giovedì 3 maggio 2012

Sulla scia del memorabile discorso pronunciato nel 2008 al Collège des Bernardins di Parigi, il Papa invita a recuperare “la feconda radice europea di cultura e di progresso” (Bandini)



IL PAPA AL GEMELLI: DIALOGO SCIENZA-FEDE ALLA RADICE DEL PROGRESSO


Roma - Benedetto XVI alla cerimonia per i 50 anni della facoltà di Medicina dell'U.Cattolica: Senza amore, anche la scienza perde la sua nobiltà


Roma - Il connubio scienza-fede e il primato della ragione: Benedetto XVI torna sui temi a lui cari in occasione del 50esimo anniversario dell’istituzione della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica. 
Il Papa si è recato nella sede romana dell’Università, dove è stato accolto, tra gli altri, dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e i vertici dell’Ateneo. Presenti alcuni ministri e le autorità locali. Studenti e medici lo hanno atteso nel piazzale, i pazienti alle finestre. 
“Ricco di mezzi, ma non altrettanto di fini, l’uomo del nostro tempo vive spesso condizionato da riduzionismo e relativismo, che conducono a smarrire il significato delle cose” e a “relegare all’irrilevanza la dimensione trascendente”: è il rischio che il Papa mette davanti agli occhi di uomini di scienza e medicina, ma anche – in questa Università – di fede. “Proprio la cultura positivista – nota -, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l’indebolimento della capacità di intelligenza del reale” oltre a “un impoverimento etico”.
Sulla scia del memorabile discorso pronunciato nel 2008 al Collège des Bernardins di Parigi, il Papa invita a recuperare “la feconda radice europea di cultura e di progresso”, quel “quaerere Deum” che “comprendeva l’esigenza di approfondire le scienze profane. Si può dire che lo stesso impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano”. È qui che scienza e fede hanno il loro terreno comune: “fides quaerens intellectum. Scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasi una complementare esigenza dell’intelligenza del reale”. E aggiunge: “Vissuta nella sua integralità, la ricerca è illuminata da scienza e fede, e da queste due “ali” trae impulso e slancio, senza mai perdere la giusta umiltà, il senso del proprio limite. In tal modo la ricerca di Dio diventa feconda per l’intelligenza, fermento di cultura, promotrice di vero umanesimo, ricerca che non si arresta alla superficie”. Infatti “la prospettiva della fede è interiore - non sovrapposta, né giustapposta - alla ricerca acuta e tenace del sapere”. Il cristianesimo è “religione del Logos. Non relega la fede nell’ambito dell’irrazionale, ma attribuisce l’origine e il senso della realtà alla Ragione creatrice, che nel Dio crocifisso si è manifestata come amore”.
Ecco il punto di sintesi: “È proprio l’amore di Dio, che risplende in Cristo, a rendere acuto e penetrante lo sguardo della ricerca. Senza amore, anche la scienza perde la sua nobiltà. Solo l’amore garantisce l’umanità della ricerca”. Ai malati Benedetto XVI assicura: “Qui saranno sempre seguiti con amore”, qui è posta al centro dell’attenzione “la persona umana nella sua fragilità e nella sua grandezza, nelle sempre nuove risorse di una ricerca appassionata e nella non minore consapevolezza del limite e del mistero della vita”. L’Università cattolica è oggi chiamata a essere “istituzione esemplare” che “allarga il respiro su progettualità in cui il dono dell’intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato, superando una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza”. Ugualmente una facoltà cattolica di Medicina è un luogo in cui “la relazione di cura non è mestiere, ma missione” che “si esprime dall’interno di una professionalità eccellente” e dove “l’umanesimo trascendente non è slogan retorico, ma regola vissuta della dedizione quotidiana”.   


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