Catalogazione in fieri per l’archivio del Vaticano II voluto da Paolo VI
Quanto concilio ancora da studiare
Piero Doria dell'Archivio Secreto Vaticano racconta come si sono svolte le operazioni di versamento dell'Archivio del Concilio Vaticano II (nato il 27 settembre 1967 per volontà di Paolo VI) nell'Archivio Segreto Vaticano. Al momento del versamento (marzo 2000) l'Archivio del Concilio contava 2001 buste non numerate. Allo stato attuale del lavoro sono state inventariate 1.465 buste per un numero complessivo di oltre 7.200 pagine suddivise in 18 volumi, di cui il XVIII ancora in corso (ma che già comprende 408 pagine e riguarda al momento solo la documentazione del Segretariato per l’Unità dei Cristiani).
Il lavoro di catalogazione di questo ingente materiale necessiterà ancora di tempo e impegno, giacché lo stato delle carte è molto confuso (basti considerare, ad esempio, la presenza eccessiva di fotocopie; l’utilizzo di testi originali o copie originali come bozze per la stampa; i voti dei vescovi sezionati e collocati per argomenti in buste diverse; lettere di accompagno e voti allegati, a volte non firmati, privi di data e di numero di protocollo, conservati in buste diverse; mancanza di alcuni registri di Protocollo).
Piero Doria lancia poi quasi un appello ai ricercatori: nell’Archivio del Concilio Vaticano II esistono carte e documenti ancora inesplorati pur avendo un grandissimo valore per comprendere sia lo spirito del Concilio, sia la corretta ermeneutica dei documenti così come sono stati approvati dall’assemblea dei vescovi. C'è ancora molto Vaticano II da studiare.Per questo — conclude il suo messaggio Papa Ratzinger — è stata molto «eloquente la scelta del tema dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi del 2009. Il messaggio portatore di vita del Vangelo — è la spiegazione — ha recato speranza a milioni di africani, aiutandoli a superare le sofferenze inflitte loro da regimi repressivi e conflitti fratricidi».
(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)
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L'abbé Simoulin (FSSPX): "La Fraternità non è la Chiesa. Mons. Fellay ha già ottenuto più di quanto avesse domandato Mons. Lefebvre"
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Alberto
Colgo l'occasione per una riflessione. Grazie ai Lefebvriani si è sottolineato l'aspetto non dogmatico, ma pastorale del Concilio. Ora non sarebbe necessaria una riflessione di come è stato recepito il Concilio nella realtà pastorale per eccellenza della Chiesa di oggi: la parrocchia?
RispondiEliminaMi sembra che ancora si ragioni e si operi pastoralmente tentando di ravvivare e portare avanti una idea si parrocchia che è pre-conciliare e che non si è lasciata trasformare dal Concilio... come se tutto dovesse continuare come prima o quasi come se la parrocchia fosse di istituzione divina e quindi immutabile....