domenica 1 luglio 2012

«I giorni della tempesta» di Antonio Socci. La recensione de "Il Tempo"


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In libreria: “I giorni della tempesta” di Antonio Socci. Articoli, commenti recensioni


THRILLER


«I GIORNI DELLA TEMPESTA» DI SOCCI SPINGE A «TORNARE ALLE ORIGINI»


Nuova linfa per la Chiesa dalle moderne persecuzioni


di Andrea Acali


A prima vista potrebbe sembrare una sorta di risposta cattolica alle fantasie di Dan Brown.
Un thriller a sfondo archeologico, alla ricerca del vero sepolcro di San Pietro (che si troverebbe non sotto la Basilica Vaticana ma nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro), per dimostrare comunque che il primato del Vescovo di Roma si basa sull'effettiva presenza dell'Apostolo nella Città Eterna. 
In realtà «I giorni della tempesta» di Antonio Socci (314 pagine, Rizzoli, 18 euro) è qualcosa di completamente diverso. È il tentativo di proporre un messaggio preciso non con un saggio o un libro-inchiesta ma attraverso un romanzo. L'idea dell'opera di Socci è quella di spingere la Chiesa a riscoprire i princìpi e i valori dei primi cristiani, dei martiri romani, della comunità che si strinse intorno a Pietro e Paolo, dei fedeli delle catacombe. Di quei seguaci di Cristo, uomini, donne, anziani e bambini, che seppero rendere la loro testimonianza fino all'effusione del sangue, quel sangue che ha intriso la terra romana rendendola feconda per la diffusione del cristianesimo. 
Una riscoperta che secondo Socci è una necessità imprescindibile per purificare la Chiesa, anche attraverso le persecuzioni, per sfrondarla da tanti «apparati» che la appesantiscono, che ne rendono meno autentico il messaggio universale di salvezza. In questo senso le intenzioni dell'autore sono apprezzabili. Tuttavia non si può dimenticare che la Chiesa vive e opera nel mondo e di certi strumenti, di certi «apparati» ha bisogno. Certamente è auspicabile che gli uomini che agiscono nella Chiesa sappiano farlo con quello spirito richiamato anche da Socci. 
Del resto più volte lo stesso Benedetto XVI ha messo in guardia i cardinali (e non solo) dalle tentazioni del carrierismo. Come pure ha dichiarato guerra alla piaga della pedofilia. E proprio dalla confessione di un prete pedofilo prende il via l'azione del romanzo di Socci. Che poi si sviluppa con il furto di alcuni preziosi documenti dalla Santa Sede. Singolare coincidenza con quanto avvenuto negli ultimi mesi e il caso Gabriele? L'autore ha più volte spiegato di aver iniziato a scrivere il romanzo nell'agosto dello scorso anno, prima che scoppiasse il cosiddetto «Vatileaks». Ma l'attualità dello scenario descritto da Socci è una circostanza straordinaria che non sfugge al lettore. Una trama che si sviluppa avvincente tra meschini giochi di potere e slanci di generosità. Personaggi che si redimono e manovre dei «poteri forti» per ridurre al silenzio la Chiesa e il Pontefice. Con la certezza che le «forze degli inferi non prevarranno». E un giallo nel giallo legato agli scritti di Maria Valtorta, la mistica morta nel 1961 a Viareggio. Socci cita ampi brani della sua opera, «L'Evangelo come mi è stato rivelato», un libro monumentale che contiene le rivelazioni private di Gesù alla donna, paralizzata dal 1934 a seguito di un'aggressione. Scritti che secondo alcuni anche Papa Pio XII avrebbe letto e apprezzato. Se questo fosse vero, tuttavia, non si spiegherebbe il motivo per cui il Sant'Uffizio ne avrebbe disposto prima il ritiro delle copie dattiloscritte e poi l'iscrizione nell'indice dei libri proibiti. Un articolo dell'Osservatore Romano definì gli scritti della Valtorta «una vita di Gesù malamente romanzata». Il giudizio negativo fu confermato nel 1985 dalla Congregazione per la dottrina della fede presieduta dall'allora card. Ratzinger. L'Ordine dei Servi di Maria ha chiesto di avviare la causa di beatificazione della mistica ma l'arcivescovo di Firenze ne ha negato l'introduzione. Dal canto suo Socci si augura «che venga riaperto il dossier Valtorta e si riconosca la grandezza dell'Opera e di questa straordinaria donna e grande cristiana di cui spero venga aperto quanto prima il processo di beatificazione». Cosa entusiasma tanto lo scrittore di questa donna? Sostanzialmente il richiamo alla fedeltà delle origini «quando - come diceva Gesù alla Valtorta - i papi vivevano tra la gente». Un tasto su cui batte per tutto il libro, fino a far dire al protagonista, dopo l'elezione di un papa cinese (che guarda caso si chiama Pietro II) e l'abbandono del Vaticano «finalmente non vedremo più tanti ecclesiastici intenti a spettegolare, a sgomitare per le carriere, a farsi sgambetti e raccomandazioni, divisi tra lobby che si odiano...». E infine un altro vecchio «pallino» di Socci, quello che il messaggio della Madonna a Fatima non sia stato rispettato in pieno (nella parte della consacrazione della Russia) e che non sia stato interamente rivelato. Un libro che nasce con ottime intenzioni dal quale tuttavia trasuda un giudizio fortemente negativo sull'immagine della gerarchia ecclesiastica (o almeno di gran parte di essa). E in questo, purtroppo, anche Socci sembra vittima di un luogo comune da sfatare.


© Copyright Il Tempo, 1° luglio 2012 consultabile online anche qui.

4 commenti:

rosadeldeserto68 ha detto...

Vorrei precisare che, contrariamente a quanto afferma l'articolo e alcuni ritengono, nel 1985 la Congregazione per la dottrina della fede non riesaminò l'opera della Valtorta e tantomeno, perciò, emise una nuova condanna. Fu semplicemente redatta una la lettera, firmata dal cardinal Ratzinger, nella quale si rispondeva a un sacerdote genovese che aveva chiesto alla CDF se esistesse una valutazione della Chiesa sull'opera "L'Evangelo che mi è stato rivelato" della Valtorta.La lettera di risposta lo informava che, effettivamente, tale scritto era stato messo all'Indice nel 1959 dal Sant'Uffizio, e nel 1960 era stato definito come una "vita di Gesù malamente romanzata", in un articolo dell'Osservatore Romano. Sempre l'Osservatore Romano - continua la lettera - nel 1966 ribadiva l'inopportunità della diffusione dell' opera in quanto la condanna precedente era stata ben ponderata. La lettera a firma dell'allora cardinale Ratzinger praticamente finisce qui. Essa semplicemente si limita a riferire in quale sede era stata giudicata precedentemente l'opera, ma non esprime giudizi in merito ai suoi contenuti. Pertanto è inesatto e fuorviante affermare che la CDF presieduta da Ratzinger ha condannato nuovamente gli scritti della Valtorta. Chi lo fa, o è male informato, o intenzionalmente getta fumo negli occhi delle altre persone per avvalorare una propria e determinata tesi.

Anonimo ha detto...

...ma quella "condanna" non riguardava l'opera in sé...ma la sua pubblicazione...e poi era prematuro un giudizio!
L'opera della Valtorta è utile per pregare e meditare

Ambrosiano e cattolico ha detto...

Purtroppo troppe persone, in modo disonesto, danno informazioni parziali e volutamente inesatte sui giudizi riguardanti apparizioni, miracoli....

egoucrino ha detto...

la narrazione della Valtorta non mi riusulta sia verità di fede. La chiesa lascia liberi di recepirla come meglio si crede. Se aiuta a pensare e a pregare è già qualcosa di grande. Il resto lasciamolo ai capiscioni.