giovedì 8 novembre 2012
Sinodo, Giuseppe Rusconi intervista i cardinali Schoenborn, Scherer e Lajolo (Tempi)
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
ROSSOPORPORA DI NOVEMBRE 2012 – DI GIUSEPPE RUSCONI – OSPITATA DA ‘TEMPI’ 45/12
INTERVISTE AI CARDINALI SCHÖNBORN (Austria, massmedia, disobbedienza, islam), SCHERER (Brasile, America latina, secolarizzazione), LAJOLO (musica e Unità d’Italia)
Giuseppe Rusconi
Sabato 24 novembre sarà un giorno di gran festa per la Chiesa universale. Festa di colori, festa di suoni, festa della diversità culturale nell’unità della fede. Quel giorno Benedetto XVI creerà sei nuovi cardinali, provenienti quasi tutti da Chiese particolari di frontiera, impegnate concretamente a testimoniare sul terreno la loro fede. Perciò nel concistoro pubblico assumerà un significato ancora più intenso del solito quel passo, “usque ad sanguinis effusionem … pro libertate et diffusione Sanctae Romanae Ecclesiae”, che sarà pronunciato dal Santo Padre prima dell’imposizione della berretta cardinalizia. Chi sono i sei nuovi porporati? Lo statunitense James Michael Harvey (1949, fin qui prefetto della Casa pontificia, nominato arciprete di San Paolo fuori le Mura), il libanese Béchara Raï, (1940, patriarca della Chiesa maronita, grande difensore della presenza cristiana nell’area mediorientale), l’indiano Baselios Cleemis Thottunkal (1959, nativo del Kerala, capo della Chiesa Siro-malankarese), il nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan (1944, arcivescovo di Abuja), il colombiano Ruben Salazar Gomez (1942, arcivescovo di Bogotà), il filippino Luis Antonio Tagle (1957, arcivescovo di Manila). Con la creazione dei sei nuovi cardinali il Collegio cardinalizio dal 24 novembre avrà di nuovo 120 elettori, non uno di più. Se con tale atto il Papa ha voluto evidenziare principalmente che la Chiesa universale è qualcosa di diverso e più entusiasmante rispetto alle note e travagliate vicende curiali di questi mesi, forse ha anche voluto segnalare che il conseguimento della dignità cardinalizia non dev’essere più legato strettamente a consuetudini che a volte sanno di carrierismo.
Dal 7 al 28 ottobre si è svolto il XIII Sinodo dei vescovi sul tema della ‘nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. I 262 Padri sinodali hanno portato la loro testimonianza e i loro suggerimenti attraverso interventi in aula (252 da parte di 237 padri), scritti (13), interventi liberi (un centinaio), interventi nei ‘circoli minori’ linguistici. Papa Benedetto XVI ha parlato in cinque occasioni. 49 gli uditori (45 gli interventi, molti i laici), 45 gli esperti, 3 gli invitati speciali (tra cui il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Werner Arber), 15 i ‘delegati fraterni’ (anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e il primate della Comunione anglicana Rowan Williams). Tra gli argomenti emersi, oltre alla definizione, ai modi, ai contenuti della nuova evangelizzazione, quelli della formazione degli evangelizzatori, della famiglia, della parrocchia, del ruolo dei laici, del dialogo ecumenico e interreligioso, della situazione (spesso precaria) dei cristiani nel mondo. Sono state elaborate 58 proposizioni finali (originariamente 326): presentate al Papa – che ha del resto seguito personalmente buona parte degli interventi in Aula Nervi - gli saranno utili per l’elaborazione della tradizionale esortazione apostolica post-sinodale.
CARDINAL SCHÖNBORN
Tra gli eletti dall’assemblea nell’importante Consiglio della segreteria generale del Sinodo (tre per continente) c’è il cardinale Christoph Schönborn. Incontrandolo, puntualizza subito che “la situazione dell’Austria cattolica è meno grave di quanto non dicano i massmedia”. Ottimo spunto, per l’ avvio dell’intervista. Rileva l’arcivescovo di Vienna: “La stampa ha l’abitudine di evidenziare un aspetto particolare di un problema, presentandolo nell’ottica di una lotta senza risparmio di colpi. Certo per i massmedia una situazione conflittuale è benvenuta, così che la si possa trasformare in un ‘caso’ e riempire pagine sotto titoli a caratteri di scatola”. Eminenza, si sa che in Austria preti e laici ‘del dissenso’non sono pochi (‘Pfarrer Initiative’, ‘Wir sind Kirche’) e sono anche ben organizzati…” Molti massmedia estremizzano le loro proposte e proteste, dando loro un’importanza sproporzionata rispetto a ciò che succede”. I problemi sollevati sono però reali… “Sì, sono problemi veri. Devo dire che noi vescovi condividiamo le loro preoccupazioni; però non siamo d’accordo con le soluzioni indicate dai sacerdoti protestatari. Ad esempio la diminuzione del numero dei sacerdoti è un grande problema, che deriva anche dalla denatalità della popolazione (escluso qualche movimento particolarmente aperto alla vita): per noi il rimedio a tale situazione è un nuovo slancio missionario della Chiesa intera. Questa è la nostra proposta, che viene ignorata dai massmedia… non è interessante per loro, non prospetta lacrime e sangue, forse non riescono a capirla perché non vivono quotidianamente la vita della Chiesa!”. A Vienna, la Sua diocesi, la Chiesa è già missionaria? “Da tempo, ad esempio a Vienna e a Salisburgo, siamo impegnati in un nuovo cammino di evangelizzazione. Constatiamo che tale nuovo slancio porta dei frutti, forse non così da prima pagina come lo sarebbe l’abolizione del celibato obbligatorio… che però è una questione su cui è la Chiesa universale, non quella austriaca, che deve decidere!” Eminenza, tra le rivendicazioni non manca quella dell’ordinazione sacerdotale delle donne… “Il beato papa Giovanni Paolo II ha detto chiaramente che per la Chiesa l’accesso delle donne al sacerdozio è escluso. Non vale la pena di discutere su questo; parliamo invece di ciò che è possibile fare!” Cioè? “ Ad esempio a Vienna troviamo già molte più donne in funzioni di responsabilità ecclesiale rispetto a tante altre diocesi. Siamo infatti convinti che alla Chiesa le donne possano apportare un grande plusvalore, assumendo incarichi non legati al ministero sacerdotale” Eminenza, Lei ha già incontrato personalmente rappresentanti dei preti del dissenso?Ad esempio monsignor Helmut Schüller, iniziatore della ‘Pfarrer Initiative’, si è lamentato anche recentemente che non sia stato fissato nessun incontro ‘di dialogo’ con la Conferenza episcopale… “Monsignor Schüller può dire quello che vuole. La realtà è che lui è membro del Consiglio presbiterale dell’arcidiocesi di Vienna. Di tali proposte abbiamo parlato ampiamente nell’ultima seduta e anche nella penultima. Però come vescovi abbiamo dovuto fissare dei paletti. Se ad esempio qualcuno ha dichiarato esplicitamente di disobbedire alla Chiesa, come è per i firmatari dell’ ’Appello alla disobbedienza’ del giugno 2011, non potrà assumere incarichi di rilievo all’interno delle nostre strutture”.
Passiamo a un altro argomento delicato. Cento anni fa, nel 1912, l’islam veniva legalmente riconosciuto nell’Impero austro-ungarico. Tra le iniziative in corso quella del Suo incaricato diocesano per il dialogo interreligioso che ha promosso uno scambio di prediche…”Penso che questo parroco, che parla perfettamente il turco, sia molto efficiente. Prima ha invitato un imam per una predica in parrocchia, poi è stato invitato in moschea per la predica del venerdì. Veramente un fatto positivo”. Eminenza, un’occasione unica? “No. L’iniziativa si inserisce nel quadro di una serie di incontri regolari tra sacerdoti e imam, in cui si discute dei problemi, delle preoccupazioni della gente e si condivide il lavoro pastorale grazie a uno scambio di esperienze. C’è anche altro…” Altro? Il sessantasettenne cardinale Schönborn sorride compiaciuto: “Sono state create due squadre di calcio, quella degli imam e quella dei preti. Hanno già giocato alcune partite. E i preti hanno vinto!”
CARDINAL SCHERER
Un altro tra i cardinali eletti (è una conferma) dall’assemblea nel Consiglio sinodale è il sessantatreenne Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile. Lo incontriamo in una pausa dei lavori del Sinodo per aprire una parentesi sul continente con il maggior numero di cattolici. Eminenza, la secolarizzazione legislativa dilaga anche nell’America latina. In Uruguay, dove il 17 ottobre il Senato ha confermato il voto della Camera, è stato legalizzato l’aborto. Nel Suo Paese, il Brasile, la bozza di riforma del codice penale prevede pure la stessa legalizzazione. E’ una deriva questa che si può ancora bloccare oppure sembra inarrestabile? “La tendenza è inarrestabile, nel senso che ormai emerge dappertutto, grazie al gran lavoro delle lobby che ovunque cercano di far avanzare le proprie idee, da noi non diversamente che da voi in Europa. Che poi tale tendenza riesca ad imporsi subito nelle legislazioni nazionali è ancora da vedere. C’è un argomento utilizzato dalle lobby che purtroppo fa molta presa: quello che bisogna adeguarsi al progresso dei Paesi sviluppati: non si deve restare indietro! Ma perché dovrebbero essere migliori, più sviluppati i Paesi che adottano leggi contro la vita, facendo strame della dignità umana?” Alla secolarizzazione legislativa si accompagnano cifre nazionali che preoccupano: in Brasile, secondo il censimento del 2010, i cattolici sarebbero scesi in quarant’anni al 90 al 65%... “E’ vero che ormai ci sono parecchi cattolici che non si riconoscono più nella Chiesa. Abbiamo però anche qualche dubbio sui risultati dell’ultimo censimento”. Per quale motivo? “Il metodo utilizzato per le domande è stato poco trasparente, ambiguo. Questo detto, devo comunque riconoscere che le percentuali altissime del passato non corrispondevano a un’uguale pratica religiosa. Forse oggi con più onestà quelli che già non frequentavano le chiese riconoscono chiaramente di non essere più cattolici. E’ chiaro che questi dati ci preoccupano molto”. Quali le ragioni principali del calo? “La svolta culturale in atto incentrata sull’esplodere del soggettivismo, l’avanzata della secolarizzazione. Non a caso il gruppo che cresce di più negli ultimi anni è quello dei “non religiosi”, che raggiungono ormai l’8%”. Eminenza, che dire della crescita delle comunità evangeliche, che in trent’anni sono passate dal 6 al 23%? “Questi gruppi evangelici attirano i nostri cattolici con metodi che non sono nostri, ispirati al consumismo, alla logica del mercato, a una religiosità che punta molto sul soggetto con i suoi bisogni materiali e le sue emozioni. Noi non possiamo utilizzare tali metodi, poiché al centro dell’Annuncio troviamo Dio, Gesù Cristo, il Vangelo, la persona umana”. Ma al Sinodo si è parlato dell’America latina? “Guardi, il nome ‘Aparecida’ è stato pronunciato molte volte anche in questo Sinodo, perché ciò che si è detto e deciso ad Aparecida nel 2007 si riflette sulla Chiesa intera”. La conferenza latino-americana svoltasi nel celebre santuario mariano ha dunque lasciato tracce concrete? “Certo, in Brasile e in tutta l’America latina. Vediamo ad esempio il discorso sul rinnovamento missionario, che è stato al centro del Sinodo: la Chiesa o è missionaria o non è la Chiesa di Cristo. La Chiesa deve porre sempre in primo piano la testimonianza di Gesù Cristo nel mondo”.
CARDINAL LAJOLO
Lasciamo per un momento l’attualità spesso drammatica e occupiamoci di una piacevole iniziativa promossa dentro le Mura leonine. Martedì 25 settembre è stato presentato un cd singolare, il primo di una nuova collana frutto della collaborazione tra Edizioni Musei vaticani e la casa discografica Carosello Records: sono 36 minuti di melodie famose e care, legate in particolare al Risorgimento italiano (c’è anche l’Inno di Garibaldi) e alla Prima guerra mondiale ed eseguite dalla Banda della Gendarmeria (cento professionisti diretti dal maestro Giuseppe Cimini), costituita nel 2007 dal comandante Domenico Giani con il favore dell’allora presidente del Governatorato cardinale Giovanni Lajolo. Che incontriamo alla presentazione. Eminenza, è solo un caso che questo cd, inteso come un omaggio all’unità d’Italia, venga presentato in prossimità dell’anniversario della presa di Roma da parte dei piemontesi? “E’ un caso – sorride il porporato – ma spesso Cristo, che è Signore anche della storia, fa in modo che essa contenga risvolti provvidenziali”. Perché un omaggio in musica? “La musica è connaturale al popolo italiano, che purtroppo è assai poco stimolato in questa sua dote, già a partire dalla scuola”. Continua il presule settantasettenne: “La musica è un formidabile elemento fondamentale dello spirito umano. Si fa comprendere da tutti, non solo si ascolta ma permane; grazie alle buone emozioni suscitate come nel nostro caso, costituisce uno stimolo per l’unità dei cuori. Chi può dimenticare le melodie, da ‘La leggenda del Piave’ a ‘Quel mazzolin di fiori’ che abbiamo imparato fin da piccoli?”. Nel cd c’è molto Verdi… ‘La Vergine degli Angeli’, ‘Va pensiero’ e altri brani… “Giusto così, poiché Verdi è la voce più alta e più nobile del Risorgimento musicale”. Eminenza, si può connotare in qualche modo il cd come sacro? “Direi di sì, poiché sacra è la musica e sacra è l’Italia. Purtroppo – rileva il diplomatico di carriera – constato che all’unità d’Italia non si dà la giusta attenzione da parte di tante forze politiche, sociali, culturali. L’unità d’Italia è sacra così come lo è la Costituzione italiana, un documento laico, ma di una laicità indubbiamente connotata anch’essa dal sacro”.
© Copyright Tempi
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1 commento:
"..a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!
La Senna e il Tamigi saluta ed onora
l'antica signora che torna a regnar"
(dall' "inno di Garibaldi").
Cosa c'entrano la Senna e il Tamigi?
Sono le sedi dei mandanti di Garibaldi e di Vittorio Emanuele (re di Sardegna, che "assunse per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia").
Tutto ciò, per il card. Laiolo, è sacro, come sacra è la musica "risorgimentale" e sacra la Costituzione del 1948
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