Primavera vocazionale in Asia e in Africa
«Il ministero del futuro». Un'espressione cara all'arcivescovo Bruguès. Nel periodo in cui è stato segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, l'ha più riproposta per ribadire che -- come ha spiegato anche nell'intervista che pubblichiamo in questa pagina -- lavorando con i giovani «si lavora al futuro e alla speranza».
E su questo concetto era tornato anche di recente quando, in una delle ultime uscite da segretario del dicastero, aveva partecipato alla presentazione degli «Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale», avvenuta nella Sala Stampa della Santa Sede il 25 giugno scorso. In quella occasione la Congregazione rese noti, tra l'altro, alcuni dati statistici che sembrano dare ragione ai convincimenti dell'arcivescovo. Le cifre in questione mettono a confronto l'evoluzione vocazionale registrata negli ultimi dieci anni, osservando il numero degli studenti di filosofia e di teologia, sia delle diocesi sia degli istituti religiosi maschili.
Distribuiti per le diverse aree geografiche, i dati illustrano il numero totale dei candidati dal 2000 al 2010. Lo scenario che si presenta è quello di una primavera vocazionale in atto soprattutto in Asia e in Africa, con incrementi che nell'ultimo decennio si registrano anche in Oceania. A far da contraltare, purtroppo, il calo in Europa e, in modo meno eclatante, in Medio Oriente, ovvero nei luoghi degli albori dell'avventura cristiana.
Arrotondando le cifre, partiamo allora dal continente asiatico, dove più forte e significativo è l'incremento. Si è infatti passati dai poco più di 25.000 studenti del 2000, agli oltre 33.000 del 2010, in un crescendo continuo, che fa guardare con ottimismo alla progressiva diffusione del cristianesimo in Paesi come la Corea, il Giappone, le Filippine, l'India, il Vietnam e la Cina.
Cifre in aumento anche in Africa, dove da un totale di oltre 20.000 iscritti si è arrivati a quasi 27.00. L'attenzione costante di Benedetto XVI nei confronti di questo continente e il recente Sinodo dei vescovi a esso dedicato sembrano aver impresso un ulteriore slancio verso l'alto.
In leggero progresso anche i dati dell'Oceania, con l'avvertenza che si sta parlando di terre poco popolose e di recente evangelizzazione. Se però consideriamo che si è passati dai 923 studenti del 2000 ai 1.060 del 2010, il bilancio è più che positivo.
Si attestano invece ben al di sotto del migliaio le iscrizioni riguardanti il Medio Oriente, una delle realtà che appare in crisi. A ben vedere il calo nell'ultimo decennio è lieve, da poco più di 800 nel 2000 a meno di 700 nel 2010; ma è purtroppo il frutto della continua fuga dei cristiani dai luoghi delle origini. In Terra Santa e dintorni i seminaristi diminuiscono dunque con la stessa intensità con cui la comunità cattolica lascia aree sempre più a rischio per la sopravvivenza, a causa di un conflitto che ha radici profonde.
Ma il precipizio nelle iscrizioni viene raggiunto nella vecchia Europa. L'incessante richiamo di Benedetto XVI alla nuova evangelizzazione, per rilanciare la quale ha anche istituito un apposito dicastero e indetto l'Anno della fede, prende spunto anche da cifre come quelle rese note dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica sulla frequenza ai corsi di filosofia e teologia nel continente. Si è passati infatti dai quasi 27.000 del 2000 ai 20.500 dell'anno del Grande Giubileo.
Dati divergenti infine dal continente americano, che è stato suddiviso in quattro aree geografiche, due delle quali mostrano un saldo positivo e due un trend negativo. Vanno bene le cose nel Nord (Stati Uniti compresi), con un incremento da 5.600 a 5.750, e nelle Antille, dove si è passati da circa 1.250 studenti a oltre 1.400; un po' meno nel Sud, dove da quasi 22.000 si è scesi sotto i 21.000, e nell'America centrale, che fa registrare un lievissimo, quasi impercettibile, calo da 8.430 a 8.380.
(©L'Osservatore Romano 10 agosto 2012)
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