La visita del Papa alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Senza amore la scienza perde la sua umanità
Solo l’amore garantisce la nobiltà e l’umanità della scienza, mettendola al riparo dal rischio del relativismo che indebolisce il pensiero e annebbia i valori etici.
Lo ha affermato Benedetto XVI durante la visita compiuta giovedì mattina, 3 maggio, alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della facoltà di medicina e chirurgia del policlinico Agostino Gemelli.
Parlando alle autorità politiche, civili e religiose, al corpo accademico, ai rappresentanti del personale, degli studenti e dei pazienti, il Papa ha ricordato i fondamenti culturali e spirituali che sorreggono l’attività di studio e di insegnamento dell’Università Cattolica. Destinata a essere «luogo — ha sottolineato — in cui la relazione educativa è posta a servizio della persona nella costruzione di una qualificata competenza scientifica»; luogo dove «la relazione di cura non è mestiere, ma missione» e dove «la carità del buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il Volto stesso di Cristo».
Missione alta e impegnativa, che il Pontefice ha descritto a partire dall’affermazione che «la ricerca scientifica e la domanda di senso, pur nella specifica fisionomia epistemologica e metodologica, zampillano da un’unica sorgente, quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligenza della storia». Si comprende perciò la necessità che «la cultura riscopra il vigore del significato e il dinamismo della trascendenza»: in una parola, «apra con decisione l’orizzonte del quaerere Deum», a partire dalla consapevolezza che «lo stesso impulso della ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano».
Per restituire alla ragione la sua dimensione integrale, dunque, scienza e fede devono recuperare la loro «reciprocità feconda» e diventare così le due «ali» da cui la ricerca trae impulso e slancio. Un compito oggi particolarmente urgente, soprattutto per evitare che la formazione accademica si chiuda alla dimensione trascendente e lasci spazio a un orizzonte meramente produttivistico e utilitaristico. La prospettiva della fede, infatti, «è interiore — non sovrapposta né giustapposta — alla ricerca acuta e tenace del sapere».
In questo senso, la facoltà cattolica di medicina — ha ricordato in conclusione Benedetto XVI — è chiamata a essere il «luogo dove l’umanesimo trascendente non è slogan retorico, ma regola vissuta della dedizione quotidiana».
(©L'Osservatore Romano 4 maggio 2012)
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