Tra una settimana il Papa a Beirut. Il vescovo copto di Assiut: la sua presenza ci dice che non siamo soli
Manca una settimana all’inizio del viaggio apostolico del Papa in Libano. Il 14 settembre prossimo, Benedetto XVI arriverà a Beirut nel primo pomeriggio, quindi in serata firmerà l’Esortazione apostolica per il Medio Oriente nella Basilica greco-melkita di St. Paul ad Harissa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Beirut si sta vestendo a festa per la visita di Benedetto XVI. Bandiere e poster raffiguranti il Papa adornano le strade della capitale libanese, mentre tutte le diocesi del Paese sono impegnate in iniziative di preghiera e riflessione. La sera del 12 settembre - informa l’agenzia Fides - si terranno quattro processioni di giovani che partiranno da quattro punti della città per convergere nel cosiddetto “giardino di Maria”. Qui, si svolgerà una veglia con letture islamo-cristiane a cui parteciperanno migliaia di fedeli. Un evento, nella volontà dei promotori, che vuole mostrare a tutto il mondo come il Libano possa essere un esempio di convivenza tra cristiani e musulmani. All’incontro è prevista anche la partecipazione di rappresentanti e autorità di tutte le comunità religiose presenti nel Paese. Intanto, si apprestano ad arrivare in Libano i vescovi di tutta la regione, ai quali il Papa consegnerà l’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”.
Sull’importanza di questa visita anche per i cristiani d’Egitto, padre Talal Yammine, responsabile del nostro programma arabo, ha intervistato il vescovo copto-cattolico di Assiut, Kyrillos William:
R. - Ci prepariamo con sentimenti di gioia e di esultanza perché per noi la sua presenza ha un significato molto profondo. Ci ricordiamo delle parole di Gesù a Pietro: “Conferma i tuoi fratelli”. Noi attraversiamo un periodo difficile in Medio Oriente e la sua presenza ci rassicurerà, ci darà calma, pace e tranquillità. Non siamo soli, tutta la Chiesa pensa a noi e ci segue!
D. - Qual è la testimonianza che i cristiani del Medio Oriente danno ai loro confratelli nel mondo?
R. - La testimonianza che i cristiani del Medio Oriente danno è veramente molto sentita. Sono pochi di numero, però portano un cuore grande di amore e di fratellanza a tutti quanti. Tutte le opere sociali che la Chiesa ha nei nostri Paesi sono aperte a tutti quanti senza eccezione, senza escludere nessuno. Il lavoro di sviluppo e di promozione umana è per tutti e questo è un segno di un Vangelo praticato e vissuto.
D. - La visita del Papa aiuterà a rafforzare la libertà religiosa e il dialogo interreligioso in Medio Oriente?
R. - Questo lo speriamo. Sicuramente c’è un seme per favorire la convivenza pacifica, l’accettazione dell’altro, il dialogo interreligioso.
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