martedì 22 maggio 2012

Pedofilia, Cei: collaborazione con i giudici prassi ordinaria. I vescovi non sono pubblici ufficiali. 135 preti giudicati, tempi di prescrizione più lunghi (Izzo)


PEDOFILIA: CEI, COLLABORAZIONE CON I GIUDICI PRASSI ORDINARIA 


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 22 mag. 


Anche se nella legislazione italiana non esiste l'obbligo di denuncia, davanti a casi di abusi sessuali commessi da ecclesiastici, tra vescovi e giudici "la collaborazione sta nelle cose, nell'azione ordinaria". Lo ha affermato il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata presentando ai giornalisti le "Linee guida" predisposte anche in Italia su indicazione della Congregazione per la Dottrina della Fede e approvate dai vescovi."I vescovi hanno sviluppato - ha detto monsignor Crociata rispondendo ai giornalisti - una cooperazione davvero ordinaria con i magistrati italiani. Auspico - ha scandito - che si sviluppi a tutti i livelli nelle nostre collettivita', perche' casi di abiso sui minori purtroppo sono numerosi in tanti ambienti". "Da parte nostra - ha assicurato ancora il presule - e' in atto e c'e' la massima collaborazione con i giudici". Nell'ambito della formazione, ha spiegato ancora il segretario della Cei, "le Linee guida pubblicate oggi esprimono l'attenzione dei vescovi italiani a cogliere tutti gli aspetti delle dinamiche evolutive" nel percorso verso il sacerdozio, per "cogliere ogni segno". In proposito, ha ricordato monsignor Crociata, "la Congregazione dell'Educazione Cattolica non da ora ha emanato direttive volte a coinvolgere esperti e tecniche scientifiche a questo scopo, nelle equipe dei seminari". Rispondendo a una domanda specifica, monsignor Crociata ha poi escluso che "il reinserimento" dei sacerdoti colpevoli possa costituire un pericolo per i minori. "Il reinserimento - ha affermato - non e' mai ritorno alla pastorale ordinaria, un prete che ha avuto questi problemi non torna ad avere la possibilita' di contatti con i minori, assolutamente no". 


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PEDOFILIA:CEI,VESCOVI NON PUBBLICI UFFICIALI CON OBBLIGO DENUNCIA



Salvatore Izzo


 (AGI) - CdV, 22 mag. 


"I vescovi non sono pubblici ufficiali e non possiamo chiedere loro di diventarlo". Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei ha spiegato cosi' ai giornalisti l'assenza dell'obbligo di denuncia per i vescovi nel testo delle "Line guida" antipedofilia presentate oggi. "In Italia - ha chiarito - l'obbligo di denuncia e' previsto per i pubblici ufficiali". Ma, ha aggiunto il presule, "anche se non possiamo chiedergli di prendere l'iniziativa" perche' "contrasta con l'ordinamento", naturalmente al vescovo "non viene impedito" di ricorrere lui stesso all'Autorita' Giudiziaria. Al punto 5, dedicato alla "Cooperazione con l'autorita' civile", le "Linee guida" affermano che "il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale ne' di incaricato di pubblico servizio, non ha l'obbligo giuridico di denunciare all'autorita' giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto" in merito a abusi sessuali compiuti da sacerdoti su minori. Ma il testo ugualmente ricorda come sia "importante la cooperazione del vescovo con le autorita' civili, nell'ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria civile". "Nel caso in cui per gli illeciti in oggetto siano in atto indagini o sia aperto un procedimento penale secondo il diritto dello Stato, risultera' importante - si legge nelle Linee guida - la cooperazione del vescovo con le autorita' civili, nell'ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria e civile". Il documento ricorda altresi' che "i vescovi sono esonerati dall'obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero". "Eventuali informazioni o atti concernenti un procedimento giudiziario canonico possono essere richiesti dall'autorita' giudiziaria dello Stato, ma - continua il punto 5 delle Linee guida varate dalla Cei - non possono costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro". E, si legge, "rimane ferma l'inviolabilita' dell'archivio segreto del vescovo previsto dal canone 489 del Codice di Diritto Canonico, e devono ritenersi sottratti a ordine di esibizione o a sequestro anche registri e archivi comunque istituiti ai sensi del cic, salva sempre la comunicazione volontaria di singole informazioni". Le Linee guida ricordano poi che "le procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo alle accuse di abusi sessuali" stabiliscono che "va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorita' preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale", anche se, precisa il testo pubblicato oggi, cio' deve essere inteso "in linea con quanto previsto dal diritto italiano", per il quale "il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale ne' di incaricato di pubblico servizio, non ha l'obbligo giuridico di denunciare all'autorita' giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti". 


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PEDOFILIA: CEI, 135 PRETI GIUDICATI,TEMPI PRESCRIZIONE PIU'LUNGHI 



Salvatore Izzo



(AGI) - CdV, 22 mag. 


Sono 135 i sacerdoti inquisiti dalla Chiesa in Italia per abusi sessuali "non solo verificatisi, ma emersi". Lo ha precisato il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata presentando il testo delle Linee guida anti abusi varate oggi. La cifra - ovviamente - e' relativa al numero di sacerdoti accusati, non al numero di abusi compiuti, trattandosi spesso direati reiterati dallo stesso soggetto numeose volte per molti anni. I 135 sacerdoti sono quelli segnalati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il dicastero responsabile sui 'delicta graviora', che ha tempi di prescrizione piu' che doppi rispetto alla Giustizia italiana. Per questo sono stati solo 77 i sacerdoti gioudicati dai tribunali penali della Repubblica per questi orrendi crimini. Sul complessivo numero di 135, la Congregazione della Santa Sede e' giunta gia' a 53 condanne e 4 assoluzioni, mentre i restanti 78 casi sono in istruttoria. Sulle 77 denunce giunte alla Giustizia italiana, 22 preti sono stati condannati in primo grado, 17 in secondo grado, 21 hanno patteggiato, 5 sono stati assolti, 12 archiviati. Le Linee guida stabiliscono che "il procedimento canonico per gli illeciti in oggetto e' autonomo da quello che si svolga per i medesimi illeciti secondo il diritto dello Stato". "Di conseguenza - si legge nel testo - il vescovo, da un lato, non puo' far riferimento ad atti o conclusioni definitive o non definitive del procedimento statale onde esimersi da una propria valutazione e/o per far valere presunzioni ai fini del procedimento canonico". "Dall'altro lato - affermano le Linee guida approvate dai vescovi italiani - anche se non risulti in atto un procedimento penale nel diritto dello Stato (ricomprendendosi in esso anche la fase delle indagini preliminari), il vescovo dovra' ugualmente procedere senza ritardo secondo quanto previsto al numero 1 delle presenti Linee guida, ove abbia avuto notizia di possibili abusi, al giudizio di verosimiglianza e, se necessario, all'indagine previa e all'adozione degli opportuni provvedimenti cautelari". Il documento chiarisce amche che "nessuna responsabilita', diretta o indiretta, per gli eventuali abusi sussiste in capo alla Santa Sede o alla Conferenza Episcopale Italiana", ma "la Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana assicura la sua disponibilita' per ogni esigenza che sara' rappresentata, in spirito di servizio alle Chiese che sono in Italia e di condivisa sollecitudine per il bene comune". 


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