mercoledì 14 novembre 2012

Il Papa e gli anziani. Commenti di Mangano dell’Auser e di Marazziti di Sant’Egidio

Il Papa e gli anziani. Commenti di Mangano dell’Auser e di Marazziti di Sant’Egidio 

Ancora forte l’emozione per gli ospiti della Casa famiglia “Viva gli anziani”, gestita a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, visitata lunedì scorso dal Papa. Benedetto XVI ha esortato famiglie e istituzioni a fare in modo che gli anziani possano rimanere nelle loro case. Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di Michele Mangano, presidente nazionale dell’Auser, associazione impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo: 

R. – Raccogliamo con una grande fiducia, una grande speranza, queste parole di Sua Santità, perché per noi è molto importante che ci sia una forte attenzione delle istituzioni, del governo, delle forze politiche sul tema appunto delle persone anziane, soprattutto quelle non autosufficienti, che vivono da sole.

D. – Cosa occorre in Italia, da un punto di vista legislativo, per dare agli anziani, soprattutto non autosufficienti, un’assistenza adeguata?

R. – Occorre veramente definire una legge nazionale sulla non autosufficienza, non solo per finanziare il fondo, che è stato azzerato, ma nello stesso tempo per creare una legge quadro in cui si costruisca un intervento, basato sul sistema a rete di servizi, dove lo Stato deve garantire almeno quei livelli essenziali, come per esempio l’assistenza domiciliare integrata; ci può essere anche l’intervento del sistema delle autonomie locali sulla domiciliarità sociale e, infine, anche il ruolo dei soggetti al terzo settore, del volontariato, delle famiglie, che completano un intervento integrato nella direzione appunto del sostegno alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia.

D. – Il Papa ha esortato famiglie e istituzioni a fare in modo che gli anziani restino in casa...

R. – Gli over 65 non autosufficienti in Italia sono 1 milione 700 mila circa. Da questo punto di vista, allora, è importante non puntare solo sull’unico strumento su cui, al momento attuale, può contare la persona autosufficiente, soprattutto quando c’è una disabilità totale, che è quella dell’indennità di accompagnamento. Bisogna costruire, rinnovare, riformare l’indennità di accompagnamento, costruendo un servizio a reti, per l’intervento, i cui costi ovviamente non possono che oscillare intorno ai 10 miliardi di euro l’anno, perché è un intervento che prevede la prevenzione, la cura, la riabilitazione, l’intervento domiciliare. Quindi, su questo terreno occorre ovviamente che ci sia un impegno graduale per raggiungere questi obiettivi. D’altra parte, anche in altri Paesi europei, si sono costruite leggi sulla non autosufficienza, che hanno affrontato il tema in modo graduale, anche con la compartecipazione delle famiglie, in relazione al reddito. Quindi, è un processo complesso, che deve vedere veramente una politica di intervento organica.

Sulla visita del Papa nella Casa famiglia “Viva gli anziani”, si sofferma anche il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti, intervistato da Fabio Colagrande: 

R. – Gli anziani sembrano il tema più dimenticato oggi nella nostra società, nel dibattito culturale, o il tema più evitato. Il Papa c’è andato dentro e dà un messaggio su quale sia la soglia di civiltà. La soglia per la nostra civiltà post moderna è come si vedono e come riusciamo a trattare gli anziani. Il Papa ha detto in maniera chiara, anche alla società civile, che è importante lavorare, perché gli anziani possano rimanere a casa. Questo è un cambiamento a 360 gradi delle attuali politiche sociali e sanitarie, che investono tutto nell’istituzionalizzazione, anche in buona fede, ma ormai con una qualità della vita molto bassa. Invece occorre ripensare anche al nostro modello di vita, aiutando chi è anziano quanto più possibile a rimanere quanto più a lungo in casa propria.

D. – Tra l’altro, il Papa ha detto: “Voglio ribadire che gli anziani sono un valore per la società e soprattutto per i giovani”...

R. – Come Comunità di Sant’Egidio è parte della nostra formazione quella di stare con gli anziani, anche quando si è ragazzi, quando si è giovani, perché c’è un ponte da creare e da ricreare, da cui dipende proprio la qualità della vita, del nostro presente e del nostro futuro.

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