domenica 14 ottobre 2012
Il cardinale Wuerl: il mondo ha sete di Dio, occorre rinnovare testimonianza e linguaggi
Il cardinale Wuerl: il mondo ha sete di Dio, occorre rinnovare testimonianza e linguaggi
Di fronte ad uno “tsunami di influenza secolare” che dagli anni ’70 e ’80 ha cambiato “in modo drammatico” il volto delle nostre società, i cristiani superino la sindrome dell’imbarazzo di annunciare Gesù. Così il relatore generale del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, lunedì scorso ha aperto i lavori dell’assise che si svolge a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Ascoltiamo il porporato al microfono di Paolo Ondarza:
R. – The council began with...
Il Concilio è iniziato con la richiesta del Beato Papa Giovanni XXIII di portare l’antica e vera fede e proclamarla in modo che potesse essere ascoltata oggi, dalla cultura moderna in cui viviamo. Aggiornare l’annuncio della fede, presentarla nella sua verità, ma in un linguaggio che potesse essere capito oggi. La nuova evangelizzazione è questo: portare il mistero meraviglioso della nostra fede, la rivelazione di Gesù Cristo, ed annunciarla ad un mondo che ha bisogno di ascoltare il Vangelo, ma in un tono, un linguaggio che tocchi la gente dei nostri giorni.
D. – Eppure oggi il mondo sembra voler dimenticare Dio, volerlo accantonare nella sfera privata. Come rispondere a questo? Assistiamo anche ad una certa timidezza da parte degli stessi cattolici nel proclamare il Vangelo...
R. – I think that part of what we need…
Penso che oggi ciò che dobbiamo fare possa essere spiegato in tre fasi. Primo, rinnovare la nostra fede individualmente. Ognuno di noi deve rinnovare la propria convinzione, la propria fede e poi essere sicuro nella Verità, dimorare nella Verità, riconoscere che il Vangelo di Gesù Cristo è la Verità. Secondo, dobbiamo essere tolleranti nei confronti degli altri, ma non dobbiamo mai accettare compromessi o vergognarci della verità della Buona Novella. E la terza parte della nuova evangelizzazione è condividere semplicemente il dono della fede con il prossimo: dire che Dio ci ama, che Cristo è venuto per salvarci. Lo Spirito ci sostiene nel cammino della vita, per costruire una società vera e giusta. Tutto quello che dobbiamo fare è proclamare la fede, ed entrare nel suo mistero.
D. – Occorre, come lei ha detto nella sua relazione prima della discussione, superare la sindrome dell’imbarazzo nell’annuncio della fede...
R. – It’s very important that we move…
E’ molto importante che abbandoniamo l’idea che non si possa parlare della fede fuori dalla Chiesa, non se ne possa parlare fuori delle nostre case. Il messaggio meraviglioso è che Gesù è venuto a insegnarci l’amore al prossimo, la dedizione per gli altri, ma una dedizione che nasce dal nostro essere figli di Dio, possiamo amare l’altro con la grazia dello Spirito Santo. La sindrome dell’imbarazzo nell’annuncio della fede dovrebbe essere una cosa del passato.
D. – C’è un’immagine molto forte che lei ha utilizzato: lei ha parlato di uno “tsunami di influenza secolare nella vita della Chiesa”, che negli anni ’70 e ’80 ha spazzato via alcuni indicatori molto importanti a livello valoriale, come il matrimonio, la famiglia. Oggi come raccogliere questa sfida e riproporre il pensiero della Chiesa?
R. – What we need to be able to do…
Quello che dobbiamo essere in grado di fare alla luce di questo tsunami, perché ha davvero portato via dal nostro mondo occidentale le indicazioni di base di quello che siamo, i nostri valori – il matrimonio, la famiglia, il bene e il male – quello che dobbiamo fare è iniziare a ricordare ovunque che esiste una verità sulla natura umana, siamo veramente fatti ad immagine e somiglianza di Dio e da questo derivano il nostro relazionarci agli altri, la concezione di famiglia e di matrimonio, fondamenta della società. Noi sappiamo che questo è vero, lo abbiamo sempre saputo, è parte della cultura occidentale, della cultura mondiale.
D. – Come continuare a proclamare la verità sull’uomo, sulla famiglia, sull’amore umano, nonostante le accuse di essere retrogradi, non al passo con i tempi?
R. – Today it’s becoming very very clear…
Oggi sta diventando sempre più chiaro che la grande e viva tradizione della Chiesa sia la giusta via per rendere più umano l’essere umano. Siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, per questo crediamo nel matrimonio tra uomo e donna come costitutivo della famiglia. Credo che la gente oggi inizi a comprendere che questa è la verità, e che il secolarismo non offre le basi su cui costruire la vita e il futuro.
D. – Non teme che a volte si rischi di parlare un linguaggio attento a non ferire le opinioni degli altri e poco, invece, a proclamare la verità?
R. – We have to be aware...
Dobbiamo essere consapevoli di due cose. La prima, che noi proclamiamo la Verità rivelata da Gesù Cristo. La seconda, che dobbiamo dire questa verità nell’amore. Possiamo essere tolleranti nei confronti degli altri, ma questo non significa che dobbiamo scusarci o vergognarci per quello in cui crediamo. La voce di Cristo, la voce del Vangelo, la voce della Chiesa deve essere proclamata nelle piazze pubbliche. Noi diciamo la Verità nell’amore e dobbiamo impegnarci per questo in ogni ambito della vita politica e pubblica. I nostri figli e nipoti crescono in questa società. Dobbiamo essere coinvolti a costruire la società sui valori cristiani, dobbiamo far sentire la nostra voce nel mondo.
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