Presentati al Papa gli impegni emersi durante i lavori assembleari
Accomunati da un'utopia possibile
«La perdita di ogni vita umana è una perdita per l'umanità intera», perché «questa è una grande famiglia di cui siamo tutti responsabili». Citando le parole pronunciate da Benedetto XVI nel discorso alle autorità del Libano del 15 settembre scorso, il segretario generale dell'Interpol, Ronald K. Noble, ha espresso i sentimenti di gratitudine a nome dei partecipanti all'udienza.
Un'assemblea senza precedenti per intensità e partecipazione: così il segretario ha definito l'assemblea romana dell'Interpol, organismo del quale «dal 2008 -- ha ricordato -- lo Stato della Città del Vaticano è entrato a far parte». Da allora «l'Interpol e tutti i 190 Paesi suoi membri hanno potuto contare sul sostegno della Gendarmeria vaticana». Soffermandosi sulla eterogeneità dell'organismo, Noble ha notato che «benché parliamo lingue diverse, le nostre uniformi non siano tutte uguali e professiamo differenti fedi, rimaniamo saldamente legati assieme nel nostro comune impegno per il rispetto e la protezione della dignità delle persone, dei loro diritti fondamentali e dello Stato di diritto». Il segretario generale dell'Interpol ha concluso ribadendo la necessità di un'ampia assunzione di responsabilità da parte di tutti per «far rispettare la legge e tutelare la vita umana in tutto il mondo».
A nome del Governo italiano ha ringraziato il Papa il ministro dell'interno Annamaria Cancellieri. Sottolineando la «conosciuta sensibilità» del Pontefice «per la pace e la giustizia nel mondo», il ministro ha parlato di una sfida, quella posta da criminalità trasnazionale e dal terrorismo, la cui entità ha raggiunto dimensioni tali «che nessun Paese, neppure il più potente -- ha detto -- può farvi fronte da solo». Di qui la necessità di quella cooperazione internazionale di cui è concreta espressione l'Interpol, formata da «uomini e donne -- ha sottolineato Cancellieri -- di tutti i Paesi del mondo, uomini diversi per lingua, cultura e religione e tuttavia uniti e animati da una profonda fiducia in un mondo meno brutale, più giusto e più umano».
Una connotazione, quella sottolineata dal ministro italiano, resa evidente proprio dalla straordinaria partecipazione che ha caratterizzato i lavori dell'81ª assemblea generale dell'importante organismo, svoltasi a Roma dal 5 all'8 novembre. Vi hanno preso parte i rappresentanti di 190 Paesi, tra i quali circa 100 ministri dell'Interno o cariche equivalenti, chiamati a confrontarsi sul fenomeno della criminalità organizzata a livello internazionale.
Gli onori di casa li ha fatti proprio il ministro Cancellieri. Tra i numerosi interventi ricordiamo quello dell'arcivescovo Mamberti nella giornata inaugurale (del quale abbiamo pubblicato la traduzione italiana del testo integrale nell'edizione di mercoledì 7 novembre), e la relazione tenuta dal comandante della Gendarmeria della Città del Vaticano, Domenico Giani, il quale ha trattato il tema della difesa del patrimonio artistico religioso. Giani ha significativamente messo in evidenza il ruolo che in ogni attività -- e dunque anche in quella di sicurezza -- svolge l'elemento umano. Citando le parole dello storico ateniese Tucidide, che scriveva: «lo spessore di una fortezza non conta quanto la volontà di difenderla», Giani le ha riattualizzate e presentate come le linee guida dell'attività specifica della Gendarmeria vaticana, ritenendo «essenziale, per proteggere al meglio le strutture nelle quali sono custoditi i tesori dell'arte religiosa, oltre naturalmente l'attuazione di misure di protezione specifiche, una buona preparazione dei custodi supportata dal convincimento personale dell'importanza dell'incarico che svolgono. Se sono consapevole di ciò che proteggo, del valore che esso rappresenta per me e per il mio popolo, la mia azione di vigilanza sarà sicuramente più efficace». E l'arte religiosa, ha concluso, rappresenta un patrimonio per l'umanità intera poiché, in un linguaggio universale esprime «il senso del mistero racchiuso nell'anima» che «trova il suo completamento nella fede».
(©L'Osservatore Romano 10 novembre 2012)
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