domenica 26 agosto 2012

Benedetto XVI all’Angelus: la falsità è il marchio del diavolo e bisogna prima credere per conoscere (R.V.)


Benedetto XVI all’Angelus: la falsità è il marchio del diavolo e bisogna prima credere per conoscere 

La falsità è il marchio del diavolo e bisogna prima credere per conoscere: lo ha sottolineato Benedetto XVI all’Angelus, recitato dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, dove prosegue il suo periodo feriale. Il servizio di Roberta Gisotti

Bisogna prima credere in Dio per conoscere la vita eterna che Cristo dona offrendosi in sacrificio per noi: questo l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli - ha ricordato Benedetto XVI - dopo il discorso nella sinagoga di Cafarnao, pronunciato all’indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Aveva spiegato Gesù il senso di quel prodigio compiuto non per conquistare un trono terreno, come aveva osservato domenica scorsa il Papa. E, questo discorso aveva provocato molti dissensi: “da quel momento – racconta l’evangelista Giovanni - molti dei suoi discepoli tornarono indietro” “‘perché non credettero alle parole di Gesù che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno’”

“Questa rivelazione rimaneva per loro incomprensibile, perché la intendevano in senso solo materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo”.

Chiese allora Gesù agli apostoli ‘Volete andarvene anche voi?’ E Pietro risponde ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio?’ Cosi il Papa riprendendo il commento di Sant’Agostino a quel passo

“Non dice: abbiamo conosciuto e creduto, ma abbiamo creduto e conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere”.

Gesù inoltre sapeva che “tra i dodici apostoli c’era uno che non credeva: Giuda”, che avrebbe potuto anzi dovuto andarsene “se fosse stato onesto”.

“Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito”. 

Infatti “Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Ma Gesù aveva deluso queste attese”. 

“Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: ‘Uno di voi è un diavolo!’”

Dopo la recita dell’Angelus, nei saluti ai fedeli, il Papa ha rivolto un indirizzo particolare ai vescovi polacchi e ai pellegrini radunati a Jasna Gora, e alle religiose del Santo Volto, in occasione del loro Capitolo generale.

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3 commenti:

Unknown ha detto...

Trovo le parole del Papa pronunciate oggi incredibilmente aderenti a cio' che e' successo di recente. Soprattutto la parte riguardante Giuda!

Anonimo ha detto...

Il «marchio del diavolo», altro che inviato dello Spirito Santo!!!

JP

Unknown ha detto...

Giusto anonimo delle 16.36