domenica 12 febbraio 2012

Fin dai primordi l'uomo è religioso. A colloquio con Julien Ries che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro (Gori)

A colloquio con Julien Ries che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro

Fin dai primordi l'uomo è religioso

di Nicola Gori

L'insigne antropologo belga Julien Ries è stato un pioniere. Le sue ricerche sull'homo religiosus, infatti, hanno profondamente innovato il campo dell'indagine antropologica, suscitando per anni un vivace dibattito non solo tra gli storici delle religioni, ma tra gli stessi studiosi cattolici. Ries è stato l'iniziatore di una nuova materia di studio: l'antropologia religiosa fondamentale. Il suo pensiero -- in sintonia con le tesi del paleoantropologo francese Yves Coppens -- si basa sull'affermazione che l'essere umano fin dal suo apparire sulla terra (si pensa che i primi esemplari dell'homo abilis risalgano a circa due milioni e mezzo di anni fa) è uomo religioso. Ciò significa che ancor prima che le religioni si formassero e istituzionalizzassero, l'uomo ha sempre avuto una vita religiosa. In questa intervista al nostro giornale Ries -- che sabato 11 febbraio riceve l'ordinazione episcopale e nel Concistoro del 18 successivo viene creato cardinale da Benedetto XVI -- spiega i punti essenziali del suo pensiero e ripercorre alcune tappe della sua carriera accademica.

Come ha accolto la sua elevazione al cardinalato?

La mia prima reazione è stata di sorpresa in quanto non mi sarei aspettato assolutamente di diventare un giorno cardinale. Da mezzo secolo mi dedico al mio lavoro scientifico e non ho il tempo di far viaggiare l'immaginazione per scoprire cosa mi riserva il futuro. Quindi la nomina è stata una grande sorpresa. Ma riflettendoci sopra, ne capisco la ragione. In questi ultimi tempi, oltre a esponenti della Curia romana e a presuli che sono a capo di Chiese particolari, i Pontefici hanno scelto come cardinali anche delle personalità del mondo accademico e culturale per fare con loro una riflessione. Uomini che hanno passato la loro vita a studiare e riflettere. Persone anche di un certa età. A quasi 92 anni, come me, si ha un lungo passato e c'è stato molto tempo per riflettere. Penso, per esempio, alle nomine cardinalizie di Franz König (1958), arcivescovo di Vienna e storico delle religioni, di Charles Journet (1965), esperto di ecclesiologia, di Jean Daniélou (1969), studioso di patristica, e di Hans Urs von Balthasar (1988), che si è dedicato alla grande sintesi del pensiero di Tommaso d'Aquino. Considerando ciò, si comprendono le ragioni della scelta di alcuni cardinali, quelli che in genere sono in coda alla lista.

Lei ha dedicato la sua vita allo studio e all'insegnamento della teologia e dell'antropologia religiosa. Crede che l'uomo potrà fare a meno della religione nel futuro?

A mio parere, no. Perché l'uomo è appunto homo religiosus e questo è evidentissimo dopo le ultime scoperte. L'uomo è nato come homo religiosus e come homo symbolicus. Gli stessi studiosi di preistoria, come il grande Yves Coppens, sono d'accordo al riguardo. Proprio partendo dalla preistoria, constatiamo una crescita continua della religione, della quale l'incarnazione di Gesù Cristo è in qualche modo l'apice. Le grandi religioni continueranno, perché sono una via, un senso per l'uomo. Ai lati di una via ci sono certamente i sassi -- che potremmo paragonare alle sétte -- ma le religioni, quelle grandi, continueranno. D'altronde, si possono trovare prove di questo in tutto il pianeta. Se si fa una panoramica mondiale, ci si rende conto che l'uomo ha bisogno della religione.

Qual è il ruolo del sacro nella storia religiosa dell'umanità?

Bisogna distinguere tra il senso del sacro e il suo ruolo. Io ho cominciato a spiegarlo pubblicando un primo libro, Il Sacro nella storia religiosa dell'umanità (Jaca Book, Milano, 1982, pagine 250, euro 14,98) Il volume è uscito prima in italiano e ha avuto tre ristampe. Poi ci sono state le edizioni in spagnolo, francese, turco e rumeno. Ciò dimostra come anche un piccolo libro di 250 pagine possa richiamare l'attenzione in diversi ambiti religiosi. Abbiamo allora avviato una grande opera sull'antropologia del sacro in dieci volumi, pubblicata da Jaca Book. Poi sono venute le traduzioni, in francese, in spagnolo. In vari Paesi si continua a tradurre questi volumi. Abbiamo potuto fare così un percorso importante. Ho lavorato con più di cento professori per scrutare il sacro. È stato compiuto un lavoro fondamentale sul senso del sacro, che viene scoperto dall'uomo e che gli mostra l'esistenza di una trascendenza. Il ruolo del sacro è l'orientamento della vita. L'homo religiosus orienta la sua vita a partire da esso. Abbiamo ottenuto dei risultati significativi perché questi libri vengono tradotti e si diffondono sempre più. Tutto ciò è anche confermato dalla pubblicazione della mia Opera omnia che ha riscosso grande successo, cosa che non mi aspettavo assolutamente. È stata un'idea dell'editore Jaca Book. E i fatti gli hanno dato ragione, visti i risultati.

Esistono elementi comuni alle religioni su cui costruire il dialogo?

Nelle diverse religioni esistono elementi che sono fondamentali: in tutte ci sono simboli e miti, che hanno una struttura più o meno analoga. Ciò è molto importante. D'altro canto, ci sono elementi comuni nelle diverse religioni anche perché esse riguardano l'uomo: l'uomo totale, l'uomo universale. L'essere umano vive nel mondo in contesti culturali differenti. Le religioni, grazie alle culture, hanno elementi diversi, ma poggiano su un fondo comune. Da qui la grande questione dell'antropologia religiosa.

Perché il sentimento dell'immortalità avvicina gli uomini a dispetto delle differenze di razza, religione o civiltà?

Ho appena terminato un libro sull'aldilà e sull'immortalità nelle grandi religioni del mondo. È suddiviso in venti capitoli e ognuno è dedicato a una religione diversa. Mostra come in ogni religione c'è una grande preoccupazione per l'aldilà. L'uomo riflette non solo sul senso della vita, ma anche sul senso di quello che c'è oltre la vita. Fin dalla preistoria ciò è stato molto importante. Basti pensare, già 90.000 anni prima della nostra era, ai tesori delle tombe nelle diverse culture e civiltà. Si riscontrano elementi molto importanti: la ricerca dell'aldilà, di cosa avviene dopo la morte. Nella preistoria lo si trova nella documentazione archeologica. E nella storia, dalle prime forme di scrittura risalenti a 6.000 anni fa, lo si trova nei testi: l'uomo cerca di capire ciò che avviene nell'aldilà. Da qui la ricerca delle religioni. Una ricerca diversa, tra l'altro, a seconda della religione. Ci sono posizioni ottimiste, come nell'antico Egitto -- è meraviglioso vedere come in quella civiltà si concepiva l'aldilà -- e ci sono posizioni più pessimiste, come in Mesopotamia, dove l'uomo, vivendo in una cultura nella quale veniva considerato schiavo degli dei, ha trasposto nell'aldilà questa nozione di schiavitù. In ogni caso, si trova sempre una visione dell'aldilà.

Che valore hanno i libri sacri nelle diverse religioni?

Ogni religione ha i suoi libri. Con l'avvento della scrittura, i testi sono stati messi per iscritto. Prima c'erano le tradizioni orali. Per esempio, nel mondo indo-europeo, in India e altrove, c'è un lungo periodo di tradizione orale. Poi viene la tradizione scritta. I testi vengono messi su un supporto -- pelli di animali, papiri, manoscritti, e così via -- e si considerano allora molto importanti. Vengono ritenuti come il tesoro di ogni religione, sebbene ognuna abbia il proprio libro sacro. La rivelazione giudeo-cristiana ha la Bibbia, quella di Maometto ha il Corano, l'India ha una serie imponente di libri, ed essi vengono considerati sacri. Per esempio, nella casa di un musulmano il Corano non viene collocato assieme agli altri libri, ma occupa un posto a sé, una posizione privilegiata.

Come definisce lei l'antropologia religiosa fondamentale?

L'antropologia è uno dei grandi temi a cui s'interessa la ricerca attuale. Esiste un'antropologia fisica dell'essere umano. Esiste un'antropologia della persona, dell'uomo considerato nella sua totalità. Ci sono diversi orientamenti. C'è anzitutto l'antropologia sociale e culturale, che è la più nota; poi l'antropologia marxista, che è un'antropologia materialistica; quindi l'antropologia strutturale di Levi-Strauss, che è basata sui miti. Quest'ultimo ha pubblicato quattro volumi sui miti e ha fondato su di essi un'antropologia. Le antropologie sono diverse a seconda del senso religioso e culturale. Io ho lavorato per riuscire a individuare un'antropologia fondamentale sulla quale si possono basare le altre antropologie: quella indù, quella musulmana, quella greca, quella romana e quella cristiana. Per questo la chiamo antropologia fondamentale. E, dopo aver pubblicato su di essa duemila pagine, frutto di una lunga ricerca, ritengo che questa antropologia fondamentale sia quella dell'homo religiosus che vive l'esperienza del sacro. È in corso un dibattito su tale antropologia anche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, dove un'intera equipe sta lavorando in tal senso.

Proprio all'Università Cattolica del Sacro Cuore lei ha donato nel 2009 la sua biblioteca, i suoi manoscritti, le sue note e la sua corrispondenza. Quali sono i testi più importanti di questi archivi?

Vorrei anzitutto spiegare il motivo. Questa biblioteca e questi documenti hanno una duplice utilizzazione. Li ho donati all'università perché l'editore Jaca Book, la cui sede è accanto all'ateneo, può in questo modo utilizzarli per continuare a lavorare sulle mie pubblicazioni. Inoltre, nell'università si formano giovani che proseguiranno questo lavoro. L'editore ha già pubblicato due volumi, un terzo è in fase di pubblicazione. È in corso anche una raccolta speciale, frutto della collaborazione tra l'editore e l'università. Tutto ciò offre l'opportunità di continuare questo lavoro anche dopo di me.

(©L'Osservatore Romano 12 febbraio 2012)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dipende da che primordi. Io direi dall'homo neandhertalensis. Dell'erectus non esistono tracce di riti religiosi. Figurarsi dell'abilis o dell'austrolopiteco.
Sara' pure consolante che l'uomo e' religioso, per natura. A me dice poco.... Il bisogno esiste ma non e' detto che esista la soddisfazione.
Sapere che il Cro Magnon adorava il sole (ben prima di Cristo, Budda e Maometto) non mi fa pensare che il sole sia Dio. E poi dopo 30.000 (di sapiens sapiens) e' possibile che un Dio non si sia ancora rivelato e abbia messo daccordo tutti (le religioni in primis)?
(provocazione di Alberto2 :-))