venerdì 16 novembre 2012
Simposio della Penitenzieria. Mons. Nykiel: riscoprire il confessionale come luogo di evangelizzazione (R.V.)
Simposio della Penitenzieria. Mons. Nykiel: riscoprire il confessionale come luogo di evangelizzazione
Si è aperto oggi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria, il Simposio organizzato dalla Penitenzieria Apostolica sul tema “La Penitenza tra Gregorio VII e Bonifacio VIII”. Partecipano studenti delle Università Pontificie e Statali della capitale, cultori di storia della Chiesa, diritto canonico, liturgia e pastorale, autorità ecclesiastiche e civili. Ad aprire i lavori è stato il saluto del cardinale Manuel Monteiro de Castro, penitenziere maggiore, seguito dalla prolusione del reggente, mons. Krzysztof Nykiel. Tra i moderatori il cardinale James Francis Stafford, penitenziere maggiore emerito, e mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Patricia Ynestroza ha parlato del tema del Simposio col reggente della Penitenzieria, mons. Krzysztof Nykiel:
R. - Si tratta di un periodo storico di grande rilevanza politica, ma anche di forte connotazione religiosa poiché maturava sempre di più, nell’animo dei Pontefici, la consapevolezza che fosse necessaria una nuova cristianizzazione del mondo. Un progetto che richiedeva necessariamente una vasta opera di riforma e che assegnava al clero un ruolo di guida nella società. Si voleva un clero capace di destreggiarsi in maniera adeguata, anche e soprattutto nel foro penitenziale, perché di vero e proprio foro ormai si può cominciare a parlare in questo periodo storico, considerando le nuove modalità assunte dalla celebrazione del rito sacramentale. Vennero così moltiplicandosi sia gli appelli ai pastori, affinché evangelizzassero il popolo scristianizzato, sia i moniti a quanti di essi non adempivano al proprio compito. Non vi era, però, soltanto un popolo da muovere a penitenza: in quel popolo vi era pure una moltitudine di gente - uomini e donne - infiammata dall’amore di Dio e impegnata a far risuonare, in ogni luogo, l’invito del Maestro Divino: “Poenitentiam agite”. Questa ansia di salvezza e di redenzione che animava il popolo cristiano fu recepita dapprima da Papa Celestino V e poi, dopo le sue dimissioni, dal suo successore Bonifacio VIII, che nel 1300 promulgherà il primo Giubileo della storia cristiana.
D. – Qual è il significato della penitenza oggi?
R. - Il significato della penitenza oggi è, più o meno, questo: il Simposio di quest’anno si inserisce nel contesto del tutto particolare dell’Anno della Fede e si celebra a poco tempo di distanza dalla conclusione della XIII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sul tema della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. In questa occasione è stato opportunamente ribadito da alcuni Padri sinodali che la nuova evangelizzazione passa anche attraverso il confessionale. Il Sacramento della Penitenza è strumento efficace, che rigenera l’uomo dal didentro, perché lo aiuta a cogliere la verità di se stesso: quella cioè di essere figlio prediletto del Padre, ricco di misericordia e sempre disposto a donargli incondizionatamente il suo perdono e la pace.
D. - Qual è il ruolo e il significato della Penitenzieria Apostolica?
R. - Quando si parla della Penitenzieria apostolica, in considerazione della sua denominazione, non è da stupirsi se taluni ci chiedono se questo sia un luogo di detenzione, una sorta di prigione della Chiesa cattolica. E’ ovvio che non è assolutamente così. La Penitenzieria, com’è stato anche oggi ribadito, è il dicastero più antico della Curia Romana, infatti la sua fondazione risale alla fine del XII secolo. La Penitenzieria svolge un servizio - si potrebbe affermare - esclusivamente spirituale, una funzione immediatamente collegata alla finalità della Chiesa, la Salus animarum. Il suo scopo è quello di agevolare e di aiutare i fedeli nella loro riconciliazione con Dio e con la Chiesa. Sappiamo che la riconciliazione del peccatore passa attraverso la mediazione autoritativa della Chiesa. Il peccato - e questo dobbiamo tenerlo fortemente presente - non è un affare che riguarda solo Dio e il penitente: con il peccato viene ferita anche la Chiesa e questa è una verità che, purtroppo, molti cattolici ignorano. L’intervento della Chiesa nel perdono dei peccati appartiene alla stessa volontà di Dio: non si tratta, quindi, di una prassi che si è venuta a sviluppare col passare del tempo; non è una forma con la quale si intende centralizzare o burocratizzare il perdono. La competenza del Tribunale della Penitenzieria Apostolica si riferisce alle materie che concernono il foro interno e quindi l’ambito intimo dei rapporti fra Dio e il fedele.
D. - Quali sono le vostre sfide e speranze?
R. - Noi ci auguriamo che in questi due giorni di studio il Sacramento della Penitenza - attraverso l’approfondimento della sua evoluzione storica, canonica, liturgica e pastorale - venga maggiormente riscoperto e apprezzato. Ci auguriamo che i confessionali vengano sempre più frequentati dai nostri fedeli come luoghi privilegiati per fare esperienza dell’amore misericordioso del Padre. Sull’importanza del confessionale e del Sacramento della Penitenza è anche più volte intervenuto il Santo Padre Benedetto XVI. Questo l’ha anche sottolineato nell’omelia pronunciata in occasione della Liturgia eucaristica a conclusione del Sinodo dei Vescovi: riscoprire il confessionale come luogo privilegiato di evangelizzazione e di trasmissione della sacra dottrina.
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