sabato 25 febbraio 2012

Mons. Miglio nuovo arcivescovo di Cagliari: promuovere la solidarietà in questo tempo di crisi

Mons. Miglio nuovo arcivescovo di Cagliari: promuovere la solidarietà in questo tempo di crisi

Benedetto XVI ha nominato oggi mons. Arrigo Miglio, finora vescovo di Ivrea, nuovo arcivescovo di Cagliari. Succede a mons. Giuseppe Mani che ha rinunciato al governo pastorale della diocesi per sopraggiunti limiti d’età. Piemontese, 70 anni, il nuovo arcivescovo di Cagliari è attualmente presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Al microfono di Alessandro Gisotti, mons. Miglio confida le sue emozioni per questa importante nomina:

R. – Le emozioni sono tante, anche perché ho iniziato il mio episcopato proprio in Sardegna, nella diocesi di Iglesias. Quindi, naturalmente si affacciano tanti ricordi, tante persone … Il sentimento è di riconoscenza per quanto ricevuto nei primi anni del mio episcopato ad Iglesias dalla fede della Chiesa in Sardegna e dalla cultura della regione della Sardegna. Il terzo sentimento è la trepidazione, perché il campo della missione che il Santo Padre mi affida è davvero vasto e impegnativo. Ma sono confortato dall’incoraggiamento che mi è venuto dal Papa e dai suoi collaboratori, e dall’incoraggiamento anche che mi viene da tante persone che stanno pregando e che mi hanno fatto sapere la loro vicinanza fraterna e orante.

D. – Cosa porterà a Cagliari da Ivrea?

R. – Anzitutto la solidarietà. Anche a Ivrea e nel Canavese non stanno vivendo un momento facile. La Sardegna vive un momento difficile: nei giorni scorsi i giornali hanno descritto una situazione molto pesante, che peraltro un po’ conoscevo dalla visita del presidente Napolitano. Ecco: vorrei proprio portare anzitutto questa solidarietà Nord-Sud, e questa solidarietà deve aiutarci a capire le radici vere della crisi e quindi la "terapia" vera per la crisi, che è culturale e spirituale. Abbiamo bisogno di una terapia dello spirito, del cuore. Vorrei portare questa convinzione che mi sono fatto proprio in questi anni qui, ad Ivrea. Quando sono arrivato, 13 anni fa, c’era già la crisi, era già finita la grande esperienza Olivetti. Ma in questi anni, ho potuto approfondire meglio, proprio vivendo le difficoltà della mia regione, anche quanto ci dice – ad esempio – la “Caritas in Veritate” sulle vere cause della crisi.

D. – In questo impegno le sarà sicuramente utile la sua esperienza appassionata come presidente del Comitato per le Settimane sociali...

R. – Questo è davvero un motivo di conforto! Devo dire che questi anni di lavoro con il Comitato delle Settimane sociali, che non finirò mai di ringraziare, sono stati per me una scuola importante, un orizzonte che mi ha aiutato a vivere i problemi della diocesi in un orizzonte ecclesiale e sociale più ampio. Questo lo porto volentieri anche in Sardegna e sono certo che aver vissuto il ponte tra Piemonte e Sardegna possa aiutare anche l’esperienza delle Settimane sociali ad essere fermento, lievito di unità e di solidarietà in un Paese che ha bisogno di essere unitario e unito. (gf)

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1 commento:

Anonimo ha detto...

E' un segno di "apertura" il fatto che il vescovo di cui si parla non sia sardo (anche se è già stato negli anni precedenti in Sardegna). Non capisco per quale motivo si debbano sempre scegliere Vescovi oriundi di una determinata regione affidando loro diocesi della medesima regione. Infatti si dice da più parti che in Calabria il successore della diocesi di Reggio Calabria sia il vescovo Marcianò di Rossano che è originario della diocesi di Palmi (città in provincia di RC).