martedì 19 giugno 2012

Fatti straordinari. Il Sinodo dei Vescovi e l’Anno della fede



Fatti straordinari


Il Sinodo dei Vescovi e l’Anno della fede


Il Sinodo dei Vescovi, indetto dal Papa per l’autunno prossimo, quando dal 7 al 28 ottobre si terrà in Vaticano la XIII assemblea generale ordinaria sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, deve essere considerato “un fatto straordinario” per la vita della Chiesa. L’assise coinvolgerà i successori degli Apostoli convocati a Roma per riflettere sull’“allontanamento dei fedeli, a causa della poca fede, dalla vita sacramentale e dalla prassi cristiana”. Si comprende ancor meglio anche la scelta di Benedetto XVI di far coincidere questo Sinodo con uno speciale “Anno della Fede” che prenderà il via l’11 ottobre 2012, nel ricordo del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 20° della pubblicazione del “Catechismo della Chiesa Cattolica”. Per aiutare tutti i fedeli a capire la portata di questi eventi e lo sforzo che il Papa chiede anzitutto ai vescovi, ecco ora l’Instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi, reso pubblico oggi dalla Sala stampa della Santa Sede (www.vatican.va).


Contributi da tutto il mondo. Si tratta di un documento molto corposo (74 pagine a stampa), presentato da mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, con parole serene ma anche “accorate”, laddove parla della “nuova evangelizzazione” che deve essere “animata da un nuovo ardore”, cercando “nuovi metodi e nuove forme espressive per trasmettere all’uomo contemporaneo la perenne verità di Gesù Cristo, sempre nuovo, sorgente di ogni novità”. Il documento – spiega mons. Eterovic – è frutto di un grande lavoro collettivo: vi hanno contribuito, inviando le loro “risposte”, le Conferenze episcopali di ogni parte del mondo, i Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, i Dicasteri della Curia vaticana, l’Unione dei Superiori Generali e diverse altre istituzioni religiose e laicali, comunità e gruppi di fedeli “che hanno voluto partecipare alla riflessione ecclesiale sull’argomento sinodale”. Quindi, ancora in questa fase che è preliminare al Sinodo stesso, la Chiesa intera da ogni parte del mondo ha voluto offrire un contributo di base, che si è poi tradotto nella sintesi rappresentata dall’Instrumentum laboris. 


Un documento complesso. È utile, anzitutto, conoscere come è strutturato il testo. Il capitolo di apertura dedicato a “Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l’uomo”, che pone le basi della perenne fede della Chiesa nel ruolo fondativo e centrale di Cristo, il solo e vero “evangelizzatore”. Dice il testo, a questo riguardo: “Sempre più persone sentono il bisogno di conoscere Gesù Cristo in una luce diversa dall’insegnamento ricevuto nella loro infanzia”: sono le persone che vivono nei Paesi di più antica e significativa cristianizzazione, “messi ora a dura prova, e talvolta persino radicalmente trasformati dal continuo diffondersi dell’indifferentismo, del secolarismo e dell’ateismo”. Il secondo capitolo (“Tempo di nuova evangelizzazione”) si occupa delle “trasformazioni che stanno interessando il nostro modo di vivere la fede, e che influenzano le nostre comunità cristiane”. Il terzo (“Trasmettere la fede”) tratta di liturgia, catechesi, carità e degli eventuali cambiamenti da apportare perché l’annuncio divenga più efficace. Infine, nel quarto capitolo (“Ravvivare l’azione pastorale”) si affrontano metodi, stili, contenuti dell’annuncio perché la “nuova evangelizzazione” sappia davvero essere fattore di novità e crescita spirituale. 


Rapporto “personale” con Cristo. Tra gli stimoli più diretti che emergono dall’Instrumentum laboris, quello che forse può toccare maggiormente la sensibilità dei credenti oggi consiste nella ripetuta insistenza sul dovere di “ogni uomo e ogni donna” di farsi annunciatori del proprio incontro personale con Cristo, che “ci ha amato e ha dato se stesso per noi”. Il documento insiste sul rapporto personale, diretto di ciascuno con il Redentore, vissuto tramite una “amicizia” vera, essendo “un dono inestimabile vivere nell’abbraccio universale degli amici di Dio”. Il testo non trascura le questioni di ordine sociale, economico, politico, antropologico che segnano la nostra epoca (dalla crisi finanziaria alle migrazioni, dalle frontiere bioetiche fino agli effetti della globalizzazione), ma concentra sulla “preoccupante perdita del senso del sacro” l’attenzione fondamentale. Lo “scenario religioso” è cambiato profondamente e di questo il Sinodo dovrà tenere conto per elaborare i contenuti di una “nuova evangelizzazione” che – dice ancora il documento – dovrà fondarsi “sulla risposta alla chiamata alla santità di ogni cristiano”. Quindi sarà un percorso spirituale prima che culturale e di pratica religiosa. L’esito atteso, in ciascuno che sia raggiunto nel profondo dall’annuncio evangelico, consiste nella “grande gioia delle nostre vite impegnate”.


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