ritenuti suoi amici ed alleati". Per Tatarelli, in ogni  caso, "la condizione personologica riscontrata non configura un disturbo di mente tale da abolire la coscienza e la liberta' dei propri atti".
Secondo i giudici dunque "Gabriele aveva piena coscienza dei propri atti ed ha deliberatamente deciso di compiere l’azione criminosa, come e' dimostrato dalle sue stesse dichiarazioni, nel secondo interrogatorio reso il 5 giugno 2012 in ordine alla sottrazione e successiva cessione dei documenti riservati di proprietà della Santa Sede". In proposito il pm ha sottolineato una dichiarazione rivelatrice dell'imputato ichiarato: "anche se il possesso di tali documenti  e' cosa illecita ho ritenuto di doverlo effettuare spinto da diverse ragioni". "Si aggiunga che, da ultimo, il Gabriele - conclude il pm Picardi - ha chiesto perdono al Santo Padre, ribadendo cosi', implicitamente la coscienza e volontà di aver compiuto l'atto criminoso".  
Per il giudice istruttore Pero Bonnet, comunque "l'attivita' criminosa dell'imputato e' maturata in un contesto di disagio e di critica consapevole nei riguardi di vicende, organismi e personalita' della Chiesa e dello Stato della Citta' del Vaticano". In merito la sentenza riporta quanto lo stesso imputato ha asserito nel suo interrogatorio del 6 giugno: "sono stato suggestionato da circostanze ambientali, in particolare dalla situazione di uno Stato nel quale c'erano delle condizioni che determinavano scandalo per la fede, che alimentavano una serie di misteri non risolti e che destavano diffusi malumori".
La sentenza riporta nache altre parole significative di Gabriele: "vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli  della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori. Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario"." Inoltre - concludeva in un interrogatorio il maggiordomo infedele del Pontefice - nei miei interessi c'e' sempre stato quello per l'intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato". Una dichirazione quest'ultima che sembra pero' dare ragione al professor Cantelmi. 


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