domenica 6 maggio 2012

Summorum Pontificum, l'Istituto del Buon Pastore difende l'esclusività del rito (Izzo)


LEFEBVRIANI: ISTITUTO BUON PASTORE DIFENDE ESCLUSIVITA' RITO


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 5 mag. 



Mentre sembra avvicinarsi il momento della definitiva riconciliazione con la Fraternita' San Pio X , e forse proprio per questo, si acuiscono le tensioni con i tradizionalisti che non seguirono monsignor Lefebvre nello scisma ed ottennero da Papa Wojtyla un "indulto" che consentiva loro di celebrare la messa in latino con il rito antico. Ora che l'"indulto" e' stato allargato a tutti con il motu proprio "Summorum pontificum" di Benedetto XVI, che considera la messa tradizionale "forma straordinaria" dell'unica messa, alcuni temono di perdere la loro specificita'.
La Commissione Ecclesia Dei, competente su questa materia, ha compiuto infatti una visita canonica all'Istituto sacerdotale del Buon Pastore - che insieme alla Fraternita' San Pietro e ai Francescani dell'Immacolata rappresenta uno dei gruppi piu' rilevanti nella galassia tradizionalista gia' compresa nella Chiesa Cattolica - e ha fatto presente che sarebbe auspicabile uniformare allo "spirito" del piu' recente Motu Proprio Summorum Pontificum gli Statuti dell'Istituto, anteriori di un anno, eliminando la parola "exclusive" e sostituendola con il termine "rito proprio". 

"Questa espressione, essendo gia' presente negli Statuti in due punti, e' pertanto invocata in contrapposizione all'altra e non ad integrazione di essa", ribatte pero' don Stefano Carusi, teologo e liturgista dell'Istituto, in un articolo scritto sulla rivista "Disputationes Theologicae".
Tra l'altro, una fuga di notizie relativa ai risultati della visita canonica un mese fa era apparsa "sospetta" ai superiori dell'Istituto, per i quali si e' voluto forse scoraggiare i lefebvriani che stanno per rientrare nella Chiesa, avvertendoli che Roma non mantiene i patti con i tradizionalisti.
Il conflitto nasce dal fatto che, liberalizzando l'uso dell'antico messale, Papa Ratzinger ha chiesto ai tradizionalisti un atteggiamento piu' aperto e cioe' di non "escludere, in linea di principio, la celebrazione secondo i libri nuovi". Da qui la richiesta del dicastero vaticano di cassare la parole "exclusive" dagli statuti. Secondo la rivista pero' non c'e' una incompatibilita' legislativa tra la celebrazione "esclusivamente" nel rito tradizionale e il Motu Proprio Summorum Pontificum: "pensiamo - afferma don Carusi -che il termine 'exclusive' debba essere mantenuto, anche in ottemperanza agli impegni da noi pubblicamente presi". "Il Buon Pastore - ricorda - non e' nato per occuparsi del proprio interesse personale ma per offrire una testimonianza della possibilita' di una posizione ecclesiale che includa i citati presupposti". 

Dopo 'lo spirito del Concilio' c'e' proprio bisogno, si chiede dunque l'articolo, "anche dello 'spirito del motu proprio', eretto a norma? Negli odierni frangenti, non e' importante richiamare una chiara distinzione tra un'argomentazione e un obbligo, un invito e una legge, un'opinione (magari autorevole) e un chiaro insegnamento? Peraltro, e' realistico attendersi che la Fraternita' San Pio X adotti, adesso o tra sei anni, gli indirizzi che ci vengono suggeriti?". 


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