sabato 6 ottobre 2012

Rom, i vescovi in allarme per la ripresa degli sgomberi (Izzo)

ROM: VESCOVI IN ALLARME PER RIPRESA SGOMBERI 

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 5 ott. 

La commissione Cei per le migrazioni e' in allarme per la "ripresa degli sgomberi dei campi in alcune citta', senza un progetto abitativo futuro", e per chi rischia di tornare nell'irregolarita' dopo l'emergenza Nord Africa. Lo riferisce Roma 7, il settimanale della diocesi di Roma che va nelle edicole della Capitale come supplemento di Avvenire. "I vescovi della Commissione Cei per le migrazioni esprimono preoccupazione per i rom e i rifugiati, mettendo in evidenza in una nota pubblicata anche dall'agenzia specializzata Redattore Sociale, "la ripresa degli sgomberi dei campi rom in alcune citta' italiane, senza un preciso progetto abitativo futuro, annullando la prospettiva indicate dall'Europa e recepite in un recente Piano di integrazione nazionale".Secondo i vescovi della Commissione Cei, "la ripresa degli sgomberi porta anche con se' l'annullamento dei progetti scolastici per i minori presenti nei campi, mettendo a rischio un diritto/dovere fondamentale". 
"Uguale preoccupazione - si legge - i vescovi pongono per la data del 31 dicembre 2012 che si avvicina e che vedra' la fine del permesso umanitario per tante persone sbarcate nel corso del 2011 in Italia, in seguito alla cosiddetta 'primavera araba'". La mancanza ancora di un piano europeo che permetta la libera circolazione delle persone con un titolo di protezione umanitaria, cosi' da raggiungere i familiari e le proprie comunita' e sfruttare piu' possibilita' lavorative, come anche di progetti di cooperazione internazionale e per il rimpatrio assistito rendono precaria la situazione di oltre 20mila persone, che rischiano cosi' di cadere nell'irregolarita' e essere vittime di un nuovo sfruttamento". I disagi e le numerose difficolta' burocratiche, economiche e sociali vissute dai centri e dalle comunita' di accoglienza, molti dei quali nelle nostre diocesi, parrocchie e negli istituti religiosi, in questo tempo di accoglienza di quasi due anni, chiedono di far uscire da forme occasionali ed emergenziali la tutela delle persone che hanno un titolo di protezione umanitaria. La prospettiva realistica di nuove ondate di arrivi di persone che vivono il dramma della fuga per ragioni politiche e religiose chiedono di non lasciare ancora nella precarieta' strutture e percorsi di accoglienza e protezione umanitaria". 

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