giovedì 24 maggio 2012

L'esclusione di Dio dalla società, cuore della crisi che ferisce l'Europa. Così il Papa ai vescovi italiani


Su segnalazione di Laura leggiamo:


L'esclusione di Dio dalla società, cuore della crisi che ferisce l'Europa. Così il Papa ai vescovi italiani


Il cuore della crisi, spirituale e morale, che ferisce l’Europa passa dall’esclusione di Dio, “grande sconosciuto” del nostro tempo. Così il Papa questa mattina nell’udienza ai vescovi italiani riuniti in questi giorni in Vaticano in assemblea plenaria. Compito della Chiesa, ha spiegato Benedetto XVI, è “introdurre gli uomini e le donne del nostro tempo alla relazione con Dio, garante della nostra felicità”. Il servizio è di Paolo Ondarza:  


E’ l’esclusione di Dio, il secolarismo, il cuore della crisi che ferisce l’Europa. Soprattutto nelle società di antica tradiaizone cristiana – constata il Papa - l’uomo, oggi, pretende di avere identità compiuta semplicemente in se stesso, esclude Dio dal proprio orizzonte, gli è indifferente o lo relega nell’ambito soggettivo ad un fatto privato, intimo, marginalizzato dalla coscienza pubblica:


“Il patrimonio spirituale e morale in cui l’Occidente affonda le sue radici e che costituisce la sua linfa vitale, oggi non è più compreso nel suo valore profondo, al punto che più non se ne coglie l’istanza di verità. Anche una terra feconda rischia così di diventare deserto inospitale e il buon seme di venire soffocato, calpestato e perduto”.


Diminuzione della pratica religiosa, nella partecipazione all’Eucarestia e alla Confessione e mancato senso di appartenenza ecclesiale tra i battezzati sono solo alcuni dei segni di questa perdita di orientamento della società occidentale nella quale tuttavia non è assente il desiderio di Dio:


“Non manca di riemergere, a volte in maniera confusa, una singolare e crescente domanda di spiritualità e di soprannaturale, segno di un’inquietudine che alberga nel cuore dell’uomo che non si apre all’orizzonte trascendente di Dio”.


Da qui l’appello rivolto da Benedetto XVI ai vescovi italiani ad un rinnovato impulso che punti al cuore della fede e della vita cristiana: 
“In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio”.


La prima condizione per parlare di Dio – ha detto il Santo Padre ai presuli italiani – è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensa vita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia. Occorre lasciarsi trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona ad essere raggiunta dalla Verità.


“E’ dalla relazione con Lui che nasce la nostra comunione e viene generata la comunità ecclesiale, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi per costituire l’unico Popolo di Dio”.
Missione della Chiesa è dunque ricondurre l’uomo d’oggi spesso distratto ad un rinnovato incontro con Gesù cristo, via verità e vita. Questo lo scopo dell’Anno della Fede che – ha ricordato il Pontefice - inizierà l’11 ottobre prossimo: sarà l’occasione per guidare gli uomini e le donne del nostro tempo a comprendere che “compiere la volontà di Dio non è un limite alla libertà, ma è essere veramente liberi”.
"Dio è il garante, non il concorrente, della nostra felicità, e dove entra il Vangelo – e quindi l’amicizia di Cristo – l’uomo sperimenta di essere oggetto di un amore che purifica, riscalda e rinnova, e rende capaci di amare e di servire l’uomo con amore divino".


Ai vescovi Benedetto XVI ha affidato il compito di formare persone adulte nella fede, il cui riferimento fondamentale nella vita è Gesù Cristo. In questo cammino formativo il Papa ha indicato l’importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica, a vent’anni dalla pubblicazione. Ricordando il 50.mo anniversario dall’inizio del Concilio Vaticano II, il Papa ne ha rimarcato l’obbiettivo, sempre attuale: trasmettere pura e integra la dottrina, in modo nuovo e in continuità con la tradizione millenaria della Chiesa:


“Con tale chiave di lettura e di applicazione, nell’ottica non certo di un’inaccettabile ermeneutica della discontinuità e della rottura, ma di un’ermeneutica della continuità e della riforma, ascoltare il Concilio e farne nostre le autorevoli indicazioni, costituisce la strada per individuare le modalità con cui la Chiesa può offrire una risposta significativa alle grandi trasformazioni sociali e culturali del nostro tempo, che hanno conseguenze visibili anche sulla dimensione religiosa”.


Benedetto XVI ha salutato il presidente dei vescovi italiani il cardinale Angelo Bagnasco, felicitandosi per la sua riconferma alla guida della Cei. Quest’ultimo ha ringraziato il Successore di Pietro per la sollecitudine manifestata nelle sue visite pastorali in Italia: l’ultima nella diocesi di Arezzo, Cortona Sansepolcro, la prossima a Milano per l’Incontro Mondiale delle Famiglie. 


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3 commenti:

Andrea ha detto...

In altre parole: l'uomo di Milano, di Parigi, di Madrid passa davanti alle chiese andando in ufficio e pensa "Guarda che cose importanti facevano in passato! Oggi corriamo sempre per la carriera, e non abbiamo tempo neanche di domenica. Ho sentito parlare di un certo Gesù Cristo, ma so che è una storia di troppi anni fa...".

Così l'Italia e l'Europa, "terre feconde" (ritorna il tema del "giardino da coltivare"), si trasformano in "deserti inospitali".

Sul Concilio: la dottrina di sempre annunciata dalla Chiesa in modo adatto ai nostri tempi - non la Chiesa che cerca il modo per suicidarsi, affinché possa nascere la "Chiesa dei Perfetti"

Anonimo ha detto...

Ai vescovi dico:più preghiera,più processioni ,più bellezza nel culto liturgico,meno auto blu, meno convegni,meno altari distrutti.

Andrea ha detto...

Un amico del 1943, che perciò c'era negli anni '50, testimonia che il segnale dell'insofferenza di molto Clero verso la Fede di sempre fu, a quel tempo, la volontà del Parroco di abolire le processioni, soprattutto quella delle Rogazioni (preghiere annuali per "allontanare i flagelli della giustizia di Dio e attirare le benedizioni della Sua misericordia sui frutti della terra"-papa Benedetto XIV).

A proposito degli altari distrutti, c'è il blog Fidesetforma