giovedì 1 novembre 2012

Albino Luciani e la fortezza degli umili. Il patriarca Moraglia nel centenario della nascita del Pontefice di Canale d'Agordo

Il patriarca Moraglia nel centenario della nascita del Pontefice di Canale d'Agordo

Albino Luciani e la fortezza degli umili


Venezia, 31. «Un sincero e onesto lavoratore della vigna del Signore», impegnato nell'opera di «annuncio evangelico nella Chiesa e a nome della Chiesa, senza timori e calcoli umani», bensì con la «fortezza degli umili». A delineare così la figura di Albino Luciani, già patriarca di Venezia e per 33 giorni Papa Giovanni Paolo I, è stato monsignor Francesco Moraglia, attuale patriarca della diocesi lagunare, nell'omelia della messa presieduta ieri sera nella basilica di San Marco con i vescovi del Triveneto nel centenario della nascita del Pontefice di Canale d'Agordo.

A Venezia, ha rilevato monsignor Moraglia, «il ricordo di Luciani è ancora vivo nel popolo di Dio e, col passare del tempo, l'affetto si unisce alla crescente stima per la sua santità». E, sottolineando la «libertà dell'uomo e del pastore anche di fronte al rischio dell'impopolarità», Luciani viene descritto come un «uomo profondamente obbediente a Dio e al Suo progetto, chiamato a compiti e decisioni davvero ardue». Infatti, fu chiamato a «svolgere il ministero ecclesiale -- prima come vescovo e poi come Papa -- in un periodo tempestoso come furono gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso». Così, «annunziare il Vangelo senza rinnegarlo, stare di fronte al mondo senza temerlo e senza scendere a compromessi, presiedere a una comunità cristiana ferita nella comunione, senza cedere alla tentazione di conquistarsi una facile notorietà, significa caricarsi della propria parte di sofferenza».
Di qui il richiamo al messaggio Urbi et orbi del 27 agosto 1978, giorno successivo all'elezione sul soglio di Pietro, e all'appello «all'effettiva comunione ecclesiale costruita attorno a Gesù Cristo e al suo Vangelo», alla responsabilità e alla «volontà di conversione, superando le tensioni interne alla Chiesa e, attraverso la vigilanza, l'impegno a resistere alla tentazione di uniformarsi al mondo».
Per quanto riguarda la «breve ma densa» presenza di Luciani sulla cattedra di Pietro, monsignor Moraglia ha osservato come «gli avvenimenti non ricevono senso solo dalla durata; essi hanno significato per ciò che rappresentano in se stessi e per la forza con cui sono capaci di generare futuro. Avvenimenti improvvisi, quindi, possono produrre novità sostanziali mentre avvenimenti di lunga durata non è detto che riescano a generare novità. Talvolta si sente dire che dopo un evento breve, ma carico di significato, le cose non sono state più come prima; vi sono i terremoti e gli tsunami fisici ma anche quelli intellettuali e spirituali».


(©L'Osservatore Romano 1° novembre 2012)

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