Perugia-Città della Pieve
Bassetti: «Credere apre gli occhi»
Giacomo Gambassi
È «la risposta alla natura dell’uomo che rende piena, bella e soddisfatta la vita» e che, nonostante «i nostri limiti», sa farla «rifiorire dandole un gusto sempre più vero e intenso». La fede è «gioia» che nasce dal «riconoscere la presenza dell’infinito tra noi, in carne e ossa». Lo scrive l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, nella Lettera pastorale che ha per titolo un versetto del Salmo 27: «Il tuo volto Signore io cerco».
Il testo è definito dallo stesso Bassetti una «riflessione sull’Anno della fede» per raccontare che l’amicizia con Cristo è «compimento del cuore», «incontro che apre gli occhi», abbraccio che «dona senso» e che «già su questa terra offre il centuplo». Certo, tutto ciò non ha nulla a che vedere con «pratiche di pie devozioni» o con «sistemi moralistici finalizzati ad avere supporti consolatori». E, quando accade, Cristo «diviene semplicemente un fatto del passato, che non ha incidenza sull’“io” presente».
Invece la «forza della fede sta nella contemporaneità di Cristo» che guida il cammino dell’uomo, sottolinea l’arcivescovo. Il che non significa che «le persone cambiate da lui non commettano errori, ma anche attraverso gli errori, nella disponibilità continua alla correzione, testimoniano qualcosa che è più di loro». Ed è proprio «il fascino della testimonianza di vita» che comunica il mistero della fede, mentre oggi «si è sostituito l’annuncio con la catechesi e la dottrina» che comunque sono «necessarie», scrive Bassetti.
Forte di queste fondamenta, l’arcivescovo propone alcune «indicazioni». Il primo richiamo è alla «conversione personale» che avviene «dedicando tempo alla riflessione per interrogarsi su quale scelta si può compiere per avanzare nella fede». Poi Bassetti suggerisce di promuovere «laboratori della fede» nelle case, tra gli amici, nei gruppi familiari, in oratorio «per condividere la storia del cammino di fede ma anche ricordare le difficoltà sperimentate nel credere in Dio». Quindi l’invito a «riscoprire la dimensione missionaria della fede» guardando alla «freschezza» che giunge dalle Chiese lontane.
Di fronte alla sfida dell’annuncio l’arcivescovo chiede di trovare «linguaggi adatti a un nuovo stile di evangelizzazione» che entrino «nelle omelie, nella catechesi e nei media». Da qui l’appello ai giovani a costruire «una fede adulta e pensata». Un’attenzione particolare va riservata alla «riscoperta della propria parrocchia come comunità di fede». E occorre «rimarcare l’importanza della domenica, il momento più significativo per l’educazione alla fede e alla vita fraterna».
Necessaria è anche «una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza» sostenendo la nascita di «una nuova generazione di laici cristiani capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale». Da rilanciare «l’impegno ecumenico» che «non è attività marginale della Chiesa», precisa Bassetti.
A fare da bussola i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa cattolica. Documenti che illuminano sull’incontro con «Cristo verità». E, dentro questo rapporto, «l’uomo affronta tutto, dalle questioni personali a quelle dell’ambiente in cui studia o lavora» sorretto da «una vera e fondata speranza».
© Copyright Avvenire, 15 novembre 2012 consultabile online anche qui.
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