Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
VATICANO FESTA DELLE FAMIGLIE
Il Papa: “La fede animi la politica”
Ali di folla accolgono il Pontefice a Milano. Lui non si sottrae e si abbandona a dei “fuori programma”
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A MILANO
Il volto è disteso come non accadeva da tempo. Cerca il contatto «fuori programma» con le persone, prende in braccio neonati, si trattiene più del previsto in mezzo ai fedeli. Ciascuna tappa è un bagno di folla, una scambio umanissimo tra il Papa e la sua gente. «La fede sia l'anima della politica. Dov'è Pietro, lì è la Chiesa», scandisce appena messo piede a Milano. Piazza Duomo è una distesa di famiglie in festa. Il cardinale Angelo Scola garantisce al Pontefice che «può contare su tanti amici che le vogliono bene» e il sindaco Giuliano Pisapia gli strappa un sorriso accennando alla comune passione per il Commissario Rex. Da teologo e pastore Benedetto XVI vola alto, intreccia arte e Vangelo, storia e spiritualità. Ma guarda anche alla quotidianità, parla da parroco al cuore di chi soffre, esorta a non chiudersi in se stessi e a guardare al futuro. Tutto intorno la crisi economica toglie sfarzo ma non gioia. «Siamo qui grazie all' ospitalità di una coppia conosciuta alla Gmg di Madrid, altrimenti non avremmo potuto permettercelo», raccontano Luca e Ilenia Grilli, saliti da Cosenza per «stare vicini al Papa». Non c'è il clima da Woodstock cattolica e alla sobrietà corrisponde l'attenzione ai contenuti. Il Papa viene trattato con l'affetto e il rispetto riservati ad un saggio da cui si aspettano buoni consigli. Molte le famiglie con figli piccoli, spesso alle prese con precarietà sul lavoro. «Se avessimo aspettato di avere un posto fisso non ci saremmo mai sposati e invece non abbiamo avuto paura, come insegnava Wojtyla», sorridono Lorenzo e Gloria Capodieci. Dalle edicole, per le proteste dei volontari della kermesse cattolica, sono state rimosse le copie di «Playboy» e l'organizzazione è da Giubileo ambrosiano. Joseph Ratzinger contempla la guglia più alta da cui la Madonnina «veglia sulla illustre città» poi entra alla Scala per ascoltare dal centro della platea la Nona Sinfonia di Beethoven («inno alla vittoria sull'egoismo»). Ricorda il «grande Maestro Toscanini» e assicura che «Dio non troneggia a distanza ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza». Dentro il teatro i grande nomi della finanza, delle istituzioni della cultura, fuori ad attenderlo una folla oltre ogni previsione di pellegrini. «Siamo il tuo popolo», gli gridano. Il Pontefice alza le braccia, benedice e nel suo sorriso mite c'è un esempio di umiltà e consapevolezza per la vita pubblica e privata. «L'incontro mondiale delle famiglie non è un raduno rock. Al Papa non interessa l'acclamazione, ma l'ascolto - commenta Adele Romagnoli, 14 ore di treno per vedere Joseph Ratzinger -. La Chiesa e la famiglia sono dov'è Pietro». E il Pontefice non delude: «La fede in Cristo deve animare la politica e la famiglia va riscoperta come patrimonio spirituale di inestimabile valore». E la «fiaccola luminosa» passa ai terremotati dell'Emilia, agli indigenti, ai disoccupati: «Non siete soli».
La prima delle tre giornate milanesi di Benedetto XVI si conclude con un messaggio che sembra un «manifesto» per la famiglia del terzo millennio globalizzato. «È in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri - afferma il Pontefice -. È in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall'egoismo, ma nel donarsi. E' in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo». Una ricetta contro la recessione perché la crisi è morale prima ancora che economica. Per questo alle famiglie il parroco del mondo affida il mandato di testimoniare «il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace». Tutti «siamo in cerca del Dio vicino».
© Copyright La Stampa, 2 giugno 2012
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