martedì 22 maggio 2012
L'ambasciatore britannico: lo Ior impegnato con coraggio in un cammino di trasparenza
L'ambasciatore britannico: lo Ior impegnato con coraggio in un cammino di trasparenza
Nei giorni scorsi, un gruppo di 35 ambasciatori presso la Santa Sede è stato invitato a visitare in Vaticano lo Ior, l'Istituto per le Opere di Religione. I diplomatici sono stati sollecitati a porre domande sull’Istituto e sui servizi che esso offre, e in particolare in merito all’adeguamento alle norme internazionali anti-riciclaggio. Tra gli ambasciatori in visita allo Ior, c'era anche l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Nigel Baker, che ha commentato con Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, questa importante decisione dello Ior, nel segno della trasparenza:
R. – For some time ambassadors have been encouraging the Ior to open …
Già da tempo, noi ambasciatori abbiamo incoraggiato lo Ior ad aprire le sue porte per aiutarci a comprendere meglio come funziona. Molto spesso ci giungono lamentele, perché si sentono tanti commenti sullo Ior – la cosiddetta “banca vaticana” – spesso fondati sull’ignoranza, senza fondamento serio o molto basati sul passato. Così più volte abbiamo detto – e in quanto ambasciatori europei abbiamo avuto la possibilità di parlare con la direzione dello Ior, qualche mese fa – “ci piacerebbe venire e vedere di persona”. Così ci hanno invitato per vedere e per ascoltare quello che avevano da dirci, per assistere alla presentazione di quello che fanno attualmente, il loro grande sforzo per incrementare – stimolati soprattutto da Benedetto XVI – il livello di trasparenza e di adeguamento in particolare alle norme internazionali, e dei percorsi che stanno seguendo per ottenere questi risultati e sostanzialmente quindi mostrare quale sia in realtà il loro operato. Per noi è stato molto utile, abbiamo avuto la possibilità di porre delle domande e mi è parso di capire che vogliono organizzare qualcosa di simile, nel prossimo futuro, per giornalisti esperti nel campo della finanza – ed è una cosa che incoraggio molto.
D. – Lei pensa che possa essere sufficiente per mettere a tacere le preoccupazioni?
R. – Not immediately; I think it’s a process. …
Non nell’immediato. Penso che sia un processo. E’ passato soltanto un anno da quando sono entrate in vigore le nuove norme per la gestione dello Ior, migliorando il suo adeguamento a tutta una serie di raccomandazioni della International Financial Action Task Force (= Gafi, Gruppo di azione finanziaria internazionale). Risale soltanto all’anno scorso la visita da parte del comitato di esperti del Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure anti-riciclaggio e del finanziamento del terrorismo (Moneyval) in Vaticano, per esaminare lo Ior ed altre istituzioni del Vaticano che gestiscono finanze, per constatare lo stato dell’adeguamento alle norme internazionali, per fornire suggerimenti ed indicazioni e, più avanti nel corso dell’anno, per inserirli in una graduatoria per quanto riguarda il rispetto di una serie di norme internazionali. Penso che questo processo sarà lungo e difficile, perché ci sono alcuni aspetti per i quali lo Ior, ed in realtà anche altre istituzioni vaticane, non può dire: “Abbiamo raggiunto il pieno adeguamento alle norme internazionali”. Ci sono altri ambiti, però, per i quali lo Ior può dire: “Siamo assolutamente conformi” e quindi ottenere la convalida per gli standard internazionali. Credo che affrontare tutto questo implichi una dimostrazione di audacia, di coraggio comunque, perché è inevitabile che ne nascano delle critiche; inevitabilmente, a mano a mano che diventi più “trasparente”, la gente ti ricorderà il tuo passato ed i momenti difficili del passato; inevitabilmente, come accade anche per ogni banca “buona”, ci saranno momenti in cui usciranno storie su transazioni finanziarie particolari o su clienti particolari, che forse non sono proprio in linea con questo processo in cui si cerca di migliorare la trasparenza. Credo però che questo sia un aspetto con il quale tutti – intendo lo Ior e il Vaticano – devono convivere, ma questo non invalida il processo: al contrario. Quando si persegue la trasparenza, questo comporta anche lavare un po’ di panni sporchi ma questo è parte integrante di un simile processo.
D. – Ma questo non riguarda soltanto il passato: recentemente, il Dipartimento di Stato americano ha inserito il Vaticano tra gli Stati “vulnerabili” …
R. – These are very real concerns; and one of the reasons why my government …
Queste preoccupazioni sono molto realistiche; ed una delle ragioni per le quali il mio governo incoraggia questo processo è che anche la banca – o l’istituzione finanziaria – più rispettabile e più efficacemente gestita del mondo ha le sue vulnerabilità. Non esiste una banca invulnerabile o un’istituzione finanziaria non esposta, come abbiamo potuto constatare ancora recentemente con Wall Street e in altre situazioni. Quindi, queste vulnerabilità esistono; chi vuole abusare del sistema per evadere le tasse, per riciclare denaro sporco e per finanziare il terrorismo, continuerà a cercare scappatoie e modi per farlo. Ecco che, in un certo senso, questo processo non ha una sua fine naturale: ci saranno sicuramente momenti di rallentamento, lungo il percorso. Sarebbe però leale dire anche che quando vengono espresse queste preoccupazioni in merito alla vulnerabilità del Vaticano e delle sue istituzioni finanziarie, per quanto riguarda il riciclaggio di denaro, le stesse preoccupazioni si esprimono anche nei riguardi delle banche britanniche e delle banche americane, dei sistemi finanziari britannici e di quelli americani. Quindi, in questo senso, la preoccupazione espressa non è insolita. Ma qui poi subentra il coraggio: ovviamente, affrontando un processo di questo genere, ti apri a domande. Io credo che uno degli obiettivi della direzione dello Ior sia quello di dimostrare che hanno messo in opera procedimenti moderni e che hanno lo stesso livello di resistenza all’abuso da parte di chiunque voglia farlo, come qualsiasi altra istituzione finanziaria ben gestita. Sta ad altri valutare se hanno raggiunto questo scopo, ma io credo che sia molto importante il fatto che stiano comunque cercando di percorrere questa strada.
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1 commento:
Quindi il Vaticano chiede, come uno scolaretto discolo, la propria legittimazione finanziaria alla grande finanza internazionale, che ha il suo centro nella City di Londra.
"Loro" sarebbero i gestori corretti dei soldi, "i preti" quelli dilettantistici e spesso corrotti
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