lunedì 30 aprile 2012

Un arrivederci a domani sera :-)

Carissimi amici,
domani sarò felicemente presente ad una Prima Comunione. Ci rileggiamo in serata :-)))
Buon 1° maggio a tutti.
Un abbraccio
Raffaella

Quanto Concilio ancora da studiare. Catalogazione in fieri per l’archivio del Vaticano II voluto da Paolo VI (O.R.)

Catalogazione in fieri per l’archivio del Vaticano II voluto da Paolo VI


Quanto concilio ancora da studiare


Piero Doria dell'Archivio Secreto Vaticano racconta come si sono svolte le operazioni di versamento dell'Archivio del Concilio Vaticano II (nato il 27 settembre 1967 per volontà di Paolo VI) nell'Archivio Segreto Vaticano. Al momento del versamento (marzo 2000) l'Archivio del Concilio contava 2001 buste non numerate. Allo stato attuale del lavoro sono state inventariate 1.465 buste per un numero complessivo di oltre 7.200 pagine suddivise in 18 volumi, di cui il XVIII ancora in corso (ma che già comprende 408 pagine e riguarda al momento solo la documentazione del Segretariato per l’Unità dei Cristiani).
Il lavoro di catalogazione di questo ingente materiale necessiterà ancora di tempo e impegno, giacché lo stato delle carte è molto confuso (basti considerare, ad esempio, la presenza eccessiva di fotocopie; l’utilizzo di testi originali o copie originali come bozze per la stampa; i voti dei vescovi sezionati e collocati per argomenti in buste diverse; lettere di accompagno e voti allegati, a volte non firmati, privi di data e di numero di protocollo, conservati in buste diverse; mancanza di alcuni registri di Protocollo).
Piero Doria lancia poi quasi un appello ai ricercatori: nell’Archivio del Concilio Vaticano II esistono carte e documenti ancora inesplorati pur avendo un grandissimo valore per comprendere sia lo spirito del Concilio, sia la corretta ermeneutica dei documenti così come sono stati approvati dall’assemblea dei vescovi. C'è ancora molto Vaticano II da studiare.Per questo — conclude il suo messaggio Papa Ratzinger — è stata molto «eloquente la scelta del tema dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi del 2009. Il messaggio portatore di vita del Vangelo — è la spiegazione — ha recato speranza a milioni di africani, aiutandoli  a superare le sofferenze inflitte loro da regimi repressivi e conflitti fratricidi».


(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)

Il Papa: per Wojtyla e Roncalli senza perdono non ci può essere pace (Izzo)

PAPA: PER WOYTJLA E RONCALLI SENZA PERDONO NON CI PUO' ESSERE PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 apr. 

"Gli attacchi terroristici del settembre 2001 indussero Papa Wojtyla a ribadire che senza il perdono la giustizia e' all'incirca un'utopia".  
Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali riunita in questi giorni per celebrare i 50 anni della "Pacem in Terris" di Giovanni XXIII una "lettera aperta al mondo" che, scrive il Papa, rappresenta "l'accorato appello di un grande pastore, vicino alla fine della sua vita, affinche' la causa della pace e della giustizia fossero vigorosamente promosse a ogni livello della societa', sia in ambito nazionale che internazionale". Un "invito potente" a impegnarsi nello spirito del concilio Vaticano II in un "dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra credenti e non credenti, seguito in pieno da Giovanni Paolo II".
Anche i recenti Sinodi sulle Chiese dell'Africa e del Medio Oriente, scrive ancora Benedetto XVI, hanno messo in evidenza che "torti e ingiustizie storiche possono essere superati solo se uomini e donne vengono ispirati da un messaggio di guarigione e di speranza, un messaggio che offre una via d'uscita dall’impasse che spesso blocca persone e nazioni in un circolo vizioso di violenza". 

© Copyright (AGI)

Sussidi. Stella della Speranza. Mese di Maggio con Papa Benedetto XVI


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Il Papa sulla «Pacem in terris». Una lettera aperta al mondo (O.R.)


Il Papa sulla «Pacem in terris»


Una lettera aperta al mondo


Una lettera aperta al mondo. Così Benedetto XVI  ricorda la Pacem in terris nel messaggio alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dedicata al cinquantesimo anniversario dell’enciclica di Giovanni XXIII. 
Riuniti dal 27 aprile al  1° maggio, i partecipanti ai lavori stanno esaminando il contributo dato da questo documento alla dottrina sociale della Chiesa. Al culmine della guerra fredda — scrive il Pontefice — Papa Giovanni promulgò quello che può essere considerato «un appello sentito di un grande Pastore, affinché la causa della pace e della giustizia venisse promossa con vigore in ogni settore della società, a livello nazionale e internazionale». Tanto che sebbene lo scenario  politico globale sia «notevolmente cambiato da allora, la visione proposta da Papa Roncalli ha ancora molto da insegnarci mentre lottiamo per affrontare le nuove sfide per la pace e per la giustizia». Per Benedetto XVI infatti l’enciclica  «era ed è un forte invito a impegnarsi in quel dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra i credenti e i non credenti, che il Vaticano II si è proposto di promuovere».
Ed è in questo stesso spirito, che dopo gli attacchi terroristici del settembre 2001, il beato Giovanni Paolo II ha ribadito come il concetto di perdono debba «inserirsi nel dibattito internazionale sulla risoluzione dei conflitti, al fine di trasformare il linguaggio sterile della reciproca recriminazione». 

(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)

Il codice genetico della teologia cattolica (Serge-Thomas Bonino)


Per leggere il documento della Commissione teologica internazionale


Il codice genetico della teologia cattolica


Serge-Thomas Bonino, 
Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale


Sospinta dallo Spirito, la Chiesa sta oggi mobilitando tutte le sue energie in vista della “nuova evangelizzazione”. La teologia cattolica non può restare al margine di questo movimento di fondo. Tuttavia, per svolgere al meglio il suo ruolo insostituibile nella missione della Chiesa, è tenuta a essere fedele alla sua natura specifica. Ora, nel contesto attuale, diversi fattori, sia interni sia esterni, offuscano la giusta percezione di questa natura. All’interno, la teologia cattolica rischia la frammentazione. Da una parte, a motivo di una legittima specializzazione che deriva dalla loro stessa esigenza di scientificità, le varie discipline teologiche tendono ad allontanarsi le une dalle altre e arrivano talvolta a ignorarsi. Biblisti, dogmatici o moralisti vivono troppo spesso su pianeti diversi. Dall’altra, la non meno legittima rivendicazione di pluralismo all’interno della teologia cattolica serve a volte a giustificare la falsa idea secondo la quale le diverse teologie sarebbero “incommensurabili” le une per le altre: l’estrema diversità dei contesti culturali e dei punti di vista metodologici renderebbe impossibile qualsiasi dialogo e impedirebbe qualsiasi valutazione critica reciproca. In effetti ogni dialogo presuppone il riferimento comune a una verità obiettiva e universale. All’esterno, in virtù di una legittima differenziazione dei saperi, la teologia non ha più il monopolio delle questioni religiose. Inoltre essa deve ora difendere il suo diritto all’esistenza di fronte alla filosofia della religione o alle scienze religiose. Il pregiudizio razionalista secondo il quale la natura “confessante” della teologia nuocerebbe alla sua obiettività porta così a una progressiva marginalizzazione della teologia nel mondo universitario. 
Ė dunque vitale per la teologia cattolica ridire a se stessa ciò che è e deve essere e mostrarlo a coloro con i quali si ritrova a collaborare nel concerto delle scienze. In questa prospettiva, i teologi della Commissione Teologica Internazionale (CTI) hanno appena pubblicato un documento rivolto ai loro colleghi dal titolo: “La teologia oggi: prospettive, princìpi e criteri”. Questo documento si propone di individuare i tratti familiari distintivi della teologia cattolica.

(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)

Il Papa: l'idea del perdono trovi spazio anche nella soluzione dei conflitti internazionali (AsiaNews)


Papa: l'idea del perdono trovi spazio anche nella soluzione dei conflitti internazionali


Messaggio di Benedetto XVI alla plenaria della Pontificia accademia di scienze sociali, riunita su: "The Global Quest for Tranquillitatis Ordinis. Pacem in terris, Fifty Years Later". La Pacem in terris "era ed è" anche "un invito potente" a impegnarsi in un "dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra credenti e non credenti. 


Città del Vaticano (AsiaNews) 


L'idea del perdono deve trovare spazio anche nella soluzione dei conflitti internazionali. Lo chiede, oggi, l'obiettivo della pace nel mondo, lo stesso che 50 anni fa spinse Giovanni XXIII a scrivere la Pacem in terris. Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato al presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, Mary Ann Glendon, e ai partecipanti alla 18ma sessione plenaria della stessa Accademia sul tema: "The Global Quest for Tranquillitatis Ordinis. Pacem in terris, Fifty Years Later".
L'enciclica del 1963 è un insegnamento anche per il mondo di oggi: essa si rivolse al cuore dell'umanità per ricordare il valore della pace in un momento nel quale la guerra nucleare sembrava una reale possibilità. "Dal 1963 alcuni dei conflitti che sembravano in quel frangente insolubili sono passati alla storia", il che deve rafforzare l'impegno "per la pace e la giustizia nel mondo di oggi, fiduciosi che la nostra comune ricerca dell'ordine stabilito da Dio, di un mondo in cui è la dignità di ogni persona umana si accorda al rispetto che le è dovuto, può e potrà dare i suoi frutti".
"La visione offerta da Papa Giovanni - scrive Benedetto XVI - ha ancora molto da insegnare a noi che lottiamo per affrontare le nuove sfide in favore della pace e della giustizia nell'era post-Guerra Fredda e in mezzo al continuo proliferare degli armamenti".
La Pacem in terris "era ed è un invito potente" a impegnarsi in un "dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra credenti e non credenti", sullo spirito del Vaticano II che proprio con Papa Roncalli prendeva le mosse. 
"Nello stesso spirito, dopo gli attacchi terroristici che colpirono il mondo nel settembre 2011, il beato Giovanni Paolo II sottolineava che che 'non può esserci pace senza giustizia, né giustizia senza perdono' (Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2002). La nozione di perdono ha bisogno di trovare la sua via nei discorsi internazionali sulla risoluzione dei conflitti, così da trasformare il linguaggio sterile della recriminazione reciproca che porta da nessuna parte". "Il perdono non è la negazione del male fatto, ma una partecipazione all'amore di Dio che guarisce e trasforma, che riconcilia e ripristina".
Anche i recenti Sinodi sulle Chiese dell'Africa e del Medio Oriente, conclude Benedetto XVI, hanno messo in evidenza che "torti e ingiustizie storiche possono essere superati solo se uomini e donne vengono ispirati da un messaggio di guarigione e di speranza, un messaggio che offre una via d'uscita dall'impasse che spesso blocca persone e nazioni in un circolo vizioso di violenza".

© Copyright AsiaNews

Il Papa: Il concetto di perdono ha bisogno di trovare la sua strada all'interno del discorso internazionale sulla risoluzione dei conflitti (Asca)


Papa: concetto perdono trovi strada in risoluzione conflitti


(ASCA) - Citta' del Vaticano, 30 apr 

''Il concetto di perdono ha bisogno di trovare la sua strada all'interno del discorso internazionale sulla risoluzione dei conflitti, in modo da trasformare il linguaggio sterile recriminazione reciproca che non porta da nessuna parte''. E' quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio inviato al presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Mary Ann Glendon, e ai partecipanti alla XVIII Sessione Plenaria della Pontificia Accademia dedicata ai 50 anni dell'enciclica di Giovanni XXIII, 'Pacem in terris'.
''Se la creatura umana e' fatta ad immagine di Dio, un Dio di giustizia che e' 'ricco di misericordia' - afferma il Papa - allora queste qualita' devono essere riflesse nella condotta degli affari umani. 
E' la combinazione di giustizia e perdono, di giustizia e grazia, che risiede nel cuore della risposta divina all'iniquita' umana, nel cuore dell'ordine stabilito da Dio. Il perdono non la negazione dell'iniquita' umana ma partecipazione all'amore di Dio che guarisce e trasforma, riconcilia e ricostruisce''.


© Copyright Asca

Il Papa: è ancora attuale il messaggio della "Pacem in Terris" (Izzo)

PAPA: ANCORA ATTUALE IL MESSAGGIO DELLA PACEM IN TERRIS


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 apr. 


La visione offerta da Giovanni XXIII con la "Pacem in Terris" risulta attuale anche oggi, dopo il superamento della guerra fredda e la caduta dei muri che dividevano il mondo in blocchi contrapposti. 
Lo scrive Bendetto XVI in un messaggio  Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, organismo vaticano presieduto dall'ex ambasciatrice Usa Mary Ann Glendon. 
Il documento che viene riproposto nell'assemblea plenaria dell'Accademia a 50 anni dalla sua pubblicazione e' espressione, rileva Papa Ratzinger di una "antropologia che riconosce la creatura umana a immagine del Creatore" e che riconosce dunque il valore del perdono, che  "ha bisogno di trovare la propria strada all'interno del discorso internazionale sulla risoluzione dei conflitti, per trasformare il linguaggio sterile di recriminazioni reciproche che non porta da nessuna parte".
"Il perdono - afferma Benedetto XVI - non e' negazione del male fatto, ma partecipazione al processo di santificazione e dell'amore di Dio che riconcilia e ristora".  
"Gli errori storici e le ingiustizie - infatti - possono essere superati solo se uomini e donne sono ispirati da un messaggio di santificazione e speranza, un messaggio che offre una strada per andare oltre, al di la' degli impasse che cosi' spesso bloccano i popoli e le nazioni in un circolo vizioso di violenza".
Da quando Giovanni XXIII scrisse la Pacem in Terris, conclude il Papa tedesco, "alcuni dei conflitti che apparivano insolubili sono passati. 
Facciamoci coraggio dunque mentre lottiamo per la pace nel mondo, confidiamo che il nostro comune scopo" e' "un mondo in cui la dignita' di ogni persona umana sia accordata con il rispetto dovuto, e possa portare frutto e portera' frutto". 


© Copyright (AGI)

Benedetto XVI: la "Pacem in terris" di Giovanni XXIII ha molto da insegnare al mondo di oggi (Radio Vaticana)


Benedetto XVI: la "Pacem in terris" di Giovanni XXIII ha molto da insegnare al mondo di oggi


La celebre Enciclica di Giovanni XIII Pacem in terris non ha smesso di insegnare alla nostra epoca cosa bisogna fare per promuovere la pace e difendere la giustizia. Lo afferma Benedetto XVI nel Messaggio inviato oggi alla Pontificia Accademie delle Scienze Sociali, in corso in Vaticano. Lo afferma Benedetto XVI nel Messaggio inviato oggi alla plenaria della Pontificia Accademie delle Scienze Sociali, in corso da alcuni giorni in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis: 


Quando la scrisse, il mondo cominciava a temere la propria dissoluzione in enorme fungo nucleare, simbolo della perversa genialità umana, guerrafondaia e distruttiva. Giovanni XXIII decise allora di appellarsi all’intelligenza e al cuore dell’umanità, che non dimentica e anzi sa battersi per il valore universale della pace. Così – afferma Benedetto XVI nel suo Messaggio alla plenaria delle Scienze Sociali – la Pacem in terris divenne quella, come fu definita, “lettera aperta al mondo”, “l’accorato appello di un grande pastore, vicino alla fine della sua vita, affinché la causa della pace e della giustizia fossero vigorosamente promosse a ogni livello della società, sia in ambito nazionale che internazionale”. Tuttavia, è un fatto che la straordinaria portata di quelle pagine di 50 anni fa regga ancora il confronto con il mondo globalizzato di oggi. “La visione offerta da Papa Giovanni – sottolinea Benedetto XVI – ha ancora molto da insegnare a noi che lottiamo per affrontare le nuove sfide in favore della pace e della giustizia nell'era post-Guerra Fredda e in mezzo al continuo proliferare degli armamenti”.


Quella di “Papa Giovanni – prosegue Benedetto XVI – era ed è un invito potente” a impegnarsi in un “dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra credenti e non credenti”, sullo spirito del Vaticano II che proprio con Papa Roncalli prendeva le mosse. Un invito seguito in pieno anche da Giovanni Paolo II dopo gli attacchi terroristici del settembre 2001, che indussero Papa Wojtyla a ribadire che senza il perdono la giustizia è all’incirca un’utopia. Per questo, esorta il Papa, “il concetto di perdono ha bisogno di trovare la sua via nei discorsi internazionali sulla risoluzione dei conflitti, così da trasformare il linguaggio sterile della recriminazione reciproca che porta da nessuna parte”. 


Anche i recenti Sinodi sulle Chiese dell’Africa e del Medio Oriente, annota Benedetto XVI, hanno messo in evidenza che “torti e ingiustizie storiche possono essere superati solo se uomini e donne vengono ispirati da un messaggio di guarigione e di speranza, un messaggio che offre una via d'uscita dall’impasse che spesso blocca persone e nazioni in un circolo vizioso di violenza”. La Pacem in terris, in fondo, ne è la prova: “Dal 1963 – osserva il Papa – alcuni dei conflitti che sembravano in quel frangente insolubili sono passati alla storia”. Impegniamoci allora, conclude, a lottare “per la pace e la giustizia nel mondo di oggi, fiduciosi che la nostra comune ricerca dell’ordine stabilito da Dio, di un mondo in cui è la dignità di ogni persona umana si accorda al rispetto che le è dovuto, può e potrà dare i suoi frutti”.


© Copyright Radio Vaticana

Il Papa: ascoltiamo senza paura la chiamata del Signore


Chiesa: Papa, ascoltiamo senza paura la chiamata del Signore


Citta' del Vaticano, 29 apr. (Adnkronos) 


Al Regina Coeli, celebrato ieri in piazza San Pietro, il Papa ha invitato i fedeli e i giovani ad ascoltare la chiamata del Signore al sacerdozio senza paura. 
''Si e' da poco conclusa, nella Basilica di San Pietro - ha detto il Papa - la celebrazione eucaristica nella quale ho ordinato nove nuovi presbiteri della diocesi di Roma''. ''Rendiamo grazie a Dio - ha aggiunto - per questo dono, segno del suo amore fedele e provvidente per la Chiesa''. 
Quindi ha affermato: ''Stringiamoci spiritualmente intorno a questi sacerdoti novelli e preghiamo perche' accolgano pienamente la grazia del sacramento che li ha conformati a Gesu' Sacerdote e Pastore''. 
''E preghiamo - ha aggiunto ancora - perche' tutti i giovani siano attenti alla voce di Dio che interiormente parla al loro cuore e li chiama a distaccarsi da tutto per servire lui''. 
''A questo scopo - ha ricordato Ratzinger - e' dedicata l'odierna Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. In effetti, il Signore chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo''. ''Siamo distratti - ha detto - da molte cose, da altre voci piu' superficiali; e poi abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perche' pensiamo che possa toglierci la nostra liberta'''. 
''In realta', ognuno di noi - ha rilevato il Pontefice - e' frutto dell'amore: certamente, l'amore dei genitori, ma, piu' profondamente, l'amore di Dio''.


© Copyright Adnkronos

Card. Bertone: serve rinnovamento anche nella vita pubblica. In Africa e M.O. intolleranza crescente contro i Cristiani (Izzo)


BERTONE: SERVE RINNOVAMENTO ANCHE NELLA VITA PUBBLICA


Salvatore Izzo


(AGI) - Rimini, 29 apr. 


La convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito spinge a riflettere sull'esigenza di un rinnovamento etico nella vita pubblica. Lo ha affermato il sefretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, a margine dei lavori del RnS. 
"C'e' - ha detto - una risonanza, ci deve essere una conseguenza anche nella vita sociale, diciamo anche nella vita pubblica".
Secondo Bertone, "il Rinnovamento interiore, il Rinnovamento delle famiglie, questo cuore del Rinnovamento che e' assumere la fede e farne criteri di comportamento, deve esprimersi anche nella vita sociale, nella vita pubblica, nella vita civile. Trasformare, rinnovare le persone ma rinnovare anche le istituzioni e rinnovare la societa'".


© Copyright (AGI)


CRISTIANI: BERTONE, IN AFRICA E M.O. INTOLLERANZA CRESCENTE



Salvatore Izzo


(AGI) - Rimini, 29 apr. 


"Vediamo un'intolleranza crescente, a volte anche crudele. siamo preoccupati anche perche' i cristiani, nelle trincee del mondo, nei paesi africani, in medio oriente, sono un fattore di equilibrio e di riconciliazione, non di conflittualita'". Lo ha affermato il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, a margine della convicazione nazionale del Rinnovamento nello Sprito in corso a Rimini. Secondo il porporato, "appare strano che ci sia un'intolleranza, un'aggressivita' cosi' forte contro coloro che danno un contributo di riconciliazione, di pace, di giustizia e di solidarieta'".
"C'e' preoccupazione - ha concluso il porporato - perche', pur riaffermando e cercando di dare impulso al diritto di liberta' religiosa, anche nei testi costituzionali di ogni stato e di ogni organizzazione internazionale, non si vede applicato il diritto fondamentale della liberta' religiosa". 


© Copyright (AGI)

Cina, una Chiesa tra evangelizzazione e vescovi illegittimi (Gagliarducci)

Una Chiesa tra evangelizzazione e vescovi illegittimi

ANDREA GAGLIARDUCCI


Da una parte l'evangelizzazione, che ha bisogno di laici profondamente formati, di sacerdoti e religiosi che diano «luminosa testimonianza» evangelica e di «buoni vescovi» e «non può avvenire sacrificando elementi essenziali della fede e della disciplina cattolica». Dall'altra, la pretesa di «organismi» di «porsi al di sopra dei vescovi e di guidare la vita della comunità ecclesiale», dalle ordinazioni illegittime di vescovi e la prigionia di alcuni di loro, alla diminuzione delle vocazioni sacerdotali. È la fotografia della Chiesa di Cina fornita dal comunicato finale della Commissione per la Cina della Chiesa cattolica. 

Una fotografia in chiaroscuro.
È il 2011 l'anno cui guardare. Inizia con un discorso di Benedetto XVI al corpo diplomatico che - citando gli esempi di Cuba, Paese comunista con tre quarti di secolo di relazioni con la Santa Sede, e del Vietnam, che aveva accettato un rappresentante del Papa - aveva lasciato intendere la possibilità di una soluzione creativa per rinvigorire i rapporti diplomatici tra Cina e Santa Sede. Non una nunziatura apostolica, ma un rappresentante papale.
Ma a metà del 2011, il governo cinese ha proceduto a due ordinazioni illecite. È da ricordare che in Cina c'è una Chiesa ufficiale, l'Associazione patriottica, fedele al governo, e una clandestina, fedele al Papa. Da tempo, la prima si è arrogata il diritto di nominare vescovi senza il consenso papale. Perché in Cina il Papa è considerato un capo di Stato straniero, che nomina i suoi ministri sul territorio cinese. E nello Zhongguo, cioè il Paese di mezzo, ovvero il centro del mondo (così i cinesi chiamano la Cina), è da fine Ottocento che i missionari - arrivati a frotte dopo la guerra dell'oppio - sono identificati con i portatori degli interessi occidentali.
Da quando è arrivato Benedetto XVI, le ordinazioni illecite hanno avuto fluttuanti fortune, e per un periodo si era giunti ad ordinare vescovi con la doppia approvazione della Santa Sede e del governo cinese. Era il momento in cui si era pensato alla soluzione creativa per la diplomazia. Ma sempre in quell'anno, a giugno e luglio il governo cinese ha proceduto con altre due ordinazioni illecite. La Santa Sede ha risposto scomunicando i vescovi che erano stati illecitamente ordinati. E i rapporti sono diventati più tesi. E questo nonostante la Santa Sede sia uno dei pochi Stati che si sia pronunciata sempre più a favore di una politica internazionale multilaterale. Vale a dire, includendo anche la Cina. Che ora fa parte del G20, ma che non è riuscita ad entrare nelle casseforti della finanza mondiale.




© Copyright La Sicilia, 28 aprile 2012

Il Papa: Il Beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà


Benedetto XVI: Beato Toniolo indica via primato persona umana


Città del Vaticano, 29 apr. (LaPresse) 


"Il Beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà". 
Lo ha detto papa Benedetto XVI in piazza San Pietro, dopo la preghiera del Regina Coeli, in merito alla beatificazione di Giuseppe Toniolo, avvenuta nella basilica di San Paolo fuori le Mura. "Vissuto tra il XIX e il XX secolo - ha spiegato il Santo Padre - fu sposo e padre di sette figli, professore universitario ed educatore dei giovani, economista e sociologo, appassionato servitore della comunione nella Chiesa. Attuò gli insegnamenti dell'Enciclica Rerum novarum del Papa Leone XIII; promosse l'Azione Cattolica, l'Università Cattolica del Sacro Cuore, le Settimane Sociali dei cattolici italiani e un Istituto di diritto internazionale della pace. Il suo messaggio è di grande attualità, specialmente in questo tempo".


© Copyright (LaPresse News)


Papa: Toniolo attuale per messaggio su primato della solidarietà
Al Regina colei ricorda economista beatificato oggi a Roma


Città del Vaticano, 29 apr. (TMNews) 


Il Papa ha rivolto "un saluto speciale", in collegamento video dal Vaticano, dove ha celebrato il Regina Coeli domenicale, "ai pellegrini riuniti nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dove stamani è stato proclamato beato Giuseppe Toniolo".
"Vissuto tra il XIX e il XX secolo - ha ricordato Benedetto XVI affacciato dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico - fu sposo e padre di sette figli, professore universitario ed educatore dei giovani, economista e sociologo, appassionato servitore della comunione nella Chiesa. 
Attuò gli insegnamenti dell'enciclica Rerum novarum del Papa Leone XIII; promosse l'Azione Cattolica, l'università Cattolica del Sacro Cuore, le Settimane sociali dei cattolici italiani e un Istituto di diritto internazionale della pace. Il suo messaggio - ha proseguito Ratzinger - è di grande attualità, specialmente in questo tempo: il beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà. Egli - ha ricordato il Papa -scriveva: 'Al di sopra degli stessi legittimi beni ed interessi delle singole nazioni e degli Stati, vi è una nota inscindibile che tutti li coordina ad unità, vale a dire il dovere della solidarietà umana'".


© Copyright TMNews

La beatificazione di Giuseppe Toniolo nel commento di Giacomo Galeazzi

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


BENEDETTO XVI: VERRÀ FESTEGGIATO OGNI ANNO IL 7 OTTOBRE


“Un simbolo contro la recessione” L’economista Toniolo è Beato
Il professore promosse un secolo fa l’Università cattolica


GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


Un economista Beato antirecessione. Un secolo fa Giuseppe Toniolo ebbe un ruolo centrale nella definizione della dottrina sociale della Chiesa. Ora Benedetto XVI lo eleva agli onori degli altari, il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi gli prospetta un futuro da patrono dei docenti universitari mentre per i fedeli è già un simbolo contro la crisi.Toniolo verrà festeggiato ogni anno il 7 ottobre, ma non resterà confinato nei luoghi di culto. «Il suo messaggio è di grande attualità, specialmente in questo tempo: indica la via del primato della persona umana e della solidarietà», afferma il Pontefice teologo e pastore. La beatificazione nella basilica di San Paolo dell’economista Toniolo (padre dell’Azione cattolica e antesignano della Dc e del Concilio) più che il riconoscimento di un ruolo storico appare l’indicazione di un modello concreto per la società odierna. Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco lo elogia per il primato dell’uomo sui sistemi politici: «Toniolo insegna che senza etica non c’è giustizia e la società implode». Un neo-Beato calato nel sociale, con una forte dimensione politica: tratto significativo in un momento in cui la Chiesa ribadisce la necessità per i cattolici di riprendere un impegno attivo in campo sociale e politico. «E’ significativo che Toniolo diventi beato ora che l’Italia è in seria difficoltà- spiega Fabio Zavattaro, portavoce dell’Azione Cattolica-.Ad essere beatificato è un economista che chiedeva di coniugare etica ed economia affinché i profitti dell’impresa venissero reinvestiti per creare posti di lavoro». Insomma, Toniolo viene proposto ai credenti come «intermediario» tra cielo e terra ma diventa anche un esempio anti-crisi. «E’ la dimostrazione che i laici possono conseguire la santità cristiana nella famiglia, nella scienza, nella politica, nell’economia», commenta il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente delle Settimane sociali. «Le sue idee sul lavoro sono valide ancora oggi», osserva l’economista Stefano Zamagni. Padre di sette figli, professore universitario, promosse l’Azione Cattolica, l’Università Cattolica e le Settimane Sociali dei cattolici italiani. Ma il suo spessore non si esaurisce solo nella dimensione intellettuale e politica. L’iter della sua causa di beatificazione prese le mosse nel 1951. Il 14 giugno 1971 Paolo VI emanò il decreto sulle sue virtù con il titolo di «venerabile». Ieri, la beatificazione legata a un miracolo avvenuto nel 2006 a Pieve di Soligo, in Veneto, con la guarigione di un giovane imprenditore, Francesco Bortolini, entrato in coma dopo una caduta.


© Copyright La Stampa, 30 aprile 2012

Il Papa ordina nove nuovi sacerdoti (Tg1)

Clicca qui per leggere la notizia segnalataci da Laura.

Il sediario pontificio, Sansolini, descrive con discrezione gesti, parole e sguardi che Joseph Ratzinger regala ai sofferenti che incontra ogni settimana (Gagliarducci)

Due Papi tra gesti parole e sguardi


ANDREA GAGLIARDUCCI

Tutto è grande, ma intimo». È con un tratto rapidissimo di penna, uno schizzo, che Massimo Sansolini, sediario pontificio, racconta quello che succede dopo la morte di Giovanni Paolo II. I sediari pontifici sono coloro che fino a 34 anni fa erano addetti a portare i Pontefici sulla sedia gestatoria. Oggi che la sedia gestatoria non si usa più, i sediari sono comunque ancora accanto al Papa nelle occasioni pubbliche. Sansolini racconta i suoi compiti in un libro, «Io, sediario pontificio» (Libreria Editrice Vaticana). Un libro che parte dai funerali di Giovanni Paolo II e abbraccia gli incontri di Benedetto XVI con i sofferenti. Un libro che è il seguito del suo lavoro precedente, in cui descriveva gli incontri di Giovanni Paolo II con i sofferenti. Ne ha voluto scrivere un altro per testimoniare che non c'è differenza tra i due pontefici.
Sansolini comincia schizzando lo scenario, racconta che "in Vaticano non si usa il termine di piano, ma di loggia", e spiega che è dalla seconda loggia che si arriva all'Appartamento Papale ufficiale. «Qui passano - scrive Sansolini - i rappresentanti delle nazioni del mondo: capi di Stato, re e regine, presidenti, primi ministri e ambasciatori, dignitari di ogni provenienza».
Ed ecco, alla morte del Papa, tutto ciò che accade, "grande ma intimo", la salma traslata prima nella cappella dell'appartamento privato, poi in Sala Clementina, dove resta per due giorni, poi in Basilica di San Pietro. «Avevamo nella memoria cerimonie analoghe - scrive Sansolini - ma soltanto parte di noi, perché i nostri giovani non avevano sollevato né la Sedia Gestatoria, né la salma di un Pontefice. Nemmeno il decano conosceva alcuna regola. Stava ai consigli di alcuni di noi più anziani, tra i quali fui io a intervenire chiedendo cortesemente l'attenzione di tutti».
Ogni gesto è importante, dentro le mura vaticane. Ma ogni gesto è anche profondamente umano. E lo si vede negli incontri del Papa con i sofferenti. Un episodio colpisce tra tutti. Un giovane focomelico, presente in piazza San Pietro al raduno dei giovani ministranti, vorrebbe avvicinarsi alla Jeep del Papa.
Sansolini se ne accorge e invece di allontanarlo lo solleva affinché Benedetto XVI - che vedendo i malati spesso «si sporge notevolmente e tende le mani» - possa abbracciarlo. «D'urgenza - e' il racconto del sediario - chiedo l'autorizzazione ad agire al Reggente della Casa Pontificia, quindi mi avvicino di sorpresa al giovane dicendo di togliersi il cappello, lo invito ad alzarsi e sostenendolo per gli avambracci lo dirigo verso l'auto del Papa, che sopraggiunge in quel momento. Il Pontefice lo carezza sui capelli. Il giovane gli tende le braccia che il Papa stringe teneramente».
«L'amore del Papa non ha limiti», testimonia Sansolini che con discrezione descrive gesti, parole e sguardi che Joseph Ratzinger regala ai sofferenti che incontra ogni settimana.



© Copyright La Sicilia, 27 aprile 2012

Ancora una strage di cristiani in Africa (Vertisso e Scovi)


Ancora una strage di cristiani in Africa 
Attentati contro fedeli raccolti in preghiera durante la messa domenicale: almeno ventuno morti 


Gianluca Vertisso


Nairobi


Ancora una strage di cristiani in Africa. Due attentati terroristici in Nigeria e in Kenya contro fedeli raccolti in preghiera durante la messa della domenica hanno causato la morte di almeno 21 persone e il ferimento di numerose altre, tra cui due bambini. A Kano, nel nord della Nigeria, teatro negli ultimi mesi di sanguinosi attacchi contro la minoranza cristiana da parte dei "talebani nigeriani" di Boko Haram, un commando armato è giunto a bordo di motociclette all'interno dell'Università Bayero ed ha aperto il fuoco sui fedeli a messa all'interno del campus. I miliziani hanno prima lanciato alcune bombe artigianali all'interno del teatro usato dai cristiani per celebrare le funzioni religiose e poi hanno aperto il fuoco sulla folla terrorizzata che cercava di mettersi al riparo.
«Le esplosioni, almeno tre, e gli spari sono andati avanti per oltre 30 minuti», ha raccontato uno studente all'agenzia Reuters. Il bilancio è di 20 morti e decine di feriti gravi, secondo fonti ospedaliere citate dall'Afp. Il portavoce dell'Università Bayero, Mustapha Zahradeen, ha detto che tra le vittime ci sono anche due docenti.
Polizia ed esercito hanno circondato l'Università e prestato soccorso ai feriti.
La strage non è stata ancora rivendicata ma Kano è stata teatro nel recente passato di sanguinosi attentati compiuti dai fondamentalisti di Boko Haram, che mirano ad instaurare la sharia in tutta la Nigeria e che rivendicarono gli attacchi durante la messa di Natale del 2010 in due chiese cristiane a Jos e la strage alla sede dell'Onu di Abuja dell'agosto 2011.
A Nairobi, invece, una granata è stata lanciata all'interno di una chiesa della congregazione "Casa dei miracoli di Dio", nel quartiere popolare di Ngara, a nord-ovest della capitale, poco prima dell'inizio della messa. Il bilancio è di un morto e una decina di feriti, tra cui due bambini. All'interno della chiesa «c'è sangue ovunque», ha raccontato un testimone. Anche in questo caso non c'è ancora una rivendicazione ma non ci sarebbero dubbi sulla matrice terroristica, secondo la polizia locale. Qualche giorno fa, l'ambasciata americana a Nairobi ha diffuso un allarme su possibili attentati da parte degli shabaab, i miliziani islamici somali, in ritorsione per l'offensiva dell'esercito keniota oltre il confine somalo.
«Abbiamo visto un uomo correre subito dopo l'esplosione ma quando abbiamo tentato di fermarlo ci ha puntato la pistola contro e noi siamo scappati», ha riferito un testimone. In Kenya, da oltre un anno, si susseguono sanguinosi attentati contro la comunità cristiana: il mese scorso nei pressi di Mombasa sono state lanciate bombe a mano su un raduno di fedeli. L'attentato ha provocato 26 feriti.
Immediata e unanime la condanna per la domenica di sangue.
Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha espresso «profondo cordoglio» per la strage. Da Bruxelles, l'Unione europea ha condannato «senza riserve» gli atti di terrorismo ed ha auspicato che gli autori «siano al più presto portati davanti alla giustizia».
«L'Africa è da sempre nel cuore dei francescani di Assisi. La notizia lascia la comunità francescana stordita dal dolore dinanzi ai vili attacchi».
È quanto si legge in una nota apparsa nel sito www.sanfrancesco.org dei francescani del Sacro convento, in merito alla domenica di sangue per i cristiani in Africa dopo i due distinti attentati, in Nigeria e in Kenya.
«La risposta – sostengono i frati del Sacro convento di Assisi – è nella preghiera che i francescani hanno portato sull'altare del santo della pace».


© Copyright Gazzetta del sud, 30 aprile 2012



Protesta il Vaticano «Attacchi esecrabili» 


Ivan Scovi


ROMA


«Orribili ed esecrabili». Così il Vaticano definisce gli attacchi terroristici avvenuti ieri in Nigeria e Kenya contro Chiese cattoliche.
Sono atti, spiega il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, «da condannare con la massima decisione».
Il religioso invita quindi le popolazioni locali, «al di là delle differenze religiose, a non cedere alla tentazione di cadere nel circolo senza uscita dell'odio omicida». Bisogna, aggiunge, «essere vicini alle vittime e alle comunità che soffrono per questa odiosa violenza, che si abbatte su di loro proprio mentre celebrano pacificamente una fede che annuncia amore e pace per tutti».
Sulla stessa linea il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco. «La persecuzione religiosa – ricorda – non è un fatto nuovo purtroppo. Si sperava che fosse qualcosa ormai ampiamente superato, ma di fatto non lo è in alcune parti del mondo».
Ma i cristiani africani, osserva, «reagiscono alle persecuzioni con forza e senza volontà di vendetta. Questo è un grande insegnamento anche per noi occidentali e europei».
Condanna arriva anche dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi. «Basta – afferma – eccidi atroci e barbari. La difesa della libertà di religione è una priorità assoluta per l'Italia». L'Italia, prosegue, considera la libertà di religione una «priorità assoluta» ed intende promuovere, nelle sedi bilaterali e multilaterali, un'azione costante della comunità internazionale «contro ogni discriminazione, restrizione o violenza che colpiscano le minoranze religiose». L'ex ministro Franco Frattini (Pdl) auspica che «la comunità internazionale non resti cieca, ma apra gli occhi ed intervenga fermamente per fermare questo martirio». Per il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) «è importante impegnarsi per rafforzare la coesistenza di etnie e culture. Il pluralismo religioso è essenziale per difendere la libertà di fede e promuovere il dialogo e la pace ovunque».
Dura reazione, infine, dalla Commissione Europea, che condanna «senza riserve» gli atti di terrorismo contro la minoranza cristiana in Nigeria e in Kenya ed auspica che gli autori dei crimini «siamo al più presto portati davanti alla giustizia».


© Copyright Gazzetta del sud, 30 aprile 2012

Nell'Eucaristia la vocazione al sacerdozio (Celso Morga Iruzubieta)


Nell'Eucaristia la vocazione al sacerdozio


In occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra domenica 29 aprile, pubblichiamo una riflessione dell'arcivescovo segretario della Congregazione per il Clero.


di Celso Morga Iruzubieta


San Giovanni apre il racconto della passione e risurrezione di Gesù con l'episodio della lavanda dei piedi fatta agli apostoli.
L'evangelista comincia col dire che Gesù è nell'imminenza di passare da questo mondo al Padre, testimoniando, per averlo direttamente sperimentato, che Cristo ha amato i suoi che erano nel mondo e lo ha fatto fino alla fine e dopo soggiunge: «Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava...».
Il contrasto con quanto segue, nella narrazione giovannea, è immenso ed insondabile. Quelle mani, nelle quali sono poste tutte le cose e dalle quali tutte le cose dipendono, sono le stesse mani che alcuni istanti dopo lavano i piedi degli apostoli, «si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugatoio e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto».
Tuttavia, sono le mani del Figlio dell'uomo: «… e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1, 14). Sì, certamente, ogni cosa gli è stata sottomessa; nulla di ciò che esiste non gli fu assoggettato, però «al momento presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa».
La salvezza del genere umano doveva avvenire attraverso l'umiliazione e la croce dell'obbedienza: Cristo Gesù «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».
Un'obbedienza espiatoria poiché «quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti». 
Il Signore ha fatto -- della lavanda dei piedi, un compito riservato agli schiavi -- il segno di un altro servizio e di un'altra purificazione. Il segno del servizio totale, che arriva fino al dono completo di sé, alla morte subita e offerta a vantaggio di tutti per purificarci dai nostri peccati e coronarci di gloria e di onore. 
Quelle mani, che lavano i piedi agli apostoli, sono segno del mistero insondabile dell'incarnazione e della redenzione, la cui immensa profondità Simon Pietro intuì quando stava rifiutandosi di dare i suoi piedi affinché fossero lavati da Cristo: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Gesù lo convince dichiarandogli che senza una tale purificazione non avrebbe potuto aver parte con Lui. 
Giovanni non ha narrato durante l'ultima cena l'istituzione dell'Eucaristia, però, lasciandoci la narrazione della lavanda dei piedi, ci ha indicato il suo significato profondo e lo spirito con il quale deve essere celebrata e partecipata.
Noi viviamo la stessa esperienza di Pietro ogni qualvolta che, partecipando al banchetto dove ci nutriamo del Suo preziosissimo sangue e della Sua adorabile carne, chiediamo a Dio di essere lavati nel sacrificio redentore di Cristo: «Domine, non sum dignus...». 
Allo stesso modo con cui il Signore stesso volle partecipare, mediante l'incarnazione, della nostra carne e del nostro sangue ed ha potuto così, con le proprie mani, lavare i piedi ai suoi, allo stesso modo noi, mediante l'Eucaristia, partecipiamo veramente della sua carne e del suo sangue e siamo liberati dal timore della morte, mediante la sua morte e risurrezione. «Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita». 
Così, i veri schiavi, «la cui vita era soggetta a schiavitù», sono stati purificati da Colui che si è fatto schiavo. Somigliò in tutto ai suoi fratelli, per essere Pontefice misericordioso e fedele. Apprendendo allora la lezione dal loro Maestro, Sacerdote e Signore, gli apostoli ed i loro successori -- i vescovi ed i loro collaboratori, i presbiteri -- sono chiamati anche a offrire lo stesso servizio nei confronti dei loro fratelli, cioè essere ministri del Sommo Sacerdote «misericordioso e degno di fede nelle cose appartenenti a Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo», mediante la rinnovazione del mistero pasquale. 
Completamente purificati, non solo «nei piedi, ma anche nelle mani e la testa» (Giovanni 13, 9-10), gli apostoli potranno -- «in persona Christi» -- prendere il pane nelle loro mani purificate, pronunciare la benedizione e rinnovare il miracolo dell'Eucaristia dando a tutti la possibilità di partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo Signore, il dono per eccellenza: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». «Fate questo in memoria di me» disse il Signore istituendo l'Eucaristia, con parole simili a quelle utilizzate da Giovanni. Il sacerdote deve vivere l'Eucaristia come un servizio totale, assoluto, incondizionato al popolo di Dio e a tutta l'umanità. Alla fine dell'episodio della lavanda dei piedi, il Signore s'identifica con i suoi apostoli, i suoi inviati: «In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato» Costoro sono quindi uno in Cristo, così come Gesù lo è con il Padre. I suoi inviati troveranno allora la vera felicità se avranno l'umiltà di scoprirsi e riconoscersi sempre «inviati» e «servi» nel realizzare ciò che, per primo, ha fatto il loro Maestro e Signore: «in verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica».

(©L'Osservatore Romano 29 aprile 2012)

domenica 29 aprile 2012

Oltre 20 morti negli attacchi contro i cristiani in Nigeria e Kenya. P. Lombardi: atti orribili ed esecrabili (R.V.)


Oltre 20 morti negli attacchi contro i cristiani in Nigeria e Kenya. P. Lombardi: atti orribili ed esecrabili


Giornata di sangue in Nigeria e in Kenya, dove si sono registrati diversi attacchi anticristiani. Sono oltre 20 le vittime nell’attentato contro l’università di Kano; un morto e 10 feriti per l’esplosione di una granata all’interno di una chiesa di Nairobi. Ce ne parla Giulio Albanese: 


Domenica di sangue per i cristiani in Africa: oltre venti morti e decine di feriti in due distinti attacchi, in Nigeria e in Kenya, mentre i fedeli si apprestavano ad assistere alle celebrazioni domenicali. A Kano, nel nord della Nigeria, è stato lanciato un vero e proprio assalto da parte di un gruppo di uomini armati all'interno dell'Università, nei pressi di un teatro utilizzato dagli studenti cristiani per le funzioni religiose. A Nairobi, invece, una granata è stata lanciata all'interno di una chiesa, che fa riferimento alla congregazione 'Casa dei miracoli di Dio', poco prima dell'inizio della funzione. Almeno un morto e oltre dieci feriti il primo parziale bilancio. Nel primo caso, quello nigeriano, si tratta di un attacco che come al solito è finalizzato ad indebolire il governo centrale di Abuja e soprattutto il presidente Jonathan Goodluck originario del Sud e di fede cristiana. E le complicità sono interne al sistema Paese, ma anche straniere, soprattutto legate al movimento al Qaeda per il Maghreb. Una strumentalizzazione, dunque, della religione per fini eversivi. Nel caso del Kenya invece si tratta di un raid perpetrato, con ogni probabilità, da terroristi al Shaabab che accusano il governo di Nairobi di aver occupato militarmente la Somalia in appoggio al governo federale di Mogadiscio. 


E sugli ultimi attentati in Africa, una breve dichiarazione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi: 


"I nuovi attacchi terroristici avvenuti in Nigeria - e oggi anche in Kenya - in occasione di celebrazioni religiose cristiane sono fatti orribili ed esecrabili, da condannare con la massima decisione. Bisogna essere vicini alle vittime e alle comunità che soffrono per questa odiosa violenza, che si abbatte su di loro proprio mentre celebrano pacificamente una fede che annuncia amore e pace per tutti. Bisogna continuare ad incoraggiare l’intera popolazione, aldilà delle differenze religiose, a non cedere alla tentazione di cadere nel circolo senza uscita dell’odio omicida".


© Copyright Radio Vaticana

Breve dichiarazione di Padre Lombardi sugli ultimi attentati in Africa


I nuovi attacchi terroristici avvenuti in Nigeria - e oggi anche in Kenya - in occasione di celebrazioni religiose cristiane sono fatti orribili ed esecrabili, da condannare con la massima decisione. Bisogna essere vicini alle vittime e alle comunità che soffrono per questa odiosa violenza, che si abbatte su di loro proprio mentre celebrano pacificamente una fede che annuncia amore e pace per tutti. Bisogna continuare ad incoraggiare l’intera popolazione, aldilà delle differenze religiose, a non cedere alla tentazione di cadere nel circolo senza uscita dell’odio omicida

Beatificazione Toniolo, Bagnasco: società decade se perde etica. Primato dell'uomo su sistemi politici. In Normandia beatificato il monaco Toulorge, vittima del "terrore" (Izzo)


BEATIFICAZIONE TONIOLO: BAGNASCO, SOCIETA' DECADE SE PERDE ETICA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 apr. 


"La societa' si rigenera quando segue i principi dell'etica sociale cristiana, mentre decade quando se ne allontana: principi che non sono confessionali e quindi riservati ai cattolici, ma universali, perche' attengono all'uomo di sempre senza aggettivi, e alla sua esperienza". 
Lo ha affermato il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, aprendo la sessione pubblica dedicata dall'Azione Cattolica alla figura di Giuseppe Toniolo, l'ispiratore dell'Universita' Cattolica beatificato oggi. "Da questo impianto teoretico ancorato alla fede e alla ragione, prende vita - ha detto il presidente della Cei - la missione che Toniolo porta avanti come laico che si fa testimone responsabile e coraggioso, sereno e tenace nelle realta' temporali".
"La missione sociale della Chiesa e' fondata sul fatto di avere la visione della storia, di conoscerne l'Alfa e l'Omega, il Destino pieno e definitivo. 
E a lei, che conosce anche la radice del disordine spirituale e morale, Dio ha dato le vie e i mezzi della grazia", ha osservato ancora il cardinale di Genova, rilevando che il beato Toniolo ha contribuito "al compito che la Chiesa ha nel mondo di indicare le vie di Dio soprattutto quando vengono percorsi pendii incerti e scivolosi, premesse di derive inevitabili anche se non immediatamente percepite". 
Toniolo, sono ancora le parole di Bagnasco. ha partecipato a questa missione della Chiesa con intelligenza e umilta', con quell'animo libero da se stesso che gli permetteva parola e ascolto, serenita' e adesione". 
"La fede di Toniolo - ha concluso infine il presidente della Cei - non ha mortificato la sua intelligenza, ma, al contrario, l'ha resa piu' acuta e penetrante. Essa ha un suo valore in se' e una sua personale consistenza, ha come scopo la ricerca e la scoperta della verita' in ogni ambito, scientifico e tecnologico, etico e metafisico. Ma il muoversi essa all'interno di una visione, ad un orientamento, l'essere sostenuta da motivazioni alte, le da' ali piu' forti e ampie". 


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BEATIFICAZIONE TONIOLO: BAGNASCO,PRIMATO UOMO SU SISTEMI POLITICI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 apr. 


"Se e' vero che le strutture possono aiutare la persona ad essere se stessa nel bene, e' ancora piu' vero che anche i sistemi piu' ingiusti e violenti non possono soffocare lo spirito umano, i suoi aneliti di verita' e di bene. Alla fine dunque, l'uomo e' piu' forte di ogni sistema, ed e' lui che i sistemi, per quanto iniqui, li crea, li corregge, li distrugge". 
Per il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana e' questo il messaggio di Giuseppe Toniolo, l'economista e uomo politico considerato ispiratore dell'Universita' Cattolica. Con il suo intervento, Bagnasco ha e' aperto a Roma, presso la Domus Pacis, l'incontro pubblico promosso dall'Azione Cattolica Italiana in occasione della beatificazione che si e' celebrata questa mattina nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, in una splendida cornice di fede e di popolo cristiano.
"Giuseppe Toniolo - ha detto il presidente della Cei - merita di essere guardato come particolare modello e intercessore per i laici cristiani che vogliono vivere pienamente la propria vocazione di cristiano e di cittadino. Egli, con intelligenza e quindi con umilta', ha sempre cercato di costruire e proporre piuttosto che opporre, con quel sano equilibrio che rispetta e afferma sempre la verita' delle cose e dei principi. Di ieri e di oggi".
Ai giornalisti il cardinale Bagnasco ha concesso qualche battuta sui temi di attualita'. 
Promuovere la crescita economica sullo sfondo di una crescente pressione fiscale "e' quello che si dice da tutte le parti e che tutti invochiamo e speriamo con molta determinazione", ha detto auspicando che prenda avvio ora una "fase dello sviluppo e della crescita, in modo che tanti sacrifici possano vedere fase di speranza e di futuro".
Sulle nuove violenze anti-cristiane in Nigeria e Kenya, il presidente della Cei ha detto infine che "la persecuzione religiosa non e' un fatto nuovo: si sperava che fosse superata ma di fatto e' presente ancora in alcune parti del mondo". "Il modo di reagire dei cristiani mi sembra - ha concluso - che sia nel segno della fortezza d'animo e nella volonta' di non cedere alla vendetta, e questo e' un grande insegnamento anche per noi europei e occidentali". 


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MARTIRI: BEATIFICATO IN NORMANDIA IL MONACO TOULORGE VITTIMA DEL TERRORE


Salvatore Izzo


(AGI) - Parigi, 29 apr. 


E' stato elevato all'onore degli altari  nella cattedrale di Coutances, cittadina francese nella Bassa Normandia, padre Pierre-Adrien Toulorge, il monaco premostratense ghigliottinato durante la Rivoluzione francese, che il Papa ha ricordato oggi come un "luminoso martire della verita'". 
A presiedere il rito di Beatificazione e' stato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. "Cosa dira' la gente se sapra' che, avendo rinunciato al mondo, abbiamo difficolta' a lasciarlo?", era stato il suo commento alla notizia della propria imminente esecuzione nell'autunno del 1793, dopo che era iniziata la fase piu' cruenta della rivoluzione francese, quella del Terrore. Preti e religiosi fedeli a Roma furono perseguitati, incarcerati, sommariamente processati e giustiziati. Non volendo sottoscrivere il giuramento di fedelta' alla rivoluzione, si diede alla clandestinita'. Fu arrestato nel settembre del 1793, fu infine condannato a morte.
Nell'omelia, il cardinale Amato ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II: "i martiri, e piu' ampiamente tutti i santi nella Chiesa fanno risuonare con permanente attualita' le parole del profeta: guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro".
Padre Toulorge, ha sottolineato il porporato salesiano, e' ricordato in Francia come il "martire della verita'" perche', con l'avvento del Terrore e il suo rifiuto di cedere alla Costituzione civile del clero, pensando di essere perseguibile, ripara nell'isola anglo-normanna di Jersey. Fu un errore fatale, perche' la legge si applicava solo al clero civile e non ai monaci; mentre la fuga lo mette nella condizione di 'emigrato rientrato', una volta tornato in Francia. Catturato, dapprima neghera' di essere scappato altrove, ma poi gli risuonano nel cuore le parole di Gesu': 'che il vostro parlare sia si' si', no no...". 
Cosi' dice la verita'. Il giudice, che aveva creduto alla sua versione dei fatti, ora non puo' che condannarlo. Una sentenza inflitta per aver detto la verita', valore universale che e' anche il principale insegnamento del monaco. "Il suo martirio - ha spiegato Amato - e' un invito a vivere con coerenza e fedelta' la comunione con Gesu', nonostante le ferite e le sofferenze di ogni genere, che la moderna societa' infligge al Vangelo, con ideologie errate sul concepimento della vita umana, sull'aborto, sul matrimonio tra uomo e donna, sull'eutanasia". "Apprendiamo dal beato martire Toulorge - e' stata infine l'esortazione dell'inviato papale - a far fronte, con la grazia e la preghiera, a questa cultura di morte, affrontando con perseveranza e fortezza i sacrifici per restare fedeli a Cristo, via, verita' e vita".
In un servizio trasmesso nel suo radiogiornale internazionale, Radio Vaticana ha ricostruito oggi le modalita' dell'esecuzione di padre Toularge che ando' al patibolo coperto da un lungo cappotto verde abbottonato fino al collo, la barba rasata di fresco come chi si prepara per la festa e i capelli legati sul davanti, per facilitare il lavoro del boia. E' domenica pomeriggio, il 13 ottobre 1793, quando il religioso 37enne, procede a passo spedito verso quella sagoma sinistra che per la prima volta si staglia contro il cielo di Coutances: la ghigliottina, macchina di morte re-inventata dalla rivoluzione. Al suo passaggio la folla ammutolisce, non per l'orrore di quanto sta per consumarsi davanti ai suoi occhi, ma per la serenita' che esprimono quelli del monaco". 


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Santa Caterina da Siena passione fuoco e amore (video)

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Coltivare il giardino. Le parole del Papa al Regina Coeli (Sir)

Coltivare il giardino


Giovani e vocazioni con un pensiero a Giuseppe Toniolo


Un invito a pregare “perché tutti i giovani siano attenti alla voce di Dio che interiormente parla al loro cuore e li chiama a distaccarsi da tutto per servire Lui”. Lo ha rivolto stamattina Benedetto XVI, guidando la recita del Regina Cæli da piazza San Pietro, nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. 


Far germogliare le vocazioni. “Il Signore – ha chiarito il Papa - chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali; e poi abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perché pensiamo che possa toglierci la nostra libertà”. In realtà, “ognuno di noi è frutto dell’amore: certamente, l’amore dei genitori, ma, più profondamente, l’amore di Dio”. Per il Santo Padre, “nel momento in cui mi rendo conto di questo, la mia vita cambia: diventa una risposta a questo amore, più grande di ogni altro, e così si realizza pienamente la mia libertà”. Il Pontefice ha quindi esortato a pregare “per la Chiesa, per ogni comunità locale, perché sia come un giardino irrigato in cui possano germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza. Preghiamo perché dappertutto si coltivi questo giardino, nella gioia di sentirsi tutti chiamati, nella varietà dei doni”. In particolare, “le famiglie siano il primo ambiente in cui si ‘respira’ l’amore di Dio”. 


Due nuovi beati. Dopo il Regina Cæli il Papa ha rivolto un saluto speciale o ai pellegrini riuniti nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dove stamani è stato proclamato beato Giuseppe Toniolo. “Vissuto tra il XIX e il XX secolo – ha ricordato il Santo Padre -, fu sposo e padre di sette figli, professore universitario ed educatore dei giovani, economista e sociologo, appassionato servitore della comunione nella Chiesa. Attuò gli insegnamenti dell’enciclica Rerum novarum del Papa Leone XIII; promosse l’Azione Cattolica, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, le Settimane sociali dei cattolici italiani e un Istituto di diritto internazionale della pace”. Il suo messaggio è “di grande attualità, specialmente in questo tempo: il beato Toniolo indica la via del primato della persona umana e della solidarietà”. “Sempre oggi – ha aggiunto - a Coutances, in Francia, è stato beatificato anche il sacerdote Pierre-Adrien Toulorge, dell’Ordine Premostratense, vissuto nella seconda metà del secolo XVIII. Rendiamo grazie a Dio per questo luminoso ‘martire della verità’”. Infine un saluto ai partecipanti all’Incontro europeo degli studenti universitari, organizzato dalla diocesi di Roma nel primo anniversario della beatificazione di Giovanni Paolo II: “Cari giovani, proseguite con fiducia nel cammino della nuova evangelizzazione nelle Università. Domani sera mi unirò spiritualmente a voi, per la veglia che avrà luogo a Tor Vergata, presso la grande Croce della Giornata mondiale della gioventù del 2000. Grazie della vostra presenza!”. 


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Il Papa: Dio "chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali..."



Papa/ Dio chiama sempre, noi spesso non ascoltiamo distratti
Regina coeli in giornata vocazioni: Pensiamo ci tolga libertà


Città del Vaticano, 29 apr. (TMNews) 


Dio "chiama sempre, ma tante volte noi non ascoltiamo. Siamo distratti da molte cose, da altre voci più superficiali; e poi abbiamo paura di ascoltare la voce del Signore, perché pensiamo che possa toglierci la nostra libertà". 
Lo ha detto il Papa nell'odierno Regina Coeli in piazza San Pietro nel giorno in cui la Chiesa celebra la giornata per la preghiera delle vocazioni.
"In realtà - ha proseguito Benedetto XVI - ognuno di noi è frutto dell'amore: certamente, l'amore dei genitori, ma, più profondamente, l'amore di Dio. Dice la Bibbia: se anche tua madre non ti volesse, io ti voglio, perché ti conosco e ti amo. 
Nel momento in cui mi rendo conto di questo, la mia vita cambia: diventa una risposta a questo amore, più grande di ogni altro, e così si realizza pienamente la mia libertà".
Il Papa ha spiegato ai pellegrini presenti all'interno del colonnato berniniano che stamane ha celebrato una messa nella quale ha ordinato nove sacerdoti: "I giovani che oggi ho consacrato sacerdoti - ha detto - non sono differenti dagli altri giovani, ma sono stati toccati profondamente dalla bellezza dell'amore di Dio, e non hanno potuto fare a meno di rispondere con tutta la loro vita".


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