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I 500 ANNI DELLA CAPPELLA SISTINA A PALAZZO SAN MACUTO MOSTRA CON I PREZIOSI DISEGNI PREPARATORI
I piccoli capolavori di Michelangelo
Il Buonarroti volle distruggere quasi tutti gli schizzi perché di lui doveva rimanere solo ciò che era perfetto
di Antonio Angeli
Davanti a palazzo San Macuto, a due passi dal Pantheon, ieri, poco dopo l'ora di pranzo, le persone sfidavano la pioggia torrenziale in attesa di poter vedere pochi disegni, appena accennati, sbiaditi dal tempo.
Ma ne valeva la pena. Quei pezzi di cartoncino con figure incomplete: una mano, un viso, una gamba, sono tutto quello che resta dell'opera preparatoria dei più grandi e famosi affreschi della Storia: quelli della Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti. Cinquecento anni fa, giusto il 31 ottobre del 1612, papa Giulio II, seguito dai suoi cardinali, varcava la soglia dalla sala per ammirare il lungo lavoro a cui il maestro toscano si era dedicato per anni. E proprio ieri è stata inaugurata, nel romano Palazzo San Macuto della Camera dei Deputati, la mostra «Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi della Casa Buonarroti», a cura dell'associazione MetaMorfosi. «La Camera - ha detto ieri il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini - ha immediatamente accolto la richiesta formulata dall'onorevole Pietro Folena e dall'associazione MetaMorfosi di ricordare il cinquecentesimo anniversario dell'inaugurazione della Sistina con un'esposizione di disegni, alcuni dei quali mai usciti dall'archivio di casa Buonarroti, per dare concreta attuazione a quello che dice l'articolo 9 della Costituzione: lo Stato promuove e tutela il patrimonio artistico e la cultura». L'esposizione, che proseguirà fino al 7 dicembre, offre un gruppo di bozzetti, con ampi riferimenti fotografici agli affreschi della volta. Da sottolineare la presenza dell'unico progetto complessivo per il Giudizio Universale sopravvissuto al rogo nel quale Michelangelo, negli ultimi anni della sua vita, distrusse gran parte dei disegni romani, affinché, come racconta il Vasari: «Nessuno vedesse le fatiche durate da lui et i modi di tentare l'ingegno suo, per non apparire se non perfetto». Ci sono poi una serie di stampe e dipinti di artisti che, nei secoli, sono stati ispirati dai grandi affreschi. Dopo pochi attimi che si osservano i bozzetti si rimane incantati dalla morbidezza del tratto, dalla «tridimensionalità» delle pur appena accennate figure. E guardando questi pochi, piccoli grandi capolavori del Buonarroti, si intuisce quanto sia stato lungo e spossante il lavoro necessario per regalare alla Storia e all'Umanità la Cappella Sistina. Michelangelo iniziò a lavorare alla volta il 10 maggio del 1508 e terminò nel 1512. Al Giudizio si dedicò tra il 1536 e il 1541. Il cinquecentesimo anniversario della Sistina è stato ieri ricordato dal Santo Padre: «La Sistina è, per sua natura, un'aula liturgica, ed è come se, durante l'azione liturgica, tutta questa sinfonia di figure prendesse vita, in senso certamente spirituale, ma inseparabilmente anche estetico», ha detto Benedetto XVI durante l'omelia nella celebrazione dei Vespri della solennità di tutti i Santi. Secondo il Papa, infatti, «la Cappella Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più bella, più autentica; si rivela in tutta la sua ricchezza». Infatti, «la percezione della forma artistica è un atto tipicamente umano e, come tale - dunque - coinvolge i sensi e lo spirito». Sempre ieri, inoltre, è stato annunciato che non ci sarà il «numero chiuso» per i visitatori della Sistina, nonostante l'allarme per la conservazione degli affreschi, a causa dell'alto numero di persone le quali, con il loro calore e con il respiro, rischiano di danneggiare le pitture. Sarà invece presentato, al più presto, un progetto per la nuova climatizzazione. Lo ha annunciato in un'intervista alla Radio Vaticana il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci.
© Copyright Il Tempo, 1° novembre 2012 consultabile online anche qui.
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