mercoledì 1 agosto 2012

Bussiamo con fiducia alla porta del Signore. All'udienza generale il Papa parla della preghiera in sant'Alfonso Maria de' Liguori (O.R.)



All'udienza generale il Papa parla della preghiera in sant'Alfonso Maria de' Liguori


Bussiamo con fiducia alla porta del Signore


L'invito a «bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli», è stato rivolto dal Papa ai fedeli che hanno partecipato all'udienza generale di mercoledì 1° agosto, in piazza della Libertà, a Castel Gandolfo. 
Riprendendo gli incontri settimanali dopo la pausa estiva - l'ultima udienza generale si era tenuta il 27 giugno in Vaticano - il Pontefice ha dedicato la catechesi all'insegnamento di  sant'Alfonso Maria de' Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, del quale il primo giorno di agosto si celebra la memoria liturgica.
Santo tra i più popolari del XVIII secolo, Alfonso è conosciuto soprattutto per la sua dottrina sul sacramento della penitenza - nella quale vedeva manifestato «l'abbraccio gioioso di Dio Padre che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere ogni figlio pentito» - e per il suon insegnamento sulla preghiera. Che egli descriveva come «il mezzo necessario e sicuro per ottenere la salvezza e tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per conseguirla».
«Chi prega si salva, chi non prega si danna!». Nel ricordare la famosa massima di sant'Alfonso il Pontefice ha sottolineato che «in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e delle difficoltà». L'uomo non deve aver paura di rivolgersi al Signore: «Siamo invitati - ha esortato Benedetto XVI - a non temere di ricorrere a Lui e di presentargli con fiducia le nostre richieste, nella certezza di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno».
Ma, si è chiesto il Papa, «che cosa è davvero necessario nella mia vita?». Ancora una volta la risposta si trova in sant'Alfonso: «La salute e tutte le grazie che per quella abbisognano». 
Con queste parole, ha spiegato il Pontefice, si intende «non solo la salute del corpo, ma anzitutto quella dell'anima, che Gesù ci dona». Più che di ogni altra cosa, ha sottolineato, «abbiamo bisogno della sua presenza liberatrice che rende davvero pienamente umano, e perciò ricolmo di gioia, il nostro esistere». Perché solo con l'umiltà della preghiera e la fiducia nella sua misericordia, ha concluso, «può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli».


(©L'Osservatore Romano 2 agosto 2012)

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