lunedì 21 maggio 2012

In Aula Paolo VI, il Movimento per la vita italiano ha lanciato l'iniziativa "Uno di noi"

In Aula Paolo VI, il Movimento per la vita italiano ha lanciato l'iniziativa "Uno di noi"


Lo ha ricordato il Papa al Regina Coeli: oggi nell’Aula Paolo VI in Vaticano si è svolto l’incontro promosso dal Movimento per la vita sul tema “Uno di noi”, per chiedere il riconoscimento dei diritti umani al concepito, nel ‘Lifeday 2012’. A conclusione, il presidente del movimento, Carlo Casini, ha annunciato che l’iniziativa si svolgerà nuovamente nel maggio del 2013. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro:   


“Ho sempre ritenuto che la vita è la cosa primaria e, se non rispettiamo la vita, non ci sono altri diritti. Quindi pensiamo che, se vogliamo essere rispettosi della vita umana, dobbiamo cominciare sin dall’inizio e poi continuare fino alla fine”.


“La vita è un grande dono: noi lo abbiamo sentito, perché per la nostra bimba abbiamo dovuto aspettare nove anni. Sappiamo che quando viene un figlio, è veramente un grande dono”.


Io a 17 anni ho avuto un bambino, perciò sono qua per dire ‘sì’ alla vita: ho scelto di portarlo avanti e sono contro l’aborto. Molti dicono che si decide di abortire perché non puoi portare avanti la gravidanza e il figlio, ma c’è sempre l’adozione: troncare una vita non ha senso!”.


“Noi siamo qui per festeggiare oggi il suo compleanno, il suo primo anno di vita. Basta guardare lui: come non possiamo essere contenti di questa scelta? Io ho detto sì alla vita ed è lui che parla per me”.


“Personalmente sono presidente di un centro ‘Aiuto alla vita’ di Roma e, quindi, con mia moglie e i nostri tre figli abbiamo detto un ‘sì’ alla vita sia personale, come famiglia, ma anche attraverso il volontariato che svolgiamo da oltre 20 anni.


D. - In che modo cercate di promuovere la vita?


R. - In due modi: come centro ‘Aiuto alla vita’, ma poi vi è anche quello fondamentale come famiglia e come esempio: con tante coppie che oggi hanno perso la speranza per il futuro e per la maternità e per la paternità, credo che vedendo noi - che con i nostri pochi mezzi, abbiamo tre figli e che siamo sempre allegri e contenti - possano convincersi. Credo che questo oggi sia ancora più importante come testimonianza e come ‘sì’ alla vita”.


All’incontro erano presenti tutti i rappresentati delle associazioni e movimenti cattolici. Salvatore Martinez, presidente nazionale del movimento Rinnovamento nello Spirito Santo:


R. - Noi crediamo che sia lo Spirito a dare la vita e un movimento che si lascia guidare dallo Spirito Santo non può che stare dalla parte della vita. Questa cultura della morte deve essere vinta dall’inno della vita, che cantano i credenti, che cantano i piccoli, che cantano i poveri. Se Cristo ha vinto la morte, tutto può essere vinto: ogni punto di morte di questo nostro tempo e questa stessa cultura della morte possono essere vinti.


D. - In che modo, secondo lei, bisogna educare i giovani alla difesa della vita?


R. - Reinterpretando il comandamento che dice “Non uccidere”. Noi saremo giudicati quanto all’amore e alla capacità di fare qualcosa. Il “Non uccidere” significa dai la vita: è il potere dell’amore, il luogo dell’amore e del potere; è un’educazione che ci permette di far vedere alle nuove generazioni che c’è una grande passione nel cuore degli uomini, spesso sopita. Bisogna mettere le nuove generazioni nelle condizioni di vedere questi modelli di vita buona e di sperimentarli.


Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha concluso l’iniziativa, invitando i presenti a rispettare sempre la dignità della vita umana. Ascoltiamo il suo commento: 


E’ un incontro che rimette al centro dell’attenzione questo dramma, perché la persona umana non è rispettata per se stessa, ma è rispettata - molte volte - solo quando conviene: quando si va contro l’utile immediato, non si esita anche a distruggere la vita, sia essa la vita nascente, sia la vita al suo tramonto. Quindi è importante richiamare sempre l’attenzione sul valore assoluto della persona e della vita umana; un rispetto incondizionato anche quando costa sacrificio, anche quando richiede impegno e fatica da parte dei singoli e della società.


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