martedì 19 giugno 2012

Presentato il testo di lavoro del Sinodo sulla nuova evangelizzazione: il cristiano non vive la fede in silenzio


Presentato il testo di lavoro del Sinodo sulla nuova evangelizzazione: il cristiano non vive la fede in silenzio


Promuovere una cultura più profondamente radicata nel Vangelo per offrire una risposta adeguata ai segni dei tempi: questa è la nuova evangelizzazione, tema del 13.mo Sinodo generale ordinario dei vescovi, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre prossimi. Stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede, la presentazione dell’Instrumentum laboris, ovvero il documento di lavoro dell’Assemblea. Suddiviso in quattro capitoli, il documento è stato pubblicato in latino, italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco. Per una sintesi dei contenuti, ascoltiamo il servizio di Isabella Piro:


“Non abbiate paura!”: il senso della nuova evangelizzazione è racchiuso qui, in questo versetto del Vangelo di Matteo che conclude l’Istrumentum Laboris. Nei “deserti” mondo contemporaneo, in cui i cristiani sperimentano la sfiducia ed il distacco dalla fede, la Chiesa non abbia paura di trovare “nuovi strumenti e nuove parole” per annunciare la Parola di Dio, guardando anche ad un costante rinnovamento,dopo l’esperienza del peccato dei suoi membri. Di qui, l’invito del primo capitolo del documento sinodale a riscoprire il cuore dell’evangelizzazione, ovvero l’incontro con Cristo, senza farsi fuorviare da quelle false convinzioni che considerano l’evangelizzare un limite alla libertà dell’uomo. Al contrario, la piena adesione a Cristo-verità esalta la stessa libertà umana.


Sono quindi sette gli scenari della nuova evangelizzazione: quello culturale che, soprattutto in Occidente, è segnato dalla secolarizzazione, dall’edonismo e dal consumismo, ma che trova un risvolto positivo nell’attenzione all’umano, importante per avvicinare anche i non credenti e coinvolgerli in iniziative come quella del Cortile dei gentili. Seguono poi gli scenari sociali, economici e politici, i più colpiti dalla crisi finanziaria e dal fenomeno migratorio, che portano allo sgretolamento di valori, ma anche allo sviluppo di una maggiore solidarietà.


Diventa urgente, allora, sviluppare la pace, la convivenza, il dialogo, la difesa dei diritti dell’uomo, anche perché il crollo dell’ideologia comunista e la fine della divisione del mondo occidentale in due blocchi, hanno fatto emergere nuovi attori politici, come l’islam e il mondo asiatico, con il rischio di nuove tentazioni di dominio e potere. E rischi si riscontrano anche negli scenari scientifici e comunicativi, in cui la scienza e la tecnologia assurgono al ruolo di “nuove religioni” e le tecnologie digitali esaltano l’egocentrismo, riducendo l’etica a uno strumento di spettacolo. Infine, lo scenario religioso presenta, sì, l’elemento positivo della rinascita religiosa in molte parti del mondo, ma anche il rischio di fondamentalismo e terrorismo e del moltiplicarsi delle sètte.


Per vivere da cristiani all’interno di questi scenari, il documento sinodale suggerisce innanzitutto l’autocritica, ovvero la denuncia di quella “apostasia silenziosa” che porta i fedeli a distaccarsi dalla prassi cristiana. Gli strumenti della nuova evangelizzazione diventano, quindi, la carità, il dialogo ecumenico inteso non come semplice cooperazione, ma come anelito a lasciarsi trasformare dallo Spirito, poiché la divisione tra i cristiani è uno scandalo al mondo; e ancora il dialogo interreligioso, incentrato però sul binomio verità-libertà; lo sviluppo delle parrocchie e la promozione di una pastorale vocazionale così da risolvere quella carenza di sacerdoti, dovuta ad una debolezza nell’essere fedeli alle grandi decisioni esistenziali. Bisogna avere il coraggio, dunque, di riportare la domanda su Dio dentro il mondo contemporaneo, in particolare in quello Occidentale, obiettivo primario, ma non esclusivo della nuova evangelizzazione.


Anche perché – e qui siamo al terzo capitolo – la trasmissione della fede è compito di ogni cristiano e di tutta la Chiesa e “non si può trasmettere ciò che non si crede e non si vive”. Per questo, il documento sinodale suggerisce un rafforzamento tra fede e liturgia, una maggiore attenzione per i catechisti, con l’ipotesi di creare per loro un ministero all’interno della Chiesa, un maggior sostegno per la famiglia, “luogo esemplare di evangelizzazione”.


Grande risalto viene dato anche alla vita consacrata e contemplativa e ai gruppi e i movimenti, quei “nuovi evangelizzatori”, capaci di vivere le proprie scelte di vita senza paure e falsi pudori. I carismi stessi, dice l’Instrumentum laboris, possono venire integrati nella Chiesa grazie al principio della coessenzialità con le istituzioni. Anche perché in un mondo in cui la sequela di Cristo risulta poco comprensibile, contrastata ed avversata, i cristiani devono superare la frattura tra il Vangelo e la vita quotidiana e vivere con “forza mite” l’identità di figli di Dio, avendo anche il coraggio di denunciare e riconoscere le infedeltà, gli scandali e le colpe delle comunità.


L’ultimo capitolo dell’Instrumentum laboris pone invece l’accento sul come ravvivare l’azione pastorale, guardando ai Sacramenti del Battesimo e della Riconciliazione e promuovendo il primo annuncio tra i non credenti. Centrale anche il legame tra la trasmissione della fede e l’educazione, rispondendo a quell’emergenza educativa denunciata da Benedetto XVI con un’ecologia della persona umana, che guardi all’uomo nell’ottica dello sviluppo integrale e alla complementarietà tra fede e ragione, “due ali che portano a Dio”, secondo le parole di Papa Wojtyla.


L’obiettivo finale della nuova evangelizzazione è comunque quello di essere “un farmaco di gioia e di vita contro ogni paura”, per portare nel mondo la speranza del Vangelo, perché tutti gli uomini, più o meno consapevolmente, hanno bisogno della speranza per poter vivere il presente.


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