lunedì 12 novembre 2012

Card. Ravasi: vorrei un "Cortile dei Gentili" a Oslo, terra di dialogo coi luterani (R.V.)

Card. Ravasi: vorrei un "Cortile dei Gentili" a Oslo, terra di dialogo coi luterani 

“Ai confini della cristianità: alla ricerca dell’eredità comune fra Norvegia e Santa Sede”. Su questo tema si è tenuta ieri a Roma una giornata di studio promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Istituto di Norvegia. Archeologia, architettura, mistica nordica e pellegrinaggi sono alcuni degli ambiti indagati per illustrare i collegamenti tra la terra di sant’Olaf e la Sede di Pietro.Tra i relatori, mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, Rolf Trolle Andersen, ambasciatore di Norvegia presso la Santa Sede, e il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della Cultura. Proprio il cardinale Ravasi ha espresso il desiderio di portare nella capitale norvegese Oslo l’esperienza del “Cortile dei Gentili”, nata come piattaforma di dialogo fra credenti e non credenti. Carl Vilhem Hojer, collega del programma scandinavo, ha chiesto al porporato le ragioni di questa scelta: 


R. – Il mio desiderio è quello di poter portare un Cortile dei Gentili a Oslo, per almeno due ragioni. La prima, perché siamo all’interno di un Paese luterano in cui la presenza cattolica è minoritaria, e un Paese laico, fortemente secolarizzato. Per cui, è interessante stimolare e vedere come un’altra confessione, come la luterana – che è nostra sorella – dialoghi con il mondo della non-credenza che all’interno di questo Paese ormai ha manifestazioni molto ampie. La seconda ragione è proprio la ricchezza della cultura moderna e contemporanea della Norvegia. Attraverso la pittura, con il grande simbolo di Munch, e quindi il tema del dolore, della lacerazione che è rappresentato anche dalla letteratura con la figura di Ibsen e altre figure particolarmente tormentate che rappresentano la tenebra. Dall’altra parte, però, riuscire ad introdurre anche questa forza, questa vitalità che la natura ha in Norvegia, e che è rappresentata dal Frogner Park, con tutta quella vitalità che sembra il desiderio di vincere la notte artica.


D. – Secondo lei, esiste ancora una cultura veramente cristiana in Norvegia?


R. – Io penso che esista ancora, almeno per quanto riguarda i grandi segni, i grandi simboli, la grande letteratura del passato, le grandi figure della tradizione che sono anche state studiate durante questo convegno, sono significative. Direi anche la bella presenza, per esempio, delle chiese di legno che rappresentano una spiritualità tutta particolare. E, dall’altra parte, penso anche ai valori umani che sono ancora presenti: la Norvegia è il Paese dove si assegna il Premio Nobel per la pace. Quindi, io sono convinto che sotto il velo della secolarizzazione che è dominante, ci sia ancora la brace, cioè le scintille, dell’antica spiritualità cristiana.


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