sabato 20 ottobre 2012
Sinodo. Frère Alois: per i giovani, fondamentale l'ecumenismo (R.V.)
Sinodo. Frère Alois: per i giovani, fondamentale l'ecumenismo
Per le giovani generazioni, la ricerca dell’unità tra i cristiani diventa irresistibile: questa la riflessione che Frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé, ha presentato in questi giorni al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, al quale partecipa come invitato speciale. Ma perché l’ecumenismo è così importante per i giovani? Al microfono di Paolo Ondarza, ascoltiamo lo stesso Frère Alois:
R. – Penso che i giovani oggi abbiano bisogno di un’esperienza di comunione e questa esperienza di comunione, di amicizia, di condivisione, di ascolto, possa risvegliare una curiosità per la fede. Noi sperimentiamo questo a Taizè. Quando c’è un’esperienza di comunione, possiamo anche approfondire la fede, e grazie a questo con tutti i giovani, di tutte le confessioni - cattolici, ma anche ortodossi e protestanti – possiamo ascoltare la Parola di Dio insieme, possiamo anche pregare insieme e fare così l’esperienza dell’unità della Chiesa.
D. – La divisione tra cristiani spesso richiama a divisioni storiche, dovute al passato, ma i giovani si sentono già uniti in Cristo?
R. – Sì e no: si sentono uniti, perché possono fare l’esperienza di pregare insieme. Questo ecumenismo della preghiera è un’esperienza dell’anticipazione dell’unità. Loro, però, sanno anche che ci sono diverse Chiese, ci sono diverse realtà ecclesiali e che dobbiamo tenerne conto.
D. – Al di fuori del contesto di Taizé, com’è possibile per un giovane vivere l’ecumenismo nel proprio ambiente, nella propria città?
R. – Io sono stato in Ucraina, alcune settimane fa, e molti giovani ucraini verranno a Taizé: cattolici romani, cattolici greci ed ortodossi. Hanno detto che si sarebbero incontrati a Taizé e che volevano incontrarsi anche nei loro rispettivi Paesi. Abbiamo fatto così una preghiera nella nuova cattedrale greco-cattolica a Kiev. E per la prima volta giovani ortodossi hanno partecipato a questa preghiera e sono entrati nella cattedrale. Penso che i giovani possano aprire cammini per incontrarsi, per ascoltarsi reciprocamente non solo a Taizé, ma anche nelle città in cui vivono.
D. – Perché il linguaggio dei giovani è un linguaggio comune...
R. – Sì, è un linguaggio comune, perché vogliono porre domande esistenziali. Perché crediamo? Chi è il Cristo? Cosa vuol dire la Resurrezione? La fede come può cambiare la mia vita? Queste domande sono esistenziali e tutti i giovani se le pongono.
D. – Oggi i giovani non negano l’esistenza di Dio, però magari non hanno esattamente la conoscenza di chi è Dio...
R. – Sì, c’è un’indifferenza, che non è un rifiuto della fede. Si può vivere anche senza Dio, ma quando i giovani incontrano situazioni di sofferenza o di divisione, allora la domanda di Dio si fa più presente.
D. – Per chiudere, il suo augurio per questo Sinodo...
R. – Che sia un momento, un periodo di comunione gioiosa, perché soltanto così possiamo trasmettere qualcosa.
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