mercoledì 3 ottobre 2012
Il ruolo delle donne del Vaticano II (Stefania Careddu)
Il ruolo delle donne del Vaticano II
Stefania Careddu
Le chiamavano «le madri del Concilio»: erano le 23 uditrici, 10 religiose e 13 laiche, che presero parte alla grande assise convocata in Vaticano da Giovanni XXIII. A cinquant’anni di distanza, le donne di oggi ne raccolgono l’eredità per essere protagoniste - con la loro identità di genere, ma senza rivendicazioni - nella storia della Chiesa e della società. È questo lo spirito che anima il convegno internazionale «Teologhe rileggono il Vaticano II.
Assumere una storia, preparare il futuro», promosso dal Coordinamento teologhe italiano (Cti), che si terrà a Roma, al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, da domani al 6 ottobre. «I laici non sono solo uomini ed è importante riscoprire la bellezza del dono che ogni uomo e ogni donna è per Dio», ha sottolineato il vescovo di Palestrina Domenico Sigalini, presidente della Commissione episcopale per il laicato, alla presentazione dell’evento. «Il laicato non è solo un bacino di collaborazione, ma di persone che devono esercitare la loro corresponsabilità nella missione», ha chiarito Sigalini evidenziando che «la prospettiva del laicato non è ancora vissuta fino in fondo». «Come dice la Lumen Gentium – ha continuato – i laici devono costruire uno stile di familiarità con i Pastori e aiutarli a leggere il mondo». E le donne vogliono dare a questa lettura un contributo effettivo: «mettendo l’accento sulle donne, il Convegno non vuole fare rivendicazione, ma indicare quel cammino di riacquisizione di un soggetto della Chiesa che si esprime in un volto, che significa capacità di ascoltare, vedere, percepire e dire» ha osservato il teologo Antonio Autiero, docente all’Università di Münster.
Il riconoscimento della soggettività femminile, ha detto da parte sua la regista Cristina Comencini, porta «non a contrapporre uomini e donne, ma a costruire un mondo in cui si valorizza questa differenza di genere».
Del resto, ha ricordato la biblista Marinella Perroni, presidente del Cti, «uno degli elementi della ricezione del Concilio è stata proprio la scoperta di una soggettualità femminile». È poi grazie al Concilio, ha aggiunto suor Josune Arregui, segretaria esecutiva dell’Unione internazionale superiore generali, che «la vita religiosa femminile ha preso coscienza della sua dimensione apostolica, mentre fino a quel momento le Congregazioni avevano una struttura pressoché monastica». Un intreccio, quello tra Concilio e mondo delle donne, ricostruito anche nei due volumi realizzati dal Cti: uno scientifico, «Tantum aurora est. Donne e concilio Vaticano II», e uno più divulgativo, «Madri della Concilio. Ventitré donne al Vaticano II».
Il Convegno, al quale sono iscritti oltre 200 partecipanti provenienti da tutto il mondo, si concluderà sabato pomeriggio all’Auditorium Conciliazione con «Tantum aurora est. Donne, Vaticano II, futuro», uno spettacolo che con immagini, parole e musica vuole «tentare – ha spiegato la biblista Perroni – una narrazione non paludata da studiosi e accademici, ma di popolo che sappia far percepire il Concilio come un fatto vitale per tutto il popolo di battezzati».
© Copyright Avvenire, 3 ottobre 2012 consultabile online anche qui.
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1 commento:
io ai tempi del concilio Vaticano II nn ero nato,ma leggendo qua e là i testi che parlano appunto di quella piccola presenza femminile all'assise sono venuto a conoscenza che man mano che si procedeva con i lavori,e negli anni immediatamente successivi al concilio stesso,quel piccolo gruppetto( o x lo meno buona parte di esso) approdò via via sempre più a posizioni iper progressiste, prima fra tutte ( tanto x cambiare) la rivendicazione del sacerdozio femminile...fino ad una certa opposizione all'Humanae Vitae di Paolo VI... quindi ricordare e celebrare oggi "trionfalmente" quel gruppetto mi lascia piuttosto perplesso...
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