domenica 24 giugno 2012

Il Papa è consapevole di come il suo più stretto collaboratore subisca la reazione di cordate per decenni dominanti in settori strategici come la sanità e la geopolitica (Galeazzi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


Dopo-Bertone, il Papa vuole un “governo tecnico”


Grandi manovre in Vaticano: il Segretario di Stato sarà avvicendato


GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


Vatileaks, il Papa in campo. Ieri mattina Benedetto XVI ha consultato i capi dicastero (incluso il segretario di Stato Tarcisio Bertone), poi nel pomeriggio altri cinque cardinali per arginare la falla provocata dalla fuga di documenti riservati. In Curia, sotto la consueta formalità, si agita la gravità senza precedenti di una crisi di «governance» per la cui soluzione il Pontefice ha avviato consultazioni nel Sacro Collegio. 
Il sostituto Becciu, vice di Bertone, ammette: «È in dubbio la credibilità della Chiesa, ma non è il momento di abbandonarla». L’accelerazione impressa da Benedetto XVI si presta nei Sacri Palazzi ad una duplice interpretazione. 
Da un lato appare iniziato il conto alla rovescia verso un sempre più probabile avvicendamento a dicembre in Segreteria di Stato. Dall’altro viene blindata la Curia, responsabilizzando i ministri circa la riservatezza dei documenti. In pratica il Pontefice sonda le gerarchie ecclesiastiche principalmente sulla possibilità di un «governo tecnico» affidato ad un rappresentante della diplomazia pontificia. Bertone tra sei mesi compie 78 anni e proteste al Pontefice sul suo operato sono giunte sia da maggiorenti curiali sia da vescovi e nunzi. Alcuni errori (come il caso del negazionista Williamson) gli vengono addebitati anche da Joseph Ratzinger che però è consapevole di come il suo più stretto collaboratore subisca la reazione di cordate per decenni dominanti in settori strategici come la sanità e la geopolitica. 
Quindi, per non rischiare di lasciare campo libero a vecchi e nuovi potentati, il Papa vuole analizzare bene i possibili scenari. Non è detto, perciò, che non decida di mantenere al comando il pur sempre fidato (anche se azzoppato da Vatileaks) Bertone, «commissariandolo» in una conduzione più collegiale della macchina burocratica. A far suonare il campanello d’allarme erano state nelle ultime ore le richieste di chiarimento pubblicamente formulate da due porporati autorevoli come VingtTrois (espressione degli episcopati nazionali) e Turkson. «Il Santo Padre approfondisce le sue riflessioni in dialogo con le persone che condividono con lui la responsabilità per il governo della Chiesa», afferma il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi. Il Papa ha presieduto personalmente alle 10, nella Sala Bologna, il «consiglio dei ministri» d’Oltretevere, poi alle 18, nel suo appartamento alla Terza Loggia, si è incontrato con cardinali di sua totale fiducia come Pell, Ouellet, Tauran, Ruini, Tomko per ristabilire «il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia Romana». Un gesto atipico, di eccezionale rilievo. Il Pontefice continuerà nei prossimi giorni i suoi colloqui, «profittando della venuta a Roma di tanti pastori in occasione delle festività dei Santi Pietro e Paolo». 
Intanto, dopo esattamente un mese dalla perquisizione che ha portato a ritrovare nella sua abitazione una ingente mole di documenti sottratti dall’appartamento pontificio, Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Benedetto XVI, è ancora agli arresti nella caserma della Gendarmeria Vaticana. «Gabriele è un “mostro” creato dalla vanità di chi gli ha montato la testa sfruttandolo per anni come fonte e poi ne ha perso o ceduto il controllo», commenta uno dei più autorevoli analisti di questioni ecclesiastiche come il vaticanista Salvatore Izzo. «È probabile che Gabriele sia stato raccomandato all’appartamento proprio perché si pensava di poterne utilizzare i servizi. Non si sa se, oltre che ai giornalisti, i dossier finivano anche in altre mani, magari di curiali corrotti che volevano farsene scudo». 
Benedetto XVI affida ad un «direttorio» di porporati di totale affidabilità la transizione verso la nuova leadership della Segreteria di Stato. Un governo meno italiano e in grado di pacificare la «stanza dei bottoni» della chiesa universale. Un segno di lungimiranza e di umiltà da parte di un Pontefice che per uscire dalla palude di Vatileaks individua una via d’emergenza ma in prospettiva scorge anche la possibilità di forzare la mano per attuare quella riforma della Curia finora sempre osteggiata Oltretevere. Nel frattempo la Segreteria di Stato ha nominato consulente per la comunicazione il giornalista Usa della Fox News e membro dell’Opus Dei, Greg Burke.“Per frontegiare uno scandalo, la convocazione dei cinque cardinali è oggettivamente una novità assoluta- osservano nei Sacri Palazzi-.Il Pontefice si è confrontato sulle scelte da assumere con porporati di lungo corso, non ascrivibili né al circuito italiano né all'attuale governance. Dopo gli appelli alla trasparenza di arcivescovi diocesani come quello di Parigi, il Papa ha sentito la necessità di ascoltare più pareri e soprattutto di farsi aiutare nel governo della Chiesa da presuli di rango internazionale e di sicura affidabilità". Un segno di lungimiranza e di umiltà da parte di un Pontefice che per uscire dalla palude di Vatileaks individua una via d'emergenza (il "governo tecnico") ma in prospettiva scorge anche la possibilità di forzare la mano per attuare quella riforma della Curia finora sempre osteggiata Oltretevere. Quindi, dal male un bene. "Solo Paolo VI c'è riuscito ed aveva alle spalle, come Ratzinger, un lungo servizio a Roma prima dell'elezione", chiosa un porporato.


© Copyright La Stampa, 24 giugno 2012

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