lunedì 25 giugno 2012

E' proprio Origene ed è una scoperta eccezionale (Perrone). Il manoscritto già digitalizzato sarà esposto il 5 dicembre



È proprio lui ed è una scoperta eccezionale


di Lorenzo Perrone


Molte sono state le riscoperte di Origene nel corso di una millenaria ricezione che ha alternato fortune e sfortune, dando luogo ad aspri dibattiti e condanne non meno che a entusiasmi rinnovati e a una duratura e pervasiva influenza nella storia del pensiero cristiano, ora più scoperta ora più indiretta e velata.
Questa ricca e travagliata Wirkungsgeschichte è sempre stata accompagnata dall'incontro con i testi di Origene, sebbene solo in piccola parte per il tramite degli originali greci. Dal v secolo, con Rufino e Gerolamo, fino al XVI secolo, con Erasmo da Rotterdam, è quasi esclusivamente l'Origenes reso Romanus -- come dichiarava Rufino nella prefazione alla versione latina del Perì archòn, lo scritto da sempre più controverso dell'alessandrino -- che circola nell'Occidente con le sue opere e le sue idee.
A Bisanzio, per quel che ne sappiamo, le cose erano andate un po' meglio, ma non al punto di salvare l'intero Perì archòn e molti altri scritti fondamentali. Del resto, la trasmissione dell'enorme lascito letterario di Origene appare già difficoltosa all'epoca di Eusebio di Cesarea, che peraltro ne stilò un catalogo nella Vita di Panfilo, ripreso in forma incompleta da Gerolamo nell'Epistola 33.
La ricerca e lo studio dei testi originali greci ha conosciuto vari episodi importanti dal Cinquecento al Novecento, confluiti dopo l'intensa stagione delle edizioni tra XVI e XVIII secolo negli Opera Omnia di Origene a cura di Charles e Charles-Vincent Delarue (Parigi 1733) e successivamente, agli inizi del Novecento, negli Origenes Werke pubblicati dall'Accademia delle Scienze di Berlino come sezione del celebre corpus dei Griechische Christliche Schriftsteller (Gcs).
Nel corso del Novecento l'edizione è proseguita con alterne vicende fino ai nostri giorni, mentre la conoscenza degli scritti dell'alessandrino è stata arricchita dalla scoperta fatta in Egitto a metà del secolo scorso con il ritrovamento nell'importante fondo dei papiri di Tura di testi fino allora sconosciuti come il Dialogo con Eraclide e il trattato Sulla Pasqua. Solo in piccola parte si è potuto esplorare il magma di frammenti esegetici riconducibili ad Origene sparsi nelle catene, un genere che ha goduto di attenzioni da parte degli studiosi, in particolare, tra Ottocento e Novecento, ma che non si è riusciti finora a sfruttare pienamente.
Era doveroso richiamare lo sfondo della trasmissione e della ricezione dell'opera di Origene, sia pure per tratti sommari, onde arrivare a comprendere l'importanza della scoperta di Marina Molin Pradel. Non solo si tratta del primo ritrovamento di scritti dell'alessandrino da più di sessant'anni, ma il suo carattere eccezionale è confermato anche dal fatto che arricchisce la nostra conoscenza non solo più in generale di Origene esegeta e predicatore, ma soprattutto del commentatore del libro dei Salmi.
Anche chi abbia una vaga conoscenza della letteratura cristiana antica può facilmente immaginare quanto sia stato vasto il lavoro di commento al libro più noto e praticato della Bibbia, a lato -- se non talvolta di più -- dei testi evangelici. Le Enarrationes di Agostino sono solo uno fra i molti esempi possibili, ancorché uno dei più insigni.
Ora, l'opera di Origene a commento dei Salmi sta all'inizio di questa ramificata elaborazione esegetica e ha disseminato le sue tracce in diverse direzioni, tra gli autori greci e latini posteriori.
È già sufficiente prendere il catalogo geronimiano della lettera a Paola per intravedere quanto sia stata estesa e articolata l'opera di Origene quale commentatore dei Salmi. Senza poter entrare qui nella discussione critica suscitata dalle ipotesi ricostruttive avanzate a suo tempo da Pierre Nautin, diciamo che accanto ai tomoi, i commentari veri e propri, redatti in due se non in tre fasi della sua attività letteraria tra Alessandria e Cesarea di Palestina, l'alessandrino ci appare come autore di numerose omelie, nove delle quali ci erano note finora nella traduzione latina di Rufino.
Il nuovo corpus di 29 omelie, interamente dedicate all'esegesi dei Salmi, se l'attribuzione in toto a Origene sarà confermata da un adeguato studio critico dei testi, verrà a offrire un complemento notevolissimo di ben 25 omelie inedite, rappresentando comunque la più ampia raccolta di omelie in greco, superiore a quella delle Omelie su Geremia con la sua ventina di sermoni.



(©L'Osservatore Romano 24 giugno 2012)


Il manoscritto già digitalizzato sarà esposto il 5 dicembre


Non sono passati neanche cento giorni da quando lo scorso 5 aprile, Giovedì santo, Marina Molin Pradel, con comprensibile emozione, è stata protagonista di una scoperta sensazionale. Studiando il codice Monacense greco 314, la filologa italiana ha infatti capito che aveva davanti, nell'originale greco, 29 omelie di Origene sui salmi che si credevano perdute. Poco più di due mesi e già gli studiosi di tutto il mondo -- grazie all'efficienza e alla generosità della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco -- potevano leggere sul sito della biblioteca tutte le omelie come se avessero il codice davanti agli occhi.
Chi non si accontenta dell'esemplare opera di digitalizzazione dovrà aspettare il prossimo 5 dicembre quando, nell'ambito di un simposio che si terrà nella biblioteca bavarese, verrà esposto il prezioso codice bizantino che nel frattempo sarà anche restaurato.
Come ha spiegato il direttore generale della biblioteca di Monaco, Rolf Griebel, «il ritrovamento è estremamente importante per quanto riguarda sia l'età sia l'ampiezza dei testi. Susciterà vivaci dibattiti tra studiosi e ricercatori, e consentirà perfino di ottenere nuove conoscenze per il testo della versione greca della Bibbia. Tutti i Padri della Chiesa hanno letto Origene e lo hanno recepito in modo approfondito. Ora la scoperta consente di dedicarsi a testi originali finora sconosciuti».
E infatti è già cominciato il confronto fra gli studiosi sui contenuti delle omelie del grande filologo ed esegeta alessandrino. Nel pomeriggio di lunedì 25 giugno, all'università di Padova, Kerstin Hajdú parlerà della catalogazione dei manoscritti greci monacensi, Molin Pradel illustrerà la sua scoperta, e Lorenzo Perrone spiegherà il significato di questo straordinario ritrovamento. Alla clamorosa novità sarà poi dedicata, il 12 ottobre, l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Istituto Patristico Augustinianum. Con Molin Pradel e Perrone, interverrà Manlio Simonetti che è uno dei maggiori studiosi di Origene.


 (©L'Osservatore Romano 24 giugno 2012)

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