L'incontro mondiale al tempo della crisi
Dalle famiglie per le famiglie
di Ennio Antonelli*
L'evento di Milano, come ogni incontro vero e intenso fra persone, è costituito da un intreccio ricco, complesso e interessante di relazioni. Per questo motivo il successo di una iniziativa come il VII Incontro mondiale delle famiglie si misura anzitutto nella capacità di lasciar crescere tali relazioni, affinché i partecipanti le riconoscano, le accolgano, le abitino in modo evangelico, mettendosi in gioco con gratuità, passione e intelligenza. Solo successivamente, nella verifica di un evento simile, entrano in campo i numeri, anche quando questi sono, come sta accadendo a Milano, decisamente importanti.
Il primo intreccio di relazioni che vale la pena sottolineare è quello definito dal titolo dell'incontro scelto da Benedetto XVI, che offre una precisa articolazione tra tre aspetti centrali dell'esperienza umana: «La famiglia: il lavoro e la festa».
È necessario infatti riaffermare la necessità di indagare e sostenere anzitutto il rapporto tra famiglia e lavoro, in un tempo in cui tutta l'attenzione è rivolta verso il singolo individuo, con il rischio di dimenticare quei corpi intermedi (in primis la famiglia) che danno concretezza e struttura a quella ricca trama di relazioni che costituiscono l'esperienza umana.
La crisi economica che segna la stagione attuale rende subito evidente la necessità del lavoro per una famiglia, sia per le indubitabili ragioni economiche connesse ai temi della sussistenza giusta e dignitosa, sia per l'incidenza che la mancanza del lavoro o una condizione lavorativa talvolta alienante hanno sulla qualità della vita e delle relazioni all'interno di una famiglia, sottoposta a tensioni , incertezze e solitudini che ne incrinano gravemente l'equilibrio.
Insieme va però indagata la necessità, forse meno evidente, della famiglia per il lavoro. È nell'alveo delle relazioni familiari infatti che nasce e cresce quel capitale umano che sempre più viene riconosciuto fondamentale in ogni operazione economica. Inoltre sempre più è riconosciuta l'attitudine dell'istituto familiare a tutelare i soggetti più deboli, a offrire servizi qualitativamente migliori a costi inferiori, a procedere a una ridistribuzione dei redditi e delle risorse che risponde primariamente a un ineludibile bisogno di giustizia ma che mostra anche i positivi ritorni economici e sociali. In alcuni contesti, infine, la famiglia non opera economicamente soltanto come primario produttore di capitale umano e come ammortizzatore sociale, ma crea e gestisce direttamente la piccola impresa che in non pochi Paesi costituisce il tessuto economico più produttivo.
Se, come Giovanni Paolo II scriveva nella Laborem exercens, il lavoro rende materialmente possibile la famiglia e questa è, al contempo, vera e propria scuola di lavoro, è però oltremodo urgente riconoscere che la dimensione economica non esaurisce l'intera vita umana. Ecco la necessità della festa, luogo ove emerge il senso dell'esistenza, si sperimenta l'anticipo della festa eterna cui tutti gli uomini sono chiamati, si scopre il gusto e il desiderio anche del lavoro.
La relazione tra lavoro e festa qui accennata istantaneamente mostra la necessità di indagare il binomio famiglia e festa. A differenza infatti del tempo libero che può essere vissuto anche in forma totalmente individualistica (con il rischio grave di una solitudine muta), la festa è nella sua stessa natura un evento sociale che ha nelle dinamiche familiari uno dei suoi luoghi decisivi. Basti pensare alle feste familiari e a quei processi educativi di trasmissione di una cultura che, di generazione in generazione, introduce i più piccoli alla vita sociale, fatta di linguaggi, di tradizioni, di costumi, di ricorrenze. La domenica, giorno del Signore, è per ogni famiglia cristiana il paradigma della festa, il luogo del rinsaldarsi delle relazioni in un contesto gratuito e disteso, l'occasione per ritrovarsi con tutta la comunità a far memoria della Pasqua del Signore in cui si manifesta pienamente ed efficacemente la salvezza operata da Dio.
Le parole e i concetti non sono però sufficienti. Ogni incontro mondiale delle famiglie costituisce un'occasione preziosa per conoscere anzitutto storie vere, concrete. Va in questa linea la scelta fatta a Milano di progettare un evento che sia anzitutto fatto da famiglie e sia rivolto a famiglie: sono loro a parlare sul palco del congresso, saranno loro a dialogare con il Papa durante la festa del sabato sera, 2 giugno.
L'intreccio di relazioni che si viene a costituire tra le migliaia di famiglie presenti a Milano è certamente la più grande ricchezza che questo momento offre ai partecipanti, alla Chiesa e al mondo intero.
In questi giorni le accoglienti famiglie milanesi e le tantissime famiglie provenienti da tutto il mondo possono sperimentare concretamente «rapporti autenticamente umani di amicizia e socialità, di solidarietà e reciprocità, [innervati dal] principio della gratuità e dalla logica del dono» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 36). Grazie anche a questa fortissima esperienza di incontro personale che segnerà in modo significativo la loro storia, esse potranno ritornare ai propri Paesi d'origine e alle attività quotidiane con entusiasmo rinnovato e desiderio di annunciare a tutti quanto sperimentato. Non poche Chiese locali hanno rilanciato la propria pastorale familiare a seguito di un incontro mondiale e grazie anzitutto al servizio di quanti vi avevano partecipato.
La natura sacramentale del matrimonio esalta e porta a compimento la qualità simbolica dell'esperienza umana: l'amore fecondo tra un uomo e una donna non soltanto richiama e rimanda a qualcos'altro ma rivela efficacemente e realmente qualcosa di più profondo. San Paolo ricorda che l'amore di Cristo per la sua Chiesa si manifesta nell'amore tra un marito e una moglie, e altre parole non si sono potute usare per dire qualcosa del mistero trinitario di Dio se non quelle di Padre, di Figlio, di Amore.
Le intense giornate di Milano che stiamo vivendo hanno protagonisti allora non soltanto tanti padri, madri e figli, né semplicemente il loro amore. Il loro convenire insieme, l'intreccio sapiente di parole e di volti, è un'occasione straordinaria in cui si manifesta qualcosa del mistero stesso di Dio, in cui sperimentare un anticipo di quel Regno che di solito è così umile e nascosto che quasi non si vede, ma che agisce e trasforma la storia dall'interno.
*Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia
(©L'Osservatore Romano 1° giugno 2012)
Nessun commento:
Posta un commento