martedì 5 giugno 2012

Il giudice vaticano Papanti Pelletier: allo stato Gabriele rischia da uno a otto anni. Lombardi: per ora il "maggiordomo" è l'unico indagato (Izzo)


VATICANO: GIUDICE, AD ORA GABRIELE RISCHIA DA UNO A 8 ANNI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 5 giu. 


Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele del Papa rischia da 1 a 8 anni di carcere per furto aggravato: la pena e’ infatti da 1 a 6 anni con una sola aggravante, da 2 a 8 se le aggravanti contstate saranno due. Lo ha precisato il giudice vaticano Paolo Papanti Pelletier, ordinario di diritto civile all’Universita’ di Tor Vergata, che e’ uno dei tre membri del Tribunale dello Stato della Citta’ del Vaticano che sara’ chiamato a giudicare l’imputato - attualmente agli arresti - in caso di un eventuale rinvio a giudizio. Se saranno contestati altri reati la pena potra’ essere leggermente aumentata, ma ad esempio non piu’ di un anno sara’ aggiunto per il reato di rivelazione di "segreto politico".
"In base al Trattato Lateranense del 1929 che ha creato lo Stato della Citta’ del Vaticano (esteso 0,44 chilometri quadrati), Papa Pio XI - ha spiegato il magistrato in un briefing tenuto oggi nella Sala Stampa della Santa Sede - doveva dotarsi di uno strumento giuridico completo: per questo furono recepiti il codice penale Zanardelli del 1889, allora in vigore, e il codice di procedura penale Finocchiaro-Aprile del 1913: si tratta di testi legislativi di stampo liberale, con forti garanzie per gli imputati e pene molto miti". 
"E’ stato poi il Codice Rocco - ha ricordato Papanti - a creare altri reati politici e contro al sicurezza dello Stato e ad aggravare le pene per quelli previsti, ma qui - ha scandito - vige il principio della legalita’: se un fatto non e’ previsto come reato dalle leggi, allora non puo’ esserci condanna".
Senza entrare nello specifico dei procedimenti in corso, riguardo ai quali sara’ presumibilmente chiamato a far parte del Collegio giudicante, Papanti ha dunque molto alleggerito la situazione di Gabriele, chiarendo che i reati ipotizzati dalla stampa con pene fino a 30 anni in Vaticano non esistono. 
E, dunque, Gabriele paghera’ pochissimo.  
Quanto a un possibile perdono del Papa, Papanti ha ammesso che "puo’ intervenire in qualunque momento, anche nella fase istruttoria, ma i precedenti sono che il perdono e’ arrivato dopo la condanna definitiva, che arrivera’ con la sentenza di terzo grado". Quando? "Per la mia esperienza di sei anni di Tribunale, posso dire - ha risposto il giudice - che nessuna causa ha superato i 2 anni mezzo di lunghezza nei primi due gradi e in Cassazione non e’ previsto un nuovo processo ma solo un giudizio di legittimita’, valuta cioe’ se sentenza la di appello ha commesso errore di diritto".
Attualmente, ha aggiunto, "si e’ gia’ svolta un istruttoria sommaria, condotta prima della nomina degli avvocati dal promotore di giustizia, professor Nicola Picardi, con perquisizioni e almeno un interrogatorio dell’imputato. 
Ora l’istruttoria formale e’ condotta dal giudice unico, professor Paolo Bonnet, che dirige indagini complesse, interroga, dispone perquisizioni e acquisisce documenti. Poi o proscioglie, se soggetto imputato si rivela estraneo ai fatti, o rinvia con sentenza se emergono fondati indizi". "Ma questo eventuale rinvio - ha tenuto a precisare il giudice vaticano - non e’ una condanna, dice solo che il caso presenta sufficienti indizi di colpevolezza". "L’istruttoria, sia sommaria che formale, non e’ pubblica - ha spiegato - a garanzia dell’imputato, del quale se non fosse trapelato non avremmo nemmeno fatto il nome, e non e’ pubblica anche a garanzia di altri soggetti che possono essere coinvolti ma poi non rinviati e che non sarebbe eticamente giusto dare in pasto all’opinione pubblica".
Quanto alla durata della carcerazione preventiva, il professor Papanti ha chiarito. "50 giorni che possono essere raddoppiati se il caso e’ complesso, e dopo il rinvio puo’ durare tre anni, ma non ci si arrivera’ mai,
perche’ i giudici vaticani non hanno l’aggravio di lavoro che affligge i tribunali italiani".
Riguardo al problema delle aggravanti, il magistrato ha spiegato che "non esiste il concorso", ma e’ un’aggravante il fatto che un reato sia commesso ai danni di chi ti da’ fiducia.
Invece il reato di rivelazione di segreti politici prevede da 1 a 3 anni (ma si applica la pena minima nel caso di somma di piu’ reati). Per eventuali "complici" di Gabriele esiste invece il reato di "ricettazione" e di "offesa al Sovrano" che puo’ essere a mezzo stampa.
Dove Gabriele scontera’ la pena, se non interverra’ il perdono? 
"Non certo - ha risposto Papanti - in una delle camere di sicurezza della caserma dei Gendarmi:stanze di 3,5 x 4 metri, con scrittoio, letto e senza tv". E cosi’ il maggiordomo infedele dovrebbe rinunciare all’ottimo vitto della caserma e alla possibilita’ di essere accompagnato a messa in una cappella esterna, per scontare invece la pena in un carcere italiano. "In quel caso - ha chiarito Papanti - sarebbe preso in consegna dalla Polizia Penitenziaria e portato in un carcere italiano: la Gendarmeria, infatti, non puo’ svolgere nessun compito di polizia sul territorio italiano, e infatti non e’ vero che li abbia svolti in questo caso". "Per quanto attiene alla collaborazione con la giustizia italiana, e’ prevista dal Trattato, ma deve essere richiesta per rogatoria", ha concluso.
E il portavoce padre Lombardi ha ripetuto: "finora non c’e state nessuna richiesta di nessun tipo di collaborazione alle indagini". 


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VATICANO: LOMBARDI, PER ORA GABRIELE E' L'UNICO INDAGATO



Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 5 giu. 


Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele del Papa, resta "per ora" l’unico accusato del "furto aggravato" di documenti riservati dall’Appartamento Pontificio.
Lo ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Quanto ad altri atti istruttori su altri, Lombardi ha detto: "ci sono state indagini ma non erano formali. Nessuna imputazione e’ stata formulata a carico di altri". 


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1 commento:

Andrea ha detto...

Interessante esposizione tecnica del giudice.
È previsto un aumento di pena per rivelazione di "segreto politico", però non superiore a un anno.
Grazie a Dio, non ha parlato di "violazione della privacy del Papa" (espressione di assai basso livello).