mercoledì 18 gennaio 2012

Monti: Nel mondo globalizzato il rapporto tra gli Stati e la Chiesa può essere un ponte, un varco che abbatte i muri degli egoismi nazionali

STATO E CHIESA: MARIO MONTI, “UN VARCO CHE ABBATTE I MURI”

Nel mondo globalizzato “il rapporto tra gli Stati e la Chiesa può essere un ponte, un varco che abbatte i muri degli egoismi nazionali e rinsalda il senso di un’appartenenza che significa rispetto, responsabilità, solidarietà”.
Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un’intervista realizzata dalla Radio Vaticana, in coordinamento con L'Osservatore Romano (testo integrale sulla radio e sul quotidiano della Santa Sede).
Parlando della crisi economica, il premier ha sottolineato: “La giustizia e la pace sono la risposta più efficace alla perdita di senso che la crisi economica ha, in modo latente, provocato nella quotidianità delle persone”.
A proposito dell’euro, Monti ha chiarito: “Serve una maggiore coesione europea e serve combattere un rischio grave e cioè che l’euro, punto di arrivo, perfezionamento di un processo e pinnacolo molto audacemente innalzato sulla cattedrale dell’integrazione europea, si trasformi invece in un fattore di disintegrazione, di conflitto psicologico”. Secondo il presidente del Consiglio, “oggi, rinunciare all’euro significherebbe abbandonare all’incertezza i più deboli ed i più poveri. L’euro resta uno strumento di straordinaria incidenza nella vita delle persone, ma non è il fine dell’azione comunitaria, che resta il ‘bene comune’”.
In riferimenti alle liberalizzazioni, per Monti “anche se in Italia forse è più difficile che altrove, ciascuno può contribuire all’interno del proprio settore ad una operazione di trasparenza contro privilegi eccessivi, per meglio garantire i giusti diritti. Ognuno di noi è produttore di qualche cosa, offre il suo tempo, le sue energie, il suo lavoro nell’ambito di un’impresa, di un’amministrazione, pensa alle tutele che vorrebbe sempre di più avere nel proprio ambito lavorativo, ma è contemporaneamente anche consumatore, è contemporaneamente anche risparmiatore e noi dobbiamo cercare di ricomporre in unità le tutele dei singoli aspetti per avere una società più aperta, più dinamica” e “più competitiva”. Non è mancato un riferimento alla Chiesa. “Il magistero del Papa e la sua personale, forte testimonianza, il contributo importante della Santa Sede e della Conferenza episcopale italiana sono elementi propulsivi e critici di fondamentale rilievo – ha osservato il premier. Di fronte al bene comune non si può fuggire.
Poco dopo la sua elezione, Benedetto XVI usò un’espressione ancora più chiara: ‘Non fuggire, per paura, davanti ai lupi’”. Di fronte alla tempesta attuale, “dobbiamo coltivare sapientemente - e anche pazientemente, direi - la speranza. Alla crisi, cittadini e Istituzioni non devono rispondere fuggendo come di fronte ai lupi, ma restando saldamente uniti”. Rispondendo alla domanda su quali sono le vie principali attraverso cui la Chiesa in Italia può contribuire maggiormente a sostenere lo Stato, Monti ha risposto: “Nella formazione, nell’integrazione, nella responsabilità civile e morale, il contributo della Chiesa è davvero prezioso. Quando ho incontrato il Santo Padre ho vissuto un’esperienza profonda e indimenticabile.
È stata una visita ufficiale e spero – pur emozionato – di aver rappresentato il mio Paese in modo adeguato”. “Le mani del Papa – ha aggiunto il presidente del Consiglio - sono mani forti che sostengono il peso di molti; sono mani che rassicurano, perché a loro volta si lasciano sorreggere. Il Santo Padre ha chiaramente affermato che ‘la distinzione tra l’ambito politico e quello religioso’ serve a tutelare la libertà religiosa e a riconoscere la responsabilità dello Stato verso i cittadini. Il presidente Napolitano ha dichiarato che ‘il senso della laicità dello Stato abbraccia il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso’”. “Mi riconosco pienamente nel criterio della distinzione e della reciproca collaborazione – ha concluso Monti -. Certamente la fede è un valore, innanzitutto da vivere e da condividere secondo lo stile e la sensibilità propria di ciascuno, dentro un perimetro di libertà comune a tutti”.

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