L'esemplarità di Giuseppe Toniolo beatificato a Roma
Vera laicità
Giuseppe Toniolo «si presenta a noi come un italiano che ha onorato e servito la Chiesa e l'Italia da cittadino esemplare» nel segno della «vera laicità» vissuta da protagonista «nel mondo della cultura, dell'economia e della politica». L'incalzante attualità di Toniolo -- «dono dell'amore del Padre all'Italia» e «riferimento sicuro» per chi opera in politica e nel sociale -- è stata presentata dal cardinale Salvatore De Giorgi che, come rappresentante del Papa, ha presieduto la cerimonia di beatificazione, domenica mattina 29 aprile, festa di santa Caterina patrona d'Italia, nella basilica romana di San Paolo fuori le mura. Presenti cinquemila persone e, tra loro, anche i familiari del nuovo beato.
Letta la formula per la beatificazione, è stato scoperto l'arazzo con l'immagine di Toniolo, la cui festa liturgica sarà celebrata il 7 ottobre, giorno della sua morte. Le reliquie accanto all'altare sono state portate da Francesco Bortolini, il ragazzo che, dopo un incidente stradale, è guarito grazie all'intercessione del beato.
Toniolo, ha detto il cardinale De Giorgi nell'omelia, «era convinto che nella Chiesa tutti indistintamente siamo chiamati alla santità; che i laici si santificano nel mondo e per la santificazione del mondo, senza essere del mondo, attraverso l'esercizio del loro compito proprio: l'animazione cristiana delle realtà temporali. Ne era così convinto che non esitava di affermare: “Chi definitivamente recherà a salvamento la società presente non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi”. Da qui la sua ferma decisione: “Voglio farmi santo”. E si dette, per questo, un regolamento di vita spirituale e professionale, valorizzando i mezzi sempre attuali dell'ascetica cristiana: la preghiera, la meditazione, la messa e la comunione quotidiana, la confessione frequente, l'esame di coscienza, la direzione spirituale, i ritiri mensili e gli esercizi spirituali annuali. Un vero contemplativo dell'azione, all'insegna del motto caratteristico dell'Azione cattolica italiana: preghiera, azione, sacrificio».
Sposato e padre di sette figli, «considerò la famiglia -- ha detto il cardinale -- il luogo primario della sua santificazione e della sua missione. La sua fu una famiglia normale. Una vera chiesa domestica. Un'affascinante testimonianza della dignità e della bellezza della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile e fedele di un uomo con una donna per una comunione di vita e di amore, secondo il disegno di Dio, che non si può stravolgere senza sconvolgere la vita stessa della società».
«Professore universitario a 27 anni, sulle cattedre di Padova, di Modena e di Pisa, seppe essere non solo il maestro qualificato dei giovani studenti, ma soprattutto il loro amico ed educatore nella ricerca della verità. Avvertiva fortemente già allora l'emergenza educativa per il clima universitario indifferente o ostile alle fondamentali istanze religiose e morali, come anche l'urgenza di una solida formazione culturale che preparasse le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro. E sulla promozione della cultura impegnò i doni di una intelligenza non comune e di una lungimiranza, quasi profetica, soprattutto circa la necessità, per il bene nel nostro Paese, di una presenza dei cattolici nel sociale e nel politico limpida, coerente, coraggiosa, unitaria, fondata sull'inscindibile rapporto tra fede e ragione».
«Convinto -- ha aggiunto -- che la comunione ecclesiale, segreto della credibilità e dell'efficacia dell'apostolato, si costruisce con l'obbedienza, fu sempre fedele ai Papi del tempo: il beato Pio IX, Leone XIII, san Pio X e Benedetto XV. Essi sapevano di poter contare su di lui, in un momento storico in cui l'unità dei cattolici, a causa della complessa questione romana, esigeva mediatori intelligenti e sicuri, costruttori di ponti e non di fossati, capaci di relazioni e di sintesi, come lui. E lui offrì la sua vasta e profonda cultura scientifica al loro Magistero, che accolse sempre docilmente, additandolo, soprattutto ai cattolici impegnati nel sociale e nel politico, come punto di riferimento sicuro: sia per operare in modo competente e coerente, sia per evitare il rischio di essere strumentalizzati da quanti, apertamente o occultamente negano o combattono il Vangelo e i valori cristiani. I quali, come precisava il beato, non sono in contrasto con gli autentici valori umani, ma ne sono l'espressione più piena: li confermano, li sostengono, li difendono e li promuovono, per la più efficace realizzazione del bene comune, fine preminente della partecipazione diretta alla missione politica o amministrativa».
È con questa fedeltà, ha spiegato il cardinale De Giorgi, che Toniolo «mise a servizio del movimento cattolico, che egli voleva articolato ma non diviso, la sua altissima competenza di economista e di sociologo. La Società della gioventù cattolica, primo nucleo dell'Azione cattolica italiana, la Fuci, l'Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici, l'Unione Cattolica per gli studi sociali, l'Unione popolare, l'avvio delle Settimane sociali ebbero in lui un eccellente ideatore, animatore e coordinatore di progetti culturali, sociali, politici cristianamente ispirati e di innovative strutture cattoliche pubbliche, come l'Università del Sacro Cuore». Un'azione impressionante, confermata dalle innumerevoli «istituzioni culturali, sociali, economiche, caritative, scolastiche, non solo ecclesiastiche ma anche civili, che portano il suo nome».
Il cardinale ha quindi indicato le «intuizioni innovative del beato, come la centralità della persona nel mondo del lavoro, l'insopprimibile fondamento etico dell'economia, la rilevanza antropologica della questione sociale, l'importanza del Vangelo nella costruzione della società, l'impegno per la pace».
È sull'attualità di Toniolo che il porporato ha particolarmente insistito. Alla vigilia dell'Anno della fede -- ha concluso -- è certamente uno dei testimoni che «ci esorta a impegnarci con fiducia nella nuova evangelizzazione, della quale la dottrina sociale è parte integrante, e di renderla credibile con la testimonianza di una vita coerente con la fede, illuminata dalla verità, sorretta dalla speranza, amante della giustizia e animata dalla carità».
Nel pomeriggio di domenica, durante il convegno che l'Azione cattolica ha dedicato al nuovo beato a Roma, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha indicato Toniolo come un intercessore per i laici cristiani che vogliono vivere pienamente la propria vocazione di cristiani e di cittadini. «La società -- ha detto il cardinale Bagnasco -- si rigenera quando segue i principi dell'etica sociale cristiana, mentre decade quando se ne allontana: principi che non sono confessionali e quindi riservati ai cattolici, ma universali perché attengono all'uomo di sempre senza aggettivi, e alla sua esperienza». Toniolo, ha spiegato, con intelligenza e umiltà «ha sempre cercato di costruire e proporre piuttosto che opporre, con quel sano equilibrio che rispetta e afferma sempre la verità delle cose e dei principi. Di ieri e di oggi».
(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)
A Coutances il rito di beatificazione del martire Pietro Adriano Toulorge
Un invito a vivere con coerenza il Vangelo
Il martirio è un invito ai cristiani a vivere con coerenza e fedeltà il Vangelo, nonostante le ideologie e gli ostacoli che la società impone. È quanto ha detto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell'omelia per la beatificazione di Pietro Adriano Toulorge (1757-1793). Il rito, presieduto dal porporato in rappresentanza di Benedetto XVI, si è svolto nella cattedrale di Notre-Dame a Coutances in Francia, domenica pomeriggio 29 aprile. L'attualità del martirio del nuovo beato si esprime proprio nella testimonianza di coerenza ai valori evangelici, che è di esempio per quanti ogni giorno devono soffrire a causa di «ideologie errate sul concepimento della vita umana, sull'aborto, sul matrimonio tra uomo e donna, sull'eutanasia».
«Con la grazia e la preghiera il cristiano -- ha sottolineato il cardinale -- può far fronte eroicamente a questa cultura anticristiana, affrontando con fortezza i sacrifici per restare fedele al Vangelo di Cristo, via, verità e vita». Il porporato ha quindi invitato a riflettere sul significato del martirio, quale «segno splendido della santità della Chiesa». Infatti, la testimonianza «usque ad sanguinem è un contributo di grande valore, per la Chiesa e per la società, per evitare la crisi della confusione del bene e del male». D'altronde, i martiri, vivendo nella verità, «illuminano ogni epoca della storia, risvegliandone il senso morale», come ebbe a dire Giovanni Paolo II nell'enciclica Veritatis splendor. Per questo, ha detto il porporato, il martirio del monaco premostratense Toulorge ha un significato ancora attuale. Ricordando anche suor Margherita Rutan delle figlie della carità, beatificata nel giugno 2011, accomunata dal martirio subito durante la persecuzione religiosa contro la Chiesa, scatenata negli anni della Rivoluzione francese, il cardinale Amato ha sottolineato come nell'autunno del 1793 «iniziò la fase più cruenta della rivoluzione, quella del Terrore. Preti e religiosi fedeli a Roma furono perseguitati, incarcerati, processati e giustiziati».
Nel 1790, ha ricordato il prefetto, «fu approvata la soppressione degli ordini religiosi, con la confisca dei loro beni. Rifiutandosi di aderire all'ideologia rivoluzionaria, padre Toulorge visse in clandestinità, celebrando i sacramenti di nascosto e spostandosi continuamente. Fu arrestato nel settembre del 1793. Aveva con sé i canoni della messa in onore dello Spirito Santo e della Santa Vergine, ricopiati a mano, insieme a una tunica bianca e ad altri oggetti di culto conservati in una sacca bianca». Sottoposto a quattro interrogatori, Pietro Adriano venne condannato a morte.
Dopo l'ultima seduta del tribunale, il 12 ottobre 1793, rientrò nella cella della sua prigione con il volto sereno. «Interrogato sull'esito del processo -- ha ricordato ancora -- rispose che tutto era andato bene. Si pensò che fosse stato assolto. Si seppe, invece, che era stato condannato a morte. Una monaca benedettina, suora Saint-Paul, arrestata insieme a lui, scoppiò in lacrime. Ma il futuro martire la confortò. La sua morte sarebbe stata di esempio agli altri fedeli». Del resto, ha proseguito il cardinale, «avendo rinunciato al mondo con la professione religiosa, non doveva aver paura di lasciarlo, per un passaggio verso il cielo. L'atteggiamento e le parole di padre Toulorge rivelano la sua grande fortezza d'animo, dono prezioso dello Spirito Santo».
Il suo comportamento fu esemplare fino alla fine. Si ricorda che il beato, il giorno in cui venne giustiziato, invitò i compagni di prigionia a recitare con lui l'Ufficio, le lodi, i vespri e la compieta. Quando giunse alla penultima strofa dell'inno di compieta, si interruppe, perché disse che lo avrebbe terminato in cielo. «Dalle testimonianze -- ha aggiunto il cardinale -- sappiamo anche che fu ghigliottinato tra le ore 16.00 e le 16.30 di domenica, 13 ottobre 1793, a Coutances. Padre Toulorge era vestito con un lungo giaccone verde, chiuso fino al collo. Chiese che i capelli gli fossero legati davanti al capo, per facilitare il taglio della testa».
Dalle tre lettere scritte prima del martirio, ha sottolineato il porporato, «sappiamo che il servo di Dio era consapevole che dava la vita per amore a Cristo e in difesa della fede cattolica. La sera precedente, si era confessato dal vicario di Angoville-sur-Ay, indirizzando le lettere a un suo fratello e a un amico. Alla fine di una lettera egli scrisse “la veille de mon martyre”. In un altro passaggio si paragona a san Cipriano». Accettava, quindi, ha concluso il prefetto, «per amore di Dio l'ingiusta condanna, riconoscente al Signore per la grazia del martirio. Ex parte persecutoris, la sua uccisione fu senz'altro determinata dall'odio verso la fede e la Chiesa».
(©L'Osservatore Romano 30 aprile - 1° maggio 2012)
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