domenica 26 agosto 2012

L’economo del Patriarcato siro-cattolico del Libano: la visita del Papa è confermata

Libano in fiamme ma il Pontefice non si fermerà

g.r.


L’economo del Patriarcato siro-cattolico: visita confermata


Soffiano i venti di guerra in Medio Oriente, e le tensioni interreligiose sono ben oltre il livello di guardia. Ma procedono i preparativi per la visita del Papa in Libano, in programma dal 14 al 16 settembre prossimi, lungo la frontiera incendiata dal conflitto siriano, il cui contagio nel paese dei cedri è in atto. «Purtroppo ci sono questi eventi ma certamente non intaccano la visita del Santo Padre perché questa visita dà fiducia alla grande maggioranza di tutta la popolazione libanese e a tutti i cristiani del Medio Oriente» dice al programma arabo della Radio Vaticana monsignor George Masri, economo generale del Patriarcato siro-cattolico in Libano. 

Il prelato parla dopo i sanguinosi scontri nel nord del Paese, a Tripoli, tra le contrapposte fazioni musulmane alawite e sunnite. «è molto importante la visita del Santo Padre in Medio Oriente - prosegue monsignor Masri -, soprattutto in questo piccolo Paese che è il Libano. Il Santo Padre ci dà fiducia e ci dà il coraggio di vivere con i nostri vicini musulmani per condurre un dialogo di vita, perché il dialogo dogmatico non è facile, ma stiamo convivendo con la popolazione musulmana». «Noi speriamo molto nella visita del Santo Padre - aggiunge l’economo - e ci stiamo preparando, cristiani e musulmani, a questo grande avvenimento. Speriamo che il dialogo tra noi e i nostri fratelli musulmani rimanga un dialogo di vera convivenza. Noi speriamo che la primavera araba sia veramente una primavera - afferma ancora l'esponente del Patriarcato siro-cattolico -. Il vero dialogo che noi dovremmo fare con i nostri fratelli musulmani è quello di poter avere un'uguaglianza tra tutti i cittadini sulla base della cittadinanza e non sull'appartenenza religiosa: siamo tutti figli di Dio, musulmani e cristiani». Quindi «speriamo che l'Occidente possa aiutare questa regione a sviluppare una vera democrazia. La religione musulmana prevede un regime teocratico, non democratico - conclude Masri -: se vogliamo avere un vero dialogo con i musulmani lo dobbiamo fare sulla base di valori civili e non su criteri religiosi». Nonostante l’ottimismo, qualche timore era arrivato da padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita espulso dalla Siria dal regime di Assad a causa del suo impegno in favore della pace e della democrazia. Dall'Oglio ha sottolineato in dichiarazioni rilanciate dalla stampa francese e libanese che la visita di Benedetto XVI «è assai pericolosa perché il governo di Beirut è in un certo modo ancora legato al regime di Assad, e dunque c'è un enorme problema di sicurezza». Non solo: per il gesuita lo stesso Vaticano avrebbe dovuto rivolgersi a qualche altro servizio segreto in grado di garantire la sicurezza in quanto quello libanese non sarebbe stato in grado di farlo.

© Copyright La Discussione, 25 agosto 2012 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Angelo ha detto...

Cara Raffaella, da quelle parti comunque attendono il nostro amico Benedetto (e benedetto) già con trepidazione. Ti segnalo che una tv locale, Mtv Lebanon (da non confondere con la più nota Mtv) ha già in onda uno spot sulla visita.
V.di qui:

http://youtu.be/k-mkRzkqEuo

Anonimo ha detto...

Sempre sul viaggio in Libano, Raffy.
Intervista a De Mistura di Umberto De Giovannangeli su l'Unità di ieri.
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=26-08-2012&pdfIndex=16
Alessia