martedì 5 giugno 2012

Tutti i colori delle famiglie del mondo. Le celebrazioni conclusive del settimo Incontro internazionale e gli ultimi appuntamenti con la Chiesa ambrosiana (Biccini)


Le celebrazioni conclusive del settimo Incontro internazionale e gli ultimi appuntamenti con la Chiesa ambrosiana


Tutti i colori delle famiglie del mondo


dal nostro inviato Gianluca Biccini


È possibile coniugare famiglia, lavoro e festa attraverso un armonico equilibrio tra i tempi di questi ultimi e le esigenze della prima. Soprattutto se i governanti investono maggiormente in questa istituzione e se si abbandona la logica del profitto che tanti guai ha provocato e continua provocare. Mentre a Milano scendeva il sipario sul VII Incontro mondiale delle famiglie, forte delle testimonianze e della lezione di speranza che ne è venuta, Benedetto XVI ha rilanciato il ruolo fondamentale di questa cellula primaria della società. Lo ha fatto presiedendo domenica mattina, 3 giugno, nel parco di Bresso, le celebrazioni conclusive del raduno internazionale, ospitato quest'anno dalla Chiesa ambrosiana, e annunciando poi all'Angelus, in mondovisione, che la prossima tappa sarà a Filadelfia, negli Stati Uniti d'America.
Una vista mozzafiato dominava l'ampia spianata dell'aeroporto riconvertito a polmone verde, che il Pontefice ha percorso in papamobile per il bagno di folla tra gli oltre un milione di fedeli presenti. Accolto nell'area dai sindaci dei comuni che compongono il consorzio (Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo) Benedetto XVI ha poi preso posto sul bellissimo palco -- 100 metri di lunghezza per una profondità di 30 e un'altezza di 25 al sommo della cupola -- con i colori delle vetrate del duomo milanese. Ha presieduto l'eucaristia concelebrata dagli ecclesiastici del seguito e da una quarantina di porporati. Alla preghiera eucaristica i cardinali Bertone, segretario di Stato, Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Scola, arcivescovo di Milano, e Tettamanzi, arcivescovo emerito, si sono uniti al Papa. Il governo italiano era rappresentato dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti, che lo ha poi salutato all'uscita dalla sagrestia. Folta anche la presenza di autorità politiche nazionali -- i ministri Andrea Riccardi e Lorenzo Ornaghi -- e locali.
L'atmosfera di festa, scandita da canti e cori, striscioni e bandiere, ha lasciato il posto al raccoglimento, quando dopo le parole di benvenuto del cardinale Scola, lo speaker ha chiesto silenzio per la celebrazione. Al termine il cardinale Antonelli ha rivolto un breve saluto, nel corso del quale tutti i presenti si sono alzati in piedi per applaudire a lungo il Pontefice e offrire così una testimonianza visibile di enorme affetto nei suoi confronti. 
Poi l'annuncio della scelta della sede di Filadelfia, con l'abbraccio tra il cardinale Scola e l'arcivescovo Chaput a significare un ideale passaggio di testimone tra Milano e la città statunitense. Infine il vescovo ausiliare De Scalzi ha reso noto che i 500.000 euro raccolti nelle parrocchie lombarde per la carità del Papa, sono stati destinati alle cinque diocesi italiane più colpite dal terremoto: Modena-Nonantola, Ferrara-Comacchio, Carpi, Mantova e Bologna. Poche ore dopo un'altra forte scossa ricordava agli italiani che l'emergenza non è finita.
Successivamente in arcivescovado si è tenuto il pranzo con il Pontificio Consiglio per la Famiglia, i vertici della Chiesa ambrosiana, i cardinali presenti a Milano e sette famiglie in rappresentanza dei cinque continenti, più una milanese e una di Filadelfia. Provenivano da Iran, Spagna, Repubblica Democratica del Congo, Messico e dall'isola di Guam, che sebbene faccia parte degli Stati Uniti si trova in Oceania. Proprio la famiglia micronesiana, i giovani coniugi Tuncap e i loro cinque piccoli figli, hanno avuto l'onore di sedere al tavolo del Pontefice. 
All'insegna della solidarietà anche la suggestiva festa delle testimonianze, della sera precedente, sempre nella spianata di Bresso. Seduto al centro del grande palco il Pontefice si subito è trovato faccia a faccia con la piccola Cat Tien, vietnamita in abiti tradizionali, che dopo averlo abbracciato donandogli dei fiori, ha invitato i propri genitori ad alzarsi per presentarglieli. Poi la bambina ha formulato la prima delle sei domande rivolte al Papa nella tepieda serata milanese da famiglie di varie parti del mondo alle prese con problemi che però sono gli stessi a ogni latitudine. E se la ragazzina asiatica si è limitata a chiedergli di raccontare qualche ricordo dei suoi famigliari e della sua infanzia, gli altri intervenuti hanno toccato argomenti di scottante attualità: una coppia di fidanzati originari del Madagascar ha espresso al Papa le preoccupazioni sul loro futuro insieme e su quanto sia impegnativo il «per sempre» che esige il matrimonio cristiano; sul problema dell'egoismo come motore dell'economia globalizzata c'è stato il toccante intervento della famiglia Paleologos, proveniente dalla Grecia dilaniata dalla crisi in atto. Da qui la domanda al Papa su come preservare la dignità della famiglia in tempi difficili; mentre la famiglia Rerrie, giunta dagli Stati Uniti d'America, ma originaria della Giamaica interrogava il Pontefice sull'esigenza di conciliazione tra i momenti del lavoro e quelli della festa, che riflette sulla crisi della famiglia. Poi i coniugi brasiliani Araujo, medico e psicoterapeuta della coppia, hanno chiesto al Papa una parola sul dramma delle separazioni e dei divorzi. Infine i coniugi Govoni, Maria Cristina e Giuliano, sono arrivati da Cento, nel ferrarese sconvolto dal terremoto, per portare la loro testimonianza di sfollati in una tendopoli. Ogni passaggio della festa -- che aveva per slogan «One world family love» -- è stato scandito da momenti musicali e dalle interpretazioni di personaggi della televisione, del cinema, del teatro, del circo: da Serena Autieri a Pamela Villoresi, da Giuseppe Cederna a Ron, solo per citarne alcuni. Prima di augurare la buona notte, circondato da alcune famiglie, il Papa ha intonato il canto del Pater Noster in latino e impartito la benedizione.
Ma Benedetto XVI non ha voluto lasciare Milano senza aver salutato chi ha reso possibile lo svolgimento della tre giorni. Sabato pomeriggio aveva ricevuto, nella Sala del Trono dell'arcivescovado, le autorità civili e militari e gli imprenditori che hanno contribuito all'organizzazione dell'Incontro mondiale delle famiglie. Circa cento personalità delle istituzioni, della città, della regione e della provincia impegnate nella promozione e nella tutela del bene comune. In forma più riservata il Papa ha anche ricevuto, dopo averlo ricordato più volte nei suoi discorsi, l'anziano cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano. Il porporato gesuita nonostante i problemi di salute che lo affliggono, è giunto da Gallarate per un breve ma molto significativo incontro. 
Sempre in arcivescovado, domenica pomeriggio, il Papa ha salutato i membri della Fondazione Famiglie 2012 e gli organizzatori della visita: uomini e donne di tutte le età che hanno lavorato -- alcuni da tre anni, altri da pochi mesi -- per la riuscita dell'incontro. «Non so che cosa avete fatto nel dettaglio ma so che avete lavorato tanto -- ha detto loro -- con uno spirito di gratuità tipicamente cristiano». Infine a bordo della papamobile l'ultimo abbraccio della gente di Milano, lungo la strada che lo ha condotto all'aeroporto di Linate, dove -- dopo un breve congedo dalle autorità -- si è imbarcato sul velivolo che lo ha condotto allo scalo di Roma-Ciampino. Atterrato verso le 18.20, in elicottero Benedetto XVI è poi rientrato in Vaticano.

(©L'Osservatore Romano 4-5 giugno 2012)

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