Il cardinale cita il Papa: pure le coppie risposate fanno parte della Chiesa
Sabrina Cottone
Milano
Divorziati, risposati e pienamente parte della Chiesa. È uno dei temi accarezzati dall'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, nella lettera pastorale «per tutti i battezzati e per quanti vorranno accoglierla». Titolo: Alla scoperta del Dio vicino, che richiama un tema assai caro a Papa Ratzinger.«La Chiesa testimonia che Dio è vicino a tutti, anche a chi ha il cuore ferito e, attraverso le tante forme di coinvolgimento, invita tutti a sentirsi a casa della Chiesa, al di là di ogni pretesa e pregiudizio» scrive il cardinale. E aggiunge un passaggio denso di indicazioni pratiche che è anche una citazione di Benedetto XVI: «I divorziati risposati, nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino uno stile di vita cristiano».
Sette i mezzi per essere a casa nella Chiesa proposti ai divorziati che si sono risposati.
Il primo è «la partecipazione alla Messa, pur senza ricevere la Comunione». Seguono l'ascolto della Parola di Dio, l'adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria. E poi «il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro della vita spirituale».
Ancora: la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l'impegno educativo verso i figli. Insomma, molto, moltissimo in comune con i più impegnati tra i fedeli cristiani.Il tema riguarda tutti ma è particolarmente sentito a Milano: il numero di divorziati risposati è più alto che altrove e in varie chiese sono fiorite iniziative di incontro tra divorziati cristiani, che pregano insieme e parlano delle situazioni che si trovano a vivere ogni giorno.Ad affrontare la questione di petto era stato anche il Papa durante la visita a Milano dello scorso giugno, in occasione dell'Incontro mondiale delle famiglie, sia nell'omelia della Messa che parlando a braccio in diretta tv.
Alla Festa delle testimonianze, Benedetto XVI aveva risposto con calore alla domanda di una famiglia sul palco: «Questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette... E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono fuori anche se non possono ricevere l'assoluzione e l'Eucaristia».
Parole riprese nella lettera dell'arcivescovo Scola, che le rilancia come sfida per la Chiesa ambrosiana nell'anno pastorale che si è aperto ieri, in occasione della natività di Maria, solennità a cui è dedicato il Duomo milanese. L'invito è ad alleviare le sofferenze, che colpiscono soprattutto i bambini e coloro che sono abbandonati per un'altra donna o un altro uomo: «In molti modi la comunità cristiana si mostra attenta alla storia concreta di molte famiglie segnate da difficoltà, da incomprensioni e divisioni, da legami abbandonati e costruiti con altri, con tutti i dolorosi contraccolpi che essi provocano soprattutto sui più piccoli e sui più deboli». Ma come sintetizza Scola, il Dio dei cristiani è «vicino a tutti». Vicinissimo: «A un millimetro dalla libertà di ogni uomo».
© Copyright Il Giornale, 9 settembre 2012 consultabile online anche qui.
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3 commenti:
Una domanda di un Professore di morale in un seminario: l'adulterio non è più un peccato grave (mortale con le due famose condizioni del Catechismo)?
Se è ancora, morire con un paccato mortale significa l'inferno. Allora?
Un po di splendor veritatis per favore...
...non sono “fuori” anche se non possono ricevere l'assoluzione e l'Eucaristia»
Per tentare di rispondere alla domanda del Professore, non si può cambiare il Catechismo, che è Magistero ordinario universale della Chiesa. Non si cambiano le verità di fede. Un'idea del genere è sicuramente estranea al Card. Scola che, infatti, ribadisce che i divorziati (da matrimonio valido) risposati non possono ricevere l'assoluzione.
E allora? Il senso di questa "cura" ecclesiale è lo stesso che vale per tutti i peccatori: che l'abbraccio della Chiesa aiuti il pentimento e la conversione (cambiare vita), anche all'epilogo se necessario.
L'unica alternativa è la recezione della dottrina e prassi delle Chiese ortodosse, cioè il matrimonio è sì indissolubile, ma anche dissolubile; oppure "indissolubile" più di una volta, massimo tre. Vi sembra serio?
le dichiarazioni del card. Scola sono assolutamente ortodosse e pienamente nel solco del costante Magistero della Chiesa, sul quale c'è tanta,tanta ignoranza creata ad arte dai soliti "giornaloni" sempre tanto "affettuosi" e "generosi" con la Chiesa cattolica!...Quante volte infatti su questi giornali compaiono termini come "concubini" o " pubblici peccatori" inventati ad arte x far credere che la Chiesa odia e respinge i divorziati risposati. Certo, la Comunione non la possono fare, ne possono ricevere l'assoluzione sacramentale, ma ciò non significa che sono odiati!! é un po come una madre coi suoi figli: se talvolta non giustifica e approva questo o quel comportamento, ciò non vuol dire che li maledica e provi odio x loro!!..certe idee,ripeto,ce l'hanno solo certi quotidiani e periodici VECCHI nelle loro idee e nel loro odio alla Chiesa che fanno di tutto x screditarla e calunniarla!! Quindi Scola ha parlato benissimo e si è compotato altrettanto benissimo!!..MEGLIO sicuramente del suo compianto predecessore che sicuramente a riguardo avrebbe avuto qualcosa da contestare( alla Chiesa naturalmente!!)...
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