sabato 19 maggio 2012

La procura di Roma indaga sull'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, don Piero Vergari (Galeazzi e Grignetti)


Riceviamo e con piacere e gratitudine pubblichiamo:


ROMA, RETTORE DELLA BASILICA DI SANT’APOLLINARE AI TEMPI DELLA SCOMPARSA


Caso Orlandi, indagato l’ex parroco


«Concorso in sequestro di persona» Ma la procura: «Solo un atto dovuto»


GIACOMO GALEAZZI
FRANCESCO GRIGNETTI


ROMA
La procura di Roma indaga sull'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, don Piero Vergari: «Concorso in sequestro di persona», si legge negli atti. Il monsignore, che nel frattempo ha lasciato Roma ed è tornato nella natia Sigillo, in Umbria, nel 1983, al tempo della scomparsa della ragazza era il «padrone di casa». E don Vergari era ancora al suo posto sette anni dopo, nel 1990, quando fu ucciso il boss della Magliana, Renatino De Pedis, per il quale caldeggiò con il Vicariato la specialissima sepoltura in chiesa. Inevitabile, quindi, un’iscrizione al registro degli indagati all’atto di aprire il sepolcro. «Un atto dovuto», viene spiegato negli ambienti inquirenti. L’ispezione della cripta di Sant’Apollinare alla ricerca del cadavere di Emanuela Orlandi, ovviamente, non si sarebbe potuta effettuare senza il rigoroso rispetto delle norme. Occorreva un’iscrizione al registro degli indagati per chi, come don Vergari, aveva la responsabilità della gestione della basilica. E iscrizione è stata. Ma un passo del genere è stato soppesato a lungo dalla procura di Roma. E quando i magistrati hanno deciso per il via libera all’ispezione, con tutte le conseguenze giuridiche del caso, anche il Vaticano è stato informato.
Don Vergari fu inviato a Sant'Apollinare, a due passi da piazza Navona, dal cardinale vicario Poletti per «normalizzarla» negli anni turbolenti del post-Concilio e tanto fu efficace nel riportare la basilica alla tradizione che la vedova di Renatino De Pedis racconta di averla scelta all' epoca per le nozze e le messe domenicali poiché «era l’unica a Roma coi canti gregoriani». Sarà necessario oltre un mese di tempo, comunque, per sapere se tra le ossa trovate nel sotterraneo di Sant’Apollinare ci siano anche quelle di Emanuela Orlandi. Rispetto alla quasi totalità dei resti di epoca prenapoleonica, alcuni sono più recenti e il loro Dna sarà comparato con quello della cittadina vaticana.
«Se qualcuno aveva interesse a far sparire qualche traccia ha avuto tutto il tempo per farlo», commenta l'ex sostituto procuratore generale Giovanni Malerba che si occupà del caso Orlandi. E aggiunge: «La Santa Sede non collaborò alle indagini». Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ritiene che «la sepoltura del boss in un luogo destinato a papi e cardinali sia il vero snodo dell'intreccio tra Chiesa, Stato e criminalità che 29 anni fa si è portato via mia sorella».
Sant’Apollinare è una chiesa con una storia di primaria importanza. Era la basilica annessa al Pontificio Istituto di studi giuridici, uno dei principali centri di formazione del clero. Nell’edificio ebbe un ufficio riservato Oscar Luigi Scalfaro. Durante le battaglie del referendum sul divorzio il Pontificio Istituto, che ospitava preti studenti e professori, fu per caso sede di incontri con Adriana Zarri e Raniero La Valle, e per intervento del sostituto della Segreteria di Stato Benelli fu in pratica chiuso con l’accusa di essere diventato un «covo di comunisti». L’edificio divenne sede del Circolo di San Pietro, per l’assistenza dei poveri, e nuovo rettore della Basilica fu scelto don Piero Vergari, pragmatico e abile, che nel suo apostolato nelle carceri era entrato in contatto anche con esponenti di spicco della mala romana.


© Copyright La Stampa, 19 maggio 2012

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